– L’Alba Dell’Unione Europea Tra Storia, Politica E Mito –
PARTE PRIMA
Quanto segue è la “Parte Prima” (L’Alba Dell’Unione Europea) del libro “L’Altra Europa” (Miti, congiure ed enigmi all’ombra dell’unificazione europea) di Paolo Rumor – Edizione Hobby & Work – scritto con la collaborazione di Giorgio Galli e il contributo di Loris Bagnara.
Primo Capitolo della “Parte Prima”:
– Le “Memorie Riservate” di Giacomo Rumor –
La personalità e la famiglia di Giacomo Rumor, le cui “memorie riservate” sono al centro di questo libro, hanno una forte presenza nella vita pubblica del cattolicesimo italiano.
Come ricorda il figlio Paolo (curatore delle memorie paterne, contenute nella seconda parte de L’altra Europa), già il bisnonno – nonno e omonimo del padre – negli ultimi decenni del XIX secolo era stato fondatore delle società cattoliche del Veneto e della Banca Cattolica del Veneto.
Il cugino, Mariano Rumor, cinque volte presidente del Consiglio, è stato personalità eminente della Democrazia Cristiana dal 1945 sino alla morte.
Giacomo Rumor, nato nel 1906, inizia la sua attività durante gli anni Trenta nella FUCI, la federazione degli universitari cattolici della quale furono presidenti Aldo Moro e Giulio Andreotti, a stretto contatto con monsignor Montini, il futuro papa Paolo VI.
Fu organizzatore della Resistenza, quale componente della rappresentanza della DC nel Comitato di Liberazione Nazionale della provincia di Vicenza.
Arrestato dalle SS nell’ottobre 1944 (e poi trasferito nelle strutture detentive di Palazzo Giusti, a Padova, nel gennaio del 1945), di Giacomo Rumor malconcio in carcere si ha una testimonianza di Ettore Gallo, futuro Presidente Emerito della Corte Costituzionale.
Nonostante questo onorevole accredito nelle formazioni resistenziali, nel secondo dopoguerra Giacomo Rumor non entra ufficialmente in politica. È invece uno dei promotori del rilancio economico del Nordest, come ricostruisce la sua biografia (Giacomo Rumor e la rinascita dell’economia vicentina, di Gianlorenzo Ferrarotto, edita nel 2005 dalla Camera di Commercio di Vicenza e dal Centro Studi sull’impresa e sul patrimonio industriale).
La presentazione di Menarin ha per titolo “un leader lungimirante”; titolo particolarmente indicato, perché le memorie lasciate al figlio Paolo ci presentano un Giacomo Rumor inedito: lungimirante non solo per la sua provincia e la sua regione, ma per l’intera Europa, perché, nelle vesti di fiduciario di monsignor Montini e del Vaticano, fu, sin dall’inizio, attivo protagonista del processo che ha portato all’attuale Unione Europea.
La storia e il prestigio della famiglia Rumor sono importanti e vanno sottolineati, perché fanno da avallo a una narrazione sufficientemente documentata per essere proposta all’attenzione dei lettori e degli studiosi; un racconto i cui aspetti più sorprendenti meritano senza dubbio ulteriori approfondimenti.
Si tratta di una famiglia dalla lunga e solida tradizione cattolica, che ha sempre inteso l’impegno pubblico anche come servizio alla Chiesa e la cui cultura religiosa è aliena da ogni fantasioso esoterismo. Giacomo Rumor – come pure sua moglie – provengono da quel mondo universitario cattolico che il pontefice Pio XII seguiva con particolare attenzione, in un’epoca nella quale il fascismo preparava la sua giovane classe dirigente nei Gruppi Universitari Fascisti (GUF) e nei Littoriali.
La Chiesa italiana non poteva rimanere assente in questo ambito così cruciale per il futuro del Paese. In particolare con l’inizio dell’avventura bellica (10 giugno 1940), che non escludeva affatto una conclusione negativa per il Regime (lo temeva anche Ciano, nelle pagine di diario dell’agosto 1939), vi era chi pensava a preparare il personale di una alternativa politica possibile in caso di crisi irreversibile del fascismo.
A questo compito fu preposto il cardinale Montini, il futuro papa Paolo VI, che, ispiratore della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), fu il padrone della futura carriera politica di personalità quali Giulio Andreotti e Aldo Moro (che aveva partecipato ai Littorali).
Giacomo Rumor fu scelto in questo ambito, con un incarico anche più delicato di quelli strettamente politici, proprio per le garanzie offerte dalla sua storia familiare.
Nel racconto di Paolo Rumor (contenuto nella seconda parte di questo libro) il futuro papa Paolo VI appare, da cardinale, una sorta di responsabile o controllore dei servizi segreti vaticani. Tale dato, a mio parere, consente un significativo paragone sui rapporti tra “governo visibile” e “governo invisibile”, al quale ho dedicato parte dei miei studi (ultimamente in Piombo rosso, Baldini Castoldi Dalai editore). Il paragone, che non è irriverente e rientra a pieno titolo nell’analisi politologica, può essere fatto sia con sistemi democratici che con sistemi autoritari: Bush senior che diviene presidente degli Stati Uniti dopo essere stato responsabile della CIA; Gorbaciov e Putin che balzano dal KGB al vertice politico dell’Unione Sovietica (il primo) e della successiva Federazione Russa (il secondo). Lo stesso Montini, analogamente, diverrà papa dopo aver gestito gli aspetti più riservati del potere pontificio.
Per tornare alle memorie di Giacomo Rumor, così come ci sono pervenute attraverso il figlio Paolo, esse presentano tre aspetti inediti:
1 Il ruolo del Vaticano nel processo di formazione dell’Europa.
2 L’ipotesi che tale processo abbia avuto inizi storicamente ben più remoti di quanto si ritenga.
3 Il collegamento di tale processo con una tradizione esoterica che, per quanto di natura problematica sul piano dell’accertamento storiografico, può essere ritenuta meritevole, per i motivi che mi sforzerò di chiarire in prosieguo, di ulteriore e rigorosa investigazione.
Il primo aspetto, pur inedito, presenta un’indubbia collocazione storica: si tratta della ben nota decisione del Vaticano di essere parte attiva dello schieramento anticomunista imperniato sugli Stati Uniti.
Una scelta effettuata già nell’inverno del 1942, quando si delineava, con i drammatici rovesci italo-tedeschi di Stalingrado ed El Alamein, la sconfitta definitiva dell’Asse.
Sinora è stata studiata l’influenza – diretta e indiretta – di questa scelta sugli avvenimenti italiani. Ma essa era, appunto, più “lungimirante”. Guardava all’Europa, a quanto maturava in vista di future istituzioni a livello continentale.
Era un impegno ben preciso, e la novità di queste memorie rumoriane sta nel fatto che, sin da allora, venne individuato un cattolico di fede molto salda e di sicuro affidamento come uomo di fiducia della Chiesa e del Vaticano nei rapporti con i costruttori – segreti e palesi – dell’Europa futura.
Paolo Rumor ritiene che sia anche sulla base di questo precedente che il Vaticano abbia poi rivendicato la presenza, nel trattato costituzionale europeo, delle sue radici cristiane. È possibile. Ma rimane la circostanza che la Santa Sede, in ambito storiografico, non ha mai fatto menzione di un ruolo specifico di un suo rappresentante sin dai primordi delle trattative a livello europeo.
Si può supporre che ciò dipenda anche dal fatto che queste trattative comprendevano interlocutori diversi da quelli ufficiali ed evidenti, cioè gli Stati nazionali. E questa possibile supposizione ci conduce al secondo aspetto delle memorie di Giacomo Rumor, quello che può suscitare più dubbi e più problemi, soprattutto se collegato al terzo aspetto.
L’idea di Europa ha radici molto lontane. Nel 1999 la Bompiani mi chiese di scrivere la prefazione di un libro che aveva per sottotitolo “Idee ed Ideali dell’Europa dalle origini ai giorni nostri”. Il primo testo ed il primo autore citati erano Esiodo e la sua Teogonia. Per il titolo era stata scelta una frase di Francesco Petrarca: Europa, la più nobile, la più bella.
Ma, in ambito storiografico, i primi riferimenti ad iniziative specifiche in sede politica risalgono soltanto al periodo delle due guerre mondiali ed il nome più noto, quale precursore intellettuale, è il conte Richard Coudenhove Kalergi.
L’americanista Paolo Bertella-Farnetti, nel suo importante saggio Gli Stati Uniti e l’unità europea (Ed. Franco Angeli, 2004), così presenta il personaggio: “Il conte era l’espressione vivente di un cosmopolitismo aristocratico che attraversava più nazionalità. La famiglia del padre era frutto dell’unione tra la famiglia olandese Coudenhove e quella greca dei Kalergis”. Tale famiglia era legata agli Asburgo, e si trasferì in Austria quando questi persero i loro domini in Belgio.
Prosegue Bertella-Farnetti:
“Il padre di Richard, ambasciatore a Tokyo, sposò la giapponese Mitsouko Aoyanna. Richard sarebbe dovuto diventare ungherese per un feudo ereditario in Ungheria, ma questo venne venduto, ed egli rimase cittadino austriaco. Diventato cecoslovacco, dopo la disgregazione di tale nazione riuscì a farsi naturalizzare cittadino francese”.
Nel 1923, a ventotto anni, Richard scrive Pan Europa. Il libro viene pubblicato a Vienna, e in esso si può leggere: “L’Europa, che ha quasi totalmente perduto la fiducia in se stessa, aspetta un aiuto dall’esterno: gli uni dalla Russia, gli altri dall’America. Queste due speranze rappresentano un pericolo mortale per l’Europa: la Russia vuole conquistarla, l’America vuol comprarla. Tra la Scilla della dittatura militare russa e la Cariddi della dittatura finanziaria americana, solo un cammino obbligato porta verso un avvenire migliore: questo cammino si chiama Pan Europa”. (pag. 10 di Pan Europa, citazione in Bertella-Farnetti).
Se nel 1923 Coudenhove Kalergi metteva sullo stesso piano Unione Sovietica e Stati Uniti, con la Seconda guerra mondiale la situazione cambiò radicalmente. Lo stesso Richard si trasferì negli Stati Uniti, che da allora ebbero un ruolo molto importante nel processo di convergenza europea.
Le memorie di Giacomo Rumor, pur non citandola, mettono in nuova luce la figura di Coudenhove Kalergi, “aristocratico cosmopolita”. Queste memorie, infatti, farebbero risalire ben più indietro nel tempo un progetto unionista europeo promosso da famiglie reali e aristocratiche.
*****
Di seguito qualche breve stralcio significativo sempre della “Parte Prima” del libro.
*****
… È vero che in Francia si era cominciato trattare di vicende analoghe alla fine degli anni Cinquanta, con l’avvento al potere di De Gaulle, ma in Italia non se ne era parlato affatto, se non dopo la pubblicazione de Il Santo Graal, ovvero L’eredità messianica. Quest’opera – recante il sottotitolo “Dai primi cristiani al Priorato di Sion ai giorni nostri, i rapporti tra fede e potere” – venne pubblicata in Inghilterra nel 1986 e, dieci anni dopo, in Italia (appunto con Marco Tropea editore).
… L’eredità messianica, seguito ideale de Il Santo Graal, inizia così: “Berenger Sauniére, un oscuro sacerdote della Linguadoca alla fine del XIX secolo, ci aveva metaforicamente presi per mano, ed aveva suggerito una chiave per decifrare il quadro complessivo dietro la sua storia. Ci aveva portato ad una società segreta o semisegreta, il Priorato di Sion (pag. 9). L’oscuro sacerdote avrebbe rinvenuto a Rennes-le-Chateau un tesoro, o dei documenti, od ossa attribuite a Cristo, comprovanti la presenza in Provenza di Maria Maddalena e di un figlio, suo e di Gesù, dal quale sarebbero discesi i Merovingi. Il parroco si sarebbe arricchito grazie a questo segreto, confidato agli ambienti esoterici parigini, e ne avrebbe lasciato tracce nella sua chiesa ed in edifici costruiti presso di essa. Il Priorato sarebbe il depositario del segreto, conosciuto anche dai Templari …”.
… Paolo Rumor, dal canto suo, racconta:
“Nei documenti di mio padre Giacomo si descriveva un gruppo di persone chiamate ‘gli Anziani’; si riferivano alcuni scritti denominati “Protocolli dei Priori” ... Sembra che questo gruppo, nei secoli, abbia fatto da custode e da catalizzatore dell’idea di unità europea … finanziando l’opera di … scienziati, umanisti e uomini di governo, come Filipepi, Robert Boyle, Robert Fludd, Victor Hugo, Andrè Gide , Robert Hooke, Samuel Adams e diversi altri …”.
Sono nomi (Filipepi è noto come Botticelli) che, con qualche variante, corrispondono all’elenco di pretesi Gran Maestri del Priorato di Sion.
E una serie di persone, istituzioni e situazioni segnalate da Giacomo Rumor al figlio sono le stesse (con poche, modeste differenze) presentate ne Il Santo Graal e ne L’eredità messianica.
Così il lettore finisce per imbattersi, come vedrà nella seconda parte di questo libro, in Pierre Plantard e la sua rivista Vaincre, nel circolo di Kreisau (aristocratici tedeschi ostili ad Hitler) e nel cosiddetto Contingente americano (il capitolo XX de L’eredità messianica si intitola appunto “L’enigmatico Contingente americano”, il quale avrebbe organizzato l’assassinio di Mattei (il mio libro Enrico Mattei, petrolio e complotto italiano evidenzia un’ipotesi diversa; ma vi può essere stata una convergenza di intenti e/o operativa). Inoltre, scrive Paolo Rumor, “la Casa di Lorena aveva fatto da protettrice al circolo chiamato ‘Ordine delle Ardenne’ o ‘’di Stenaj’”; e la stessa Casa di Lorena avrebbe fornito Gran Maestri al Priorato di Sion, mentre Stenaj è la località ove è morto il re Dagoberto della leggenda merovingia.
… L’eredità messianica:
“Il padre del futuro papa, Giorgio Montini, fu tra i fondatori, nel 1919, del partito che poi sarebbe diventato la Democrazia Cristiana. Anche il Movimento Europeo di Joseph Ratzinger, sponsorizzato dalla CIA, fu attivo in Italia e consolidò ulteriormente i legami tra i servizi segreti americani e il Vaticano. Ratzinger si assicurò il sostegno del dottor Luigi Gedda, suo vecchio amico, che era medico personale di papa Pio XII, nonché presidente dell’Azione Cattolica. Tramite Gedda, Ratzinger riuscì anche ad ottenere il sostegno del futuro papa Paolo VI” (pag. 323).
Il lettore si trova allora di fronte ad una situazione complessa: due storie, con nomi e tratti comuni, che alludono entrambe all’esistenza di un’Associazione vecchia di secoli …