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162. Essere “pronti”

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Essere “pronti” per un insegnamento esoterico significa semplicemente che non ha valore lo sviluppo intellettuale del probando quanto invece la sua natura morale interiore.

Nei “pronti” si svilupperà un sano intelletto durante o dopo che la natura morale verrà messa alla prova.

Essere “pronti” a questo livello significa avere affrontato l’egoismo, l’ignoranza e la paura nel mondo del divenire. Non può risvegliarsi la coscienza senza il naturale passaggio di una purificazione profonda (fisica e sottile). Certi pensieri e certi stati d’animo operano in profondità una reale e luminosa purificazione.

La Sapienza ti dà la Parola se togli i “veli” alla coscienza (svelandola) e per far bene questo non può non esserci l’Amore.

La natura umana nel divenire deve prepararsi per ricevere e riprodurre la natura divina.

Manifestare il risveglio significa riportarsi alla comprensione delle Origini dove nel cuore senza pareti risiedono perennemente potenza, verità e sapienza.

L’Inganno sta nella prigione del divenire da cui ci si deve liberare e sottrarsi al tempo per ricondursi all’Eterno Presente.

È nel “meno di un attimo” la più grande delle possibilità di ricevere la coscienza del “Tutto” che è UNO: l’UNO senza secondo.

I “pronti” che varcano la settima porta ascoltano, nel profondo silenzio, la Parola segreta che è, però, anche nel cuore di tutti.

La Parola segreta una volta udita produrrà i frutti sacri per i “cercatori” stanchi ma determinati.

L’esoterico vero, pur se posto su una linea di ordine di tempo, pensa, vive e pone gli avvenimenti fuori del tempo trasmettendo, in chi sa cogliere, il corretto stato di ricerca del mistero contenuto e velato dalla Parola.

Il mondo del divenire è un ombra che va compresa in vista della sacra e vera Luce (il Mondo Reale).

L’esoterico vero è un maturo artista di opere interiori: dipinge, scolpisce, compone con bellezza e fascino mondi di possibilità al servizio della luce divina.

Il vero lavoro di un iniziato si svolge sul piano trascendentale e i fatti assurgono all’altezza del simbolo. Un esempio è quello del Solstizio d’Inverno quando l’esoterico si identifica con il Sole che riconquista lentamente la luce alle tenebre: prende coscienza del proprio risveglio interiore iniziando consapevolmente il proprio sentiero di ricerca iniziatica.

L’esoterico quando si prepara coltiva il Silenzio perché sa che la parola profana genera il dubbio e questo,  a sua volta, il silenzio angoscioso dei cuori turbati.

Nella mente di chi è “pronto” c’è una Luce senza ombre al punto che la manifestazione del suo pensiero ne afferma la divinità; il senso della penetrazione dei misteri si acutizza e la coscienza si apre al mondo sovrasensibile; egli diventa un centro capace di ricevere e donare Luce ma anche di condurre verso la Luce.

L’autocontrollo, l’equilibrio, l’elevatezza dei sentimenti, il distacco, la pratica del Silenzio (il tacere) devono essere il raggiungimento per la base di partenza di chi è “pronto”.

La pratica delle virtù non va perseguita perché da scimmie ci si trasformi in dèi dell’Olimpo (acuto cenno di Kremmerz in “La Porta Ermetica”).

Chi non è del tutto sincero o convinto di intraprendere praticamente il Sentiero e spigola sulle “piazze di partenza” delle varie conventicole per “apparire” resterà deluso quando gli verrà sottratto, per legge naturale, quel fugace godimento rubato viziosamente su un’astrazione traballante.

Sul Sentiero vero nulla viene concesso senza impegno, sforzo, costanza, pazienza: tutto deve essere conquistato personalmente.

Nulla viene permesso e nulla dato a chi non è “pronto”.

Ogni grado e livello di risveglio interiore corrisponde ai meriti intimi dell’iniziato, che passa da uno sforzo ad un altro, cogliendo sprazzi di intelligenza pura che lo illuminano.

Essere “pronti” è solo la condizione di partenza.


Quale che sia il numero degli Eroi adunati nel Valhalla, non saranno mai troppi il giorno in cui la Belva irromperà”.

Edda

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