Di seguito un assaggio del libro di Giovanni Ravani, filosofo e fisico italiano (impegnato in fisica e astrofisica), “La Terza Persona. Viaggio nella spiritualità” preceduto da una breve recensione.
A partire da una ricerca trasversale in scienza, filosofia, orientalismo e teologia, questo saggio offre interessanti stimoli di riflessione sulla spiritualità, sulla sua natura e sulle teorie che nel corso degli anni ne hanno tratto fondamento. Con nuove logiche e complesse risposte ai quesiti esistenziali, scioglie in un linguaggio accessibile dissacrazioni di massime filosofiche, una inusuale psicoanalisi della personalità di Lucifero, la teorizzazione di nuove unità fisiche e soluzioni in chiave metafisica ai problemi psichici, generando alfine un apprendimento prolifico e assolutamente pregnante di emozioni. Le venticinque poesie autografe, intercalate ed un breve stralcio autobiografico, rendono ulteriormente godibile la lettura. L'impressione generale è che si stia aprendo un capitolo differente nell'ambito del panorama sulla spiritualità. Un libro raccomandato a chi cerca soluzioni razionali alle domande poste dall'esistenzialismo.
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Introduzione alla spiritualità
Nel tentativo di cercare la vera essenza dell’uomo, nel voler provare a dare un senso assoluto a questa nostra esistenza, nella mia famiglia l’una dopo l’altra, ben tre generazioni si sono susseguite. Hanno discusso di spiritualità in maniera alacre, vivace e accesa e ancora oggi lo fanno con desiderio e accanimento.
Mio nonno era un appassionato cultore di filosofia, scienza e soprattutto spiritualismo mistico. Mio zio materno è un noto astrofisico che oltre ed entro il proprio lavoro svolge una continua ricerca personale sul senso ultimo dell’universo e della vita. Mia madre si è occupata a lungo di spiritismo, filosofia orientale e religione cristiana. Assieme a mio padre e mio nonno, ha frequentato negli anni ’60 la Società Teosofica di Milano.
Altri miei parenti si sono interessati in passato di spiritismo e sedute spiritiche, e sono stati molto attenti ai fenomeni di esorcismo dalle possessioni diaboliche. Da molti anni anch’io, seppur in maniera velata e senza far propaganda, cerco di gettare un po’ di luce innanzi e mi ritrovo spesso immerso nel mondo dello spirito.
Faccio tutto questo mediante una ricerca psicologica ed introspettiva, ma mi avvalgo anche di qualsiasi altro mezzo che possa fornire le risposte che cerco. Nella ricerca filosofico-spiritualista non si deve tralasciare alcunché, quindi spesso i risultati giungono nel modo più inatteso e lungo vicoli che altrimenti sembrerebbero solamente ciechi budelli senza uscita.
Ora, nonostante i miei trascorsi, quelli della mia famiglia e dei miei parenti, se qualcuno mi avesse domandato soltanto poco tempo fa cosa fosse lo spirito, difficilmente avrei potuto fornire una risposta corretta. Dire cosa sia lo spirito non è cosa facile. Si potrebbe rispondere in tutti e in nessun modo senza cambiare alcunché. Se fossi un maestro taoista cinese o un mistico Zen giapponese, risponderei che lo spiritualista è colui che è e non è, allo stesso momento. Ma io, che conosco le religioni orientali e tuttavia non sono un maestro Zen e tantomeno taoista, devo per forza trovare una risposta corretta come quella data dagli orientali. Desidero però che questa sia concreta, che sia pragmatica, come quelle che in antichità diede il grande maestro della teologia e della filosofia, S. Agostino. Essendo io occidentale, appartengo ad una grande scuola di pensiero spirituale che fa del pragmatismo parte integrante della propria dottrina. Ora, se la medesima domanda sullo spirito la rivolgessi ad un grande mistico monoteista, probabilmente questo incontrerebbe parecchie difficoltà, e si vedrebbe costretto ad intraprendere un prolisso soliloquio per dare almeno una vaga idea di ciò che sta pensando. Probabilmente non avrebbe una risposta chiara e definitiva, e quest’ultima lascerebbe adito ad interpretazioni lasciando accesi molti nuovi interrogativi.
Non è semplice definire con le giuste parole e con gli adeguati esempi cosa sia lo spirito e di quale sostanza sia costituito, sempre che di sostanza si tratti. Grammaticalmente la parola spiritualista indica colui che ama lo spirito. Ma cosa significa spirito? E cosa significa amare? Vedremo nel corso di queste trattazioni che le due cose sono molto vicine, molto più vicine di quanto non si sia fin ora creduto. Spirito: a cosa si deve pensare quando si sente pronunciare questo misterioso vocabolo?
Mio nonno, quando mano nella mano, lui anziano ed io ancora bambino, passeggiavamo lungo le mulattiere delle dolomiti di Brenta, mi spiegava quali fossero i segreti e le bellezze di quella natura che in modo così imponente ci circondava.
Così facendo mi avvicinava al mondo dello spirito, senza dover trattare di filosofia e religione e senza dover fare sedute spiritiche, questioni che ovviamente non avrei compreso.
Mia mamma queste sedute invece le faceva, e con grande partecipazione di tutta la famiglia, amici, parenti, curiosi compresi. Ovvio, i bambini non erano ammessi, tuttavia la eco delle loro trovate spiritiche era così fragorosa che io e i miei fratelli e cugini conoscevamo quasi ogni dettaglio, compreso l’odore di alcool etilico che una sera si era sparso misteriosamente per tutta la casa.
In realtà, di tutti quei fumosi rituali a me interessava ben poco e se penso all’odore di alcool, ora immagino che quel bicchiere di grappa se lo sia scolato qualche bontempone fra gli invitati che poi abbia sparso il restante contenuto qua e là, per mascherare l’alito traditore e non doversene vergognare.
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Quand’ebbi ventitré anni mio nonno passò a miglior vita, nel senso che ci lasciò senza di lui qui sulla Terra, nel frattempo mia madre si era avvicinata ad un sacerdote del Cristianesimo; dottrina dalla quale per altro non si era mai del tutto staccata, anche se seguiva con maggiore interesse le varie filosofie dell’India del Buddha e della Trimurti. Questo sacerdote era considerato un potente guaritore oltre che un notevole mistico. Ecco tutto! Ciò che ho appena descritto, sono in breve gli aspetti di spiritualità della cronistoria della mia famiglia. Alla luce di ciò, dovrebbe essere semplice, adesso, per me, spiegare un libro o in poche frasi, quale sia la verità su quello che si definisce comunemente spirito. In effetti ora è davvero così, ma per molto tempo prima, la realtà era stata differente e nonostante gli studi dei miei genitori e della famiglia intera, una risposta definitiva non l’avevo mai trovata.
Una risposta completa su cosa sia lo spirito non la si evince facilmente, gli orientali ad esempio dicono che sia qualcosa di incorporeo e così pure la Bibbia. Stessa definizione è stata data dai Santi e dottori della Chiesa e lo stesso Gesù Cristo, nella sua ora terrena, non sembra aver voluto dare una definizione chiara sull’annosa questione. Nel Vangelo si trovano queste parole: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo spirito”. In questa frase, espressa con una meravigliosa forma poetica, Cristo Nostro Signore spiega all’amico Nicodemo misteriose verità sullo spirito ma lascia adito a molti interrogativi. Non è facile intuire da queste parole quale sia la vera natura dello spirito. Si sa che è inconsistente e quindi ci si domanda di cosa potrebbe essere fatto. Se non è qualcosa di materiale, di cos’altro può essere formato?
La mia piccola risposta è contenuta nelle poesie e nelle quattro dissertazioni di questo libro.
Parte seconda
Cominciai a sentire il soffio dello spirito molto tempo fa, quando avevo solo sedici anni. Fu qualcosa di improvviso, provocato da un’esperienza bordeline: questioni piuttosto particolari che hanno un senso solo se si è giovani e come tanti giovani, un po’ avventurosi.
Ci si trovava in aperta campagna io ed i miei amici, e si ascoltava musiche psicotrope dando atto a relativi rituali. In quel distacco, molto simile a quello indotto dalla meditazione trascendentale dello yoga, qualcuno, ben sapendo cosa faceva, mi disse di concentrarmi sulla melodia e di osservare contemporaneamente i filari di piante che si stagliavano all’orizzonte oltre la natura. In quel favoloso spring time che buttava germogli ovunque, improvvisamente e per la prima volta, trasalendo realizzai che c’era qualcosa di sconosciuto, la presenza di qualcosa soggiacente dietro la primaverile magnificenza. Sentivo una misteriosa e tenue forza melodica, una sorta di corrente elettrica che governava e metteva in atto tutto ciò. Non fu un pensiero, non una normale elucubrazione, ma una sorta di brivido che perturbava tutto l’essere. Era una certezza invisibile ai sensi ma molto chiara dentro l’anima: identica alla certezza che una qualsiasi manifestazione esiste perché la si vede o la si ode o la si tocca con le mani. Nulla giungeva alla mente attraverso i normali sensi, ma lo spirito mio di uomo, per la prima volta quasi libero del corpo, poteva percepire lo spirito del cosmo intero fino all’infinito. Da quel momento iniziai ad interessarmi sempre più al fenomeno e realizzai molte e particolari conoscenze in merito.
Queste quattro dissertazioni raccolgono alcune esperienze simili a quella non appena descritta, e fanno chiarezza su molti meccanismi che portano al raggiungimento della conoscenza spirituale, detto anche presa di coscienza della realtà dell’anima.
In modo particolare, la prima e la terza dissertazione portano luce sul fenomeno e danno una attenta spiegazione di quei frangenti che più che psicologici, sono in realtà delle vere e proprie esperienze metafisiche dell’anima e dello spirito. Anima e spirito sono due entità legate ma ben distinte tra loro, lo affermano molte discipline, e questo assioma sarà uno dei punti di interesse della seconda e specialmente della quarta dissertazione. Sarà proprio nell’ultima delle quattro, che la definizione di spirito in quanto sfolgorante essenza vitale, troverà la sua maggior completezza. La quarta dissertazione, più completa e riassuntiva fra le sintesi, è stata proposta per ultima, proprio perché conclusiva della panoramica spirituale che si è via via illuminata con le precedenti.
La quarta dissertazione è strettamente dipendente dalla seconda, quella più tecnica e scientifica. Tuttavia sarebbe un errore non relazionarla anche alla prima ed alla terza che pur con argomentazioni differenti, perché più vicine all’essere umano, descrivono quel vasto fenomeno che ancora una volta è spiritualità.
Per chi non è abituato a parlare di spirito, il modo migliore per affrontare l’impegnativo argomento è quello di considerare che esso consti nel mondo dei pensieri, dei desideri e delle volontà.
L’anima invece è qualcosa di molto più legato al mondo animale, esattamente come indicato dal termine descrittivo, e va dunque messa in relazione al fenomeno delle emozioni e delle sensazioni sublimi come la pace, la quiete e tutte le sensazioni astratte ed incorporee.
Anche l’intuizione non ragionata dovrebbe appartenere al mondo dell’anima. Le sensazioni fisiche che invece riguardano i cinque sensi fondamentali degli esseri viventi sono da considerarsi manifestazioni materiali che non riguardano spirito e anima e che per quanto recepite da questi ultimi, appartengono solo e soltanto alla sfera corporea che è anche l’unica ad essere mortale.
Anima spirito e corpo formano nell’essere umano un tutto univoco irrimediabilmente confuso, presto ne vedremo il perché. Esistono tuttavia delle tecniche di meditazione che consentono di percepire le tre realtà in maniera separata. Sono le tecniche dello yoga e della meditazione trascendentale, di cui i grandi mistici indiani sono veri ed assoluti maestri. Anche gli asceti cristiani sembrano aver raggiunto quelle stesse vette, lo confermano molti fenomeni miracolosi bene ed ampiamente documentati in tutta la letteratura religiosa occidentale.
Tutto quello che è stato fin ora discusso lo troverete nuovamente illustrato nelle estrapolazioni dei seguenti quattro trattati e nell’ermetismo delle venticinque poesie ad essi correlate.
tratto da “La Terza Persona” di Giovanni Ravani – Armando Editore
Per chi interessato:
9, 16 e 23 novembre 2012 p.v. si terranno tre interessantissime conferenze curate dall’Istituto Nazionale di Astrofisica (I.N.A.F.).
Giovanni Ravani parteciperà alla sola serata finale.
9 novembre: Storia della vita sulla Terra (Elio Antonello)
16 novembre: Alla ricerca di altre Terre (Luciano Mantegazza)
23 novembre: Perché l’Universo sembra predisposto alla vita (Giannantonio Guerrero)
Le conferenze si terranno presso l’aula magna degli Istituti M.G.Agnesi e F.Viganò, via dei Lodovichi a Merate, alle ore 21.
L’iniziativa è stata realizzata dall’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera e dall’Associazione Culturale La Semina, con il patrocinio e contributo del Comune di Merate.
La conferenza verterà su temi di ricerca scientifico-filosofica, mirati alla conferma dell’ipotesi di una intelligenza cosmica creativa (Dio?) in luogo del caos.