Di seguito una intervista fatta a Jean Varenne (1926-1997 – docente di Sanscrito all’Università di Lione III), nel 1983, a seguito di una sua pubblicazione sullo Yoga.
L’Intervista è tratta da “I Quaderni di Avallon” n° 4 1983 – rivista di studi sull’uomo e il sacro – dove si precisava:
“Intervista raccolta da Jean Claude Valla. Ringraziamo la rivista Elements per averne reso possibile la pubblicazione. Traduzione di Andrea Piras”.
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D. Lei ha appena pubblicato un libro sullo yoga, come mai ha scelto un tale argomento?
R. Si tratta infatti di una nuova edizione. Pubblicato nel 1973 da Denoel, era esaurito dopo un anno circa. Le edizioni Retz l’hanno ristampato e nello stesso tempo ne è stata pubblicata una traduzione in spagnolo e in inglese.
D. Come spiegare questo successo?
R. La sua domanda si ricollega a quella che mi ha fatto precedentemente. Lo yoga è di moda, lei lo sa, e il pubblico che desidera informarsi si vede spesso proporre delle opere apologetiche che possono essere lette solo da coloro che sono già convinti … Per quel che mi riguarda ho voluto trattare l’argomento da studioso e non da adepto. Del resto è difficile sbagliarsi poiché la traduzione inglese è stata pubblicata dai tipi dell’università di Chicago. Per me si tratta di presentare al lettore i soli fatti affinché possa giudicare su delle fonti e decidere poi se, a suo avviso, è possibile impiegare da noi lo yoga oppure no.
D. Ma lei ha una sua opinione?
R. Certamente! Essa deriva da ciò che dicono i testi sanscriti stessi che cito abbondantemente nel mio libro e che sono categorici ed unanimi: lo yoga è una disciplina spirituale che mira all’ottenimento di ciò che gli indù chiamano liberazione e che è l’affrancamento dai contrasti della trasmigrazione. Così questa disciplina ha un senso solamente nella misura in cui si creda alla trasmigrazione di un’anima immortale di corpo in corpo, vita dopo vita, e alla possibilità di liberarsi da questa legge cosmica. Vi è quindi in ciò una problematica puramente indù che sfugge completamente a coloro che, in Occidente, predicano lo yoga.
D. Non vi è dunque niente di buono da aspettarsi da questo?
R. Forse bisogna modificare la nostra opinione. L’Occidente ha sempre avuto la genialità di scoprire al di fuori di sé degli elementi positivi che è riuscito ad adattare alle sue prospettive. L’aspetto psico-somatico dello yoga (posture, regolazione del respiro, fissazione del pensiero su un punto, etc.) è certamente interessante e potrebbe essere integrato coi metodi delle discipline di cui già disponiamo. Ma bisogna sempre sottolineare che per gli indù tali pratiche sono subordinate alla ricerca spirituale di cui sopra le parlavo. Alcuni gruppi che si sono formati da noi, da vent’anni circa, insistono d’altronde su questo punto, mettendo l’accento sui benefici occulti che è possibile ottenere con la meditazione, fase ultima dello yoga. A questo livello gli animatori di questi gruppi si trasformano volentieri in fondatori di sette. Lei conosce la mia opinione su queste …
D. Non esistono dei gruppi più inoffensivi?
R. Sì e fortunatamente sono la maggioranza. Là si raggruppano gli ingenui che non chiedono altro che ritrovarsi fra di loro, lontano dal mondo e dal rumore, per curare i propri nervi stressati o le proprie lombaggini. Li si stupirebbero parecchio se venisse loro spiegato che gli esercizi che fanno così diligentemente hanno pochi rapporti col vero yoga. Tutto ciò non sarebbe troppo dannoso se i responsabili non si spingessero più oltre. Ma sfortunatamente non riescono a impedirsi di predicare un bizzarro mischione culturale battezzato filosofia orientale e condito di medicina naturale e di consigli dietetici irrazionali. Ciò può divenire pericoloso, mescolando inoltre delle considerazioni ugualitariste che si distaccano risolutamente dall’insegnamento dei testi sanscriti, sui quali si pretende di fondarsi.
In India infatti lo yoga è riservato ad una aristocrazia dello spirito che costituisce una èlite limitata. Vi si accede dopo un difficile noviziato lungo diversi anni. In queste condizioni, parlare di yoga per tutti come si fa a Parigi è un’assurdità agli occhi degli stessi indù che sanno ciò di cui parlano.
D. Ciò che si ricerca è una forma di dominio di se stessi?
R. L’adepto è degno di questo nome quando è riuscito a sviluppare in sé il virya, la virtù eroica che in sanscrito, come in latino, fa il vir, il vero uomo. Costui può allora dire di essere padrone di se stesso poiché si conosce intimamente.
D. Lo yoga è quindi privilegio degli uomini?
R. Ecco perché l’Occidente non ha compreso granché dallo yoga, infatti nei suoi gruppi le donne sono in maggioranza! In India le donne non possono accedervi. Non per misoginia ma perché la civiltà dell’India tradizionale è organizzata in una tale maniera che le funzioni intellettuali e militari sono riservate agli uomini. Ora, lo yoga è nello stesso tempo conoscenza e violenza fisica esercitate su se stessi. Tutto ciò non si comprende sino al momento in cui non si consideri la cultura indiana nel suo insieme. Sradicato, lo yoga avvizzisce e perde tutto il suo valore: è ciò che ho cercato di spiegare nel mio libro.
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Ci teniamo, avendolo conosciuto, che certe sue espressioni, in questa intervista sopra presentata, non vengano prese per quello che non sono. Esprimeva, in quegli anni (’70-’80), al di là della sua opinione esperienziale, l’antica voce-visione della cultura tradizionale indù, ambito in cui lo yoga da millenni si preservava. Non bisogna dimenticare che in India, la tradizione tantrica (tema che Jean Varenne ha ben affrontato) nell’antichità, per molto tempo, ha visto, per la “trasmissione” (iniziazione) solo Guru donna.
Vanno ben comprese, le sue affermazioni, a più livelli di comprensione oltre quello ovvio della giusta critica di superficialità alla maggioranza degli occidentali.
Tra le sue numerose opere ricordiamo:
- Il Tantrismo. Miti, riti e metafisica – Edizioni Mediterranee 2008
- L’Insegnamento Segreto della Divina Shakti – Edizioni Mediterranee 2010
- Zarathushtra. Storia e legenda di un profeta – Edizioni Convivio Firenze 1991
- Storia delle religioni: religione Vedica e Induismo – (insieme a Esnoud Anne Marie) Laterza 1978
- Grammaire du sanskrit – Paris, PUF, 1971 e 1978
- Le yoga et la tradition hindoue – Paris, Denoel, 1971
- Cosmogonie védiques – Editore Arché Collana Bibliothèque de l’Unicorne
- Le Veda – Paris, Denoel, 1967
- Yogis – Antiquariat EJAY (Koln, NRV, Germany)