È indubbio che la parola “spirito” derivi dal Latino “spiritus” il cui significato originale è quello di “respiro”.
È noto che spirito e respiro derivano dalla stessa radice.
È vero, anche, che la parola “spirito” è usata diffusamente quale sinonimo di “anima”. Anche la parola “psiche” è sinonimo di “anima”.
“Noi consideriamo la Vita come Unica Forma di Esistenza, che si manifesta in ciò che chiamiamo Materia e in ciò che, erroneamente separandoli, chiamiamo Spirito, Anima e Materia nell’uomo. La Materia è il veicolo per la manifestazione dell’Anima su questo piano di esistenza e l’Anima è, a livello superiore, il Veicolo per la manifestazione dello Spirito; tutti e tre formano una Trinità sintetizzata dalla Vita, che li pervade”.
di H.P.Blavatsky (da “La Dottrina Segreta”)
“In tutti i tempi l’anima è stata oggetto di discussione, dispute, tentativi di definizione. È stata ed è il primo interesse intellettuale di ogni epoca e il tema fondamentale di tutte le religioni e filosofie. Basterebbe ciò, forse, per dedurre che l’anima deve essere una realtà, poiché una testimonianza di millenni non può non avere una base reale. Eliminate le conclusioni basate su visioni ed esperienze di isterici, di nevrotici e di casi patologici, restano alcune testimonianze di pensatori, filosofi e scienziati dalla mente equilibrata, che non è possibile mettere in dubbio e che meritano di essere accettate”.
tratto da “L’Anima e il suo meccanismo” di Alice A. Bailey – Editrice Nuova Era –
“Da una parte esisteva questo Sé, o anima, con la sua attività pensante, dall’altra il mondo oggettivo, le altre persone e Dio. Per secoli i saggi hanno cercato di annullare la distanza tra il Sé e il mondo esterno. Mancava però un ponte che creasse un sicuro collegamento tra le idee contenute nella testa e gli oggetti esterni, dando la certezza che le rappresentazioni intellettuali corrispondessero veramente agli oggetti del mondo. Su queste due posizioni opposte sono schierati i filosofi: da un lato gli idealisti sostenitori del Sé, tesi nel tentativo di raggiungere quella realtà che essi stessi hanno posto oltre la loro comprensione; dall’altro i materialisti, che vorrebbero ignorare il Sé o considerarlo come un fantasma, un epifenomeno, un soffio o come una nebbia che trasuda dal mondo fisico. Alcuni di essi, chiamati dualisti, affermarono la realtà sia psichica che fisica, lasciandole però ognuna al proprio posto, senza mai trovare risposta adeguata alla domanda di come la mente possa uscire da sé stessa per raggiungere un oggetto così diverso da essa, o l’oggetto possa restare sé stesso ed essere conosciuto “.
Edward Ames (da “Religion”)
“Il concetto di psiche inventato da Socrate e codificato da Platone è centrale a questo proposito: Socrate diceva che il compito dell’uomo è la cura dell’anima: la psicoterapia, potremmo dire. Che poi oggi l’anima venga interpretata in un altro senso, questo è relativamente importante. Socrate per esempio non si pronunciava sull’immortalità dell’anima, perché non aveva ancora gli elementi per farlo, elementi che solo con Platone emergeranno. Ma, nonostante più di duemila anni, ancora oggi si pensa che l’essenza dell’uomo sia la psyche. Molti, sbagliando, ritengono che il concetto di anima sia una creazione cristiana: è sbagliatissimo. Per certi aspetti il concetto di anima e di immortalità dell’anima è contrario alla dottrina cristiana, che parla invece di risurrezione dei corpi. Che poi i primi pensatori della Patristica abbiano utilizzato categorie filosofiche greche, e che quindi l’apparato concettuale del cristianesimo sia in parte ellenizzante, non deve far dimenticare che il concetto di psiche è una grandiosa creazione dei greci. L’Occidente viene da qui”.
di Giovanni Reale (tratto da “Storia della filosofia antica, Vita e pensiero, Milano 1975)
Sul “Vocabolario Della Lingua Italiana” Devoto-Oli si dice alla voce ànima:
ànima s. f. 1. Principio immateriale della vita umana, tradizionalmente ritenuto immortale o addirittura partecipe del divino: l’uomo è formato di anima e di corpo // Secondo il rilievo che di volta in volta viene dato alle sue attribuzioni, il termine assume, spec. in locc. ed espressioni fig., significati diversi; così: darsi a. e corpo a qlc. o a. qles., abbandonarglisi ciecamente o dedicarvisi completamente; a. gemelle, di due persone che vivono e sentono conformemente; esalare, rendere l’a., spirare, morire; regger l’a. coi denti, tenersi in vita come per miracolo; dar l’a. per qlcs., la vita; la pubblicità è l’a. del commercio, l’essenza, l’impulso fondamentale; esser l’anima di qlcs., il promotore, l’animatore; un volto senza a., senza espressione; con tutta l’a., riconoscendosi impegnati totalmente in un dato atto o sentimento; volersi un bene dell’a., amarsi intensamente; andare, arrivare all’a., scrutare intimamente i sentimenti e i propositi di qlcs.; romper l’a. a qlc., seccare, infastidire eccessivamente qls.; avere sull’a. qlcs., esserne colpevole / Raccomandarsi l’a. a Dio, sentirsi prossimo alla morte; morte dell’a., lo stato di peccato; dannarsi l’a., morire in stato di peccato …
Sul Sabatini Coletti “Dizionario della Lingua Italiana”:
anima [à-ni-ma] s.f.
1 filos. Principio vitale comune a ogni essere vivente || a. vegetativa, sensitiva, intellettiva, nella filosofia aristotelica, la prima presiede alle funzioni fisiologiche, la seconda alla conoscenza sensibile, la terza alle forme intelligibili
2 relig. Secondo la religione cristiana, entità immortale creata direttamente da Dio, che dà vita all'essere umano e presiede alla sua attività spirituale; sede delle facoltà spirituali dell'uomo || a. beate, di chi è in paradiso | a. dannate, di chi è all'inferno | raccomandare l'a. a Dio, prepararsi a morire | buon'a., espressione di affetto e rispetto per un defunto || figg. a. candida, persona ingenua | vendere l'a. al diavolo, fare un grave compromesso | essere, sembrare un'a. in pena, che non trova pace come le anime dell'inferno …
Aristotele intende l’anima come “entelechia”, ovvero quale forma e principio di vita che anima e governa il corpo, che distingue, di tale principio, le tre seguenti funzioni:
1 anima vegetativa (riguardante la nutrizione, la crescita e la riproduzione);
2 anima sensitiva (movimento e attività sensitiva);
3 anima intellettiva (quanto governa la conoscenza, la volontà e la facoltà di scelta).
Plotino vede l’Anima dall’essenza immortale, intellettiva e divina. Egli vede un’Anima del mondo e anime individuali per tutti gli esseri viventi. Concepisce un’”Anima superiore” (originaria, legata al divino) e un’”Anima inferiore” che nel caso degli individui governa il corpo.
Anima Mundi (Anima del Mondo) è il concetto di origine orientale denominato “Atman”; concetto che Platone chiama nel Timeo “Grande Anima” (megàle psiche). Ma nella tradizione esoterica si vede l’Atman sia come “Anima del Mondo” sia come principio dell’anima individuale.
Atman: il Sé, lo Spirito, la pura Coscienza. L’atman è l’Assoluto in noi, completamente fuori del tempo-spazio-causa e, in quanto tale, è identico al Brahman, Assoluto in sé. Con la sua sola presenza l’atman dà vita a tutto e tutto si riassorbe nell’atman.
Jiva: essere vivente (jivin), anima individuata. È un riflesso coscienziale, un raggio di pura coscienza. Il jiva-riflesso produce movimento e attività entro di sé ingenerando, attraverso la funzione dell’ahamkara, tanto il soggetto (io-aham) quanto l’oggetto (mondo-idam) dell’esperienza, della conoscenza, e cosi via. Il jiva, illuminando a sua volta la mente (citta, manas) e i veicoli inferiori, determina il proprio vincolo alla sua stessa “proiezione interna” trovandosi sottoposto alla legge della dualità, quanto dire del tempo-spazio. Il jiva è la particola infinitesima di Isvara, ed è solo riconducendosi a Esso che può, infine, risolversi nel Brahman. L’identità tra jiva e Brahman alla quale si riferiscono le sentenze vediche, è sempre presente e attuale (jiva-brahma-aikya). Estinto il moto interno, il jiva stesso, in quanto tale, non ha più ragion d’essere e si risolve nell’atman. Cfr. Drgdrsyaviveka, Viveka-cudamani.
Jivatman: l’atman che si riflette nel jiva.
tratto da “Glossario Sanscrito” a cura del Gruppo Kevala – Edizioni Asram Vidya –
Anima (Gr: Psyche; Ebr: Nephesh). La coscienza che comprende la mente (nous), il pensiero (ennoia), la comprensione (phronesis), la riflessione (enthumesis), il ragionamento (logismos) e la forza, e che ha bisogno del “dono” dello Spirito Santo per l’”illuminazione”. Una forma di vita della coscienza, ma pre-corporea e corporea collegata con il logos spermatikoi, le forme seme creative derivate dal Logos.
Anima-Spirito (Neshamah). Le facoltà noetiche di una grande varietà di forme animiche (predestinate, non-predestinate, programmate, riprogrammate dalle mani dei semidèi, ecc.) il cui intero ‘genos’ è contenuto nella preconoscenza del Padre che dà a ciascuna anima la capacità di incarnarsi nella “forma” e nel “corpo” immortale, androgino, dell’immagine Adamica (eikon). La fusione dell’anima sovrana con lo Spirito attraverso l’educazione e la supplica alla Divinità e al Consiglio superiore per conseguire la vera conoscenza e la vera saggezza. La formazione dell’unità anima-spirito è necessaria per lavorare nei molti Mondi Dimora.
tratto dal glossario della “Pistis Sophia”
(Testo Gnostico Copto) a cura di J.J.Hurtak e Desiree Hurtak – The Academy For Future Science –
ANIMA – L’a. è intermediaria tra lo spirito e il corpo (Triade, 1945, 73). L’a. rappresenta un riflesso della luce emanata dal Principio (id., 74). – A. Mundi – Uno dei principali simboli dell’A.M. è il serpente (Triade, 1945, 74). I due aspetti, essenziale e sostanziale, dell’A.M. si trovano riuniti in un simbolo appartenente all’Ermetismo del Medioevo: si vede un cerchio all’interno di un quadrato “animato”, vale a dire posto su uno dei suoi angoli (id., 75-76).
di René Guénon (da Pensieri sull’Esoterismo)
“ … l’Uno, lo Spirito e l’Anima universale non hanno storia: la loro vita si volve al di là del tempo e dello spazio e beata gode di sé in eterno. Ma alle anime individuali non è dato posare; incalzate dal desiderio di vivere, errano esse quaggiù avvolte dall’invisibile presenza del Divino e dello Spirito, eppure agitate da un’inconscia bramosia di beni apparenti, di possesso e di piaceri. Donde vengono e dove vanno? Esse non lo sanno ma dovranno saperlo: la loro quotidiana esperienza, col suo incessante ritmo di angosce e di gioie, di morali esperienze e di conquiste intellettuali additerà il cammino della redenzione. E sarà questa l’unica vera storia, in cui si esprima il senso autentico dell’esistenza, in cui i valori abbiano un reale significato: la storia dell’anima. Altra storia non esiste: non quella delle nazioni e dei popoli, che sopraffà il destino delle anime singole ed ha uno spirituale significato solo se, inverandosi in ciascuna di esse, contribuisca a farle ritrovare la sua interiore libertà e la sua autonomia incrollabile. La vera storia del mondo è la storia invisibile che nessuno potrà mai scrivere: storia di destini individuali che si consumano nel silenzio delle coscienze e non hanno altro giudice fuori della voce interiore. Così l’eternità si instaura nel tempo, in quanto le ipostasi eterne si realizzano nell’anima che si redime; e il tempo si svolge nell’eternità, in quanto l’anima si pone dentro la Legge universale e ne esprime, anche esteriormente, l’attuazione …”
tratto da “Plotino” di Giuseppe Faggin (Garzanti 1945)
ANIMA
L’anima è una trinità così suddivisa:
Nefesh, anima naturale, istintiva, elemento vitale ch’è in rapporto col corpo e con capacità di colpa.
Ruah, anima morale, razionale, sede del bene e del male, le qualità etiche; (Ruah, come soffio sacro, è anche Spirito).
Neshamah, anima divina, nel senso più elevato e sublime (interna scintilla divina è aldilà di qualsiasi colpa).
L’anima in sé (nei suoi tre aspetti) è l’entità spirituale, è il centro che crea il rapporto tra l’uomo e Dio.
Un passaggio del Talmud così esprime: Come l’anima riempie il corpo, così Dio riempie il mondo; come l’anima sostiene il corpo, così Dio sostiene il mondo; come l’anima vede ma non è veduta, così Dio vede ma non è veduto; come l’anima nutre il corpo (s’intende spiritualmente), così Dio dà nutrimento al mondo.
Neshamah ha origine dal flusso di Luce che scaturisce da Binah: la Luce si espande e forma neshamah (nahar-flusso; nehora-luce). È la più profonda forza illuminativa, intuitiva per merito della quale si apre la visione segreta sia di Dio che del mondo.
Neshamah è perciò concepita come una originaria scintilla di Binah, dello stesso Intelletto divino.
Ruah ha origine dal flusso di Luce che scaturisce da Tiphereth. Nefesh, sulla sua provenienza v’è discordanza, chi sostiene che provenga dal regno di Malkuth, e chi dal Fondamento Yesod. Ma, sappiamo che Yesod costituisce il Fondamento spirituale di Malkuth, e che Malkuth costituisce l’elemento della Divinità che è più in rapporto con le forze materiali della terra, (conseguenza può non esserci discordanza).
Neshamah, vista come interna scintilla divina, è preesistente in Dio; e lo Zohar attesta che tutte le anime, nella loro completa individualità, erano già preformate quando ancora giacevano nascoste in seno all’eternità: Anima Universale.
Dal tempo in cui Dio ideò di dover creare il mondo, e persino prima che questo fosse creato, tutte le anime dei giusti erano celate nell’Idea divina ciascuna nella sua particolare forma individuale Archetipale. Quando Egli creò il mondo esse furono realizzate e stavano nella somma altezza (ancora nel mondo delle Sephiroth) nelle loro forme diverse Archetipali, dinanzi a Lui; Egli allora le pose in una casa del tesoro nel paradiso superiore. Ivi, le anime rivestite di panni celestiali, vivono e godono la benedizione della visione beatifica: Unione del Re e della Shekinah.
Zohar
Le anime, modelli originali Archetipali, stettero tutte davanti a Lui nella forma ch’era loro destino di assumere poi entro il corpo umano.
La frase è una chiara allusione all’Anima Universale e indica chiaramente il frammentarsi dell’Anima Universale, i cui frammenti si incorporano negli esseri. Tutte le anime individuali sono, quindi, frammenti dell’Anima universale, e sebbene esse siano distinte l’una dall’altra, risultano in realtà tutte Una Sola.
L’uomo è costituito di due lati, la Destra e la Sinistra: dal lato destro ha la santa Neshamah, e dal lato sinistro la Nefesh animale (di solito si prospetta, Nefesh in basso, Neshamah in alto).
Nell’uomo, mentre Neshamah rappresenta l’Anima nel suo aspetto più alto, Elemento superiore; l’aspetto morale, razionale dell’anima è dato da Ruah, e l’elemento vitale, in rapporto al corpo, è dato da Nefesh.
I tre Elementi, nelle loro distinzioni, formano una sola Anima, e i poteri dell’Anima sono compresi in questa triplice divisione.
Il principio superiore dell’anima umana, Neshamah, l’anima divina, rimane sempre in stretta congiunzione con l’Angelo superiore.
Ruah e Nefesh sono soggette alla trasmigrazione e non hanno riposo fino a che Neshamah risalita sino alla sua sorgente apra anche a loro le porte.
Di solito nella vita umana terrena si manifesta prima Nefesh, poi Ruah, in ultimo Neshamah; come si possono contemporaneamente manifestare Nefesh e Ruah e poi Neshamah; oppure simultaneamente tutti i tre Elementi dell’Anima; ma ogni manifestazione è condizionata in rapporto dello sviluppo spirituale di ciascun essere.
Neshamah, Elemento superiore divino, spande la sua Luce su Ruah.
Ruah, elemento morale è illuminata da Neshamah e da questa interamente dipende, e a sua volta, domina su Nefesh.
Nefesh, elemento più basso, in se stessa non possiede alcuna Luce, è illuminata per quanto la sua natura lo richieda dalla Luce di Ruah.
Il mistero dell’Unità di Dio compendia il mistero della creazione e il mistero del Trono di Gloria, la Merkabah, ma l’essere che riesce a comprendere il segreto della scienza dell’anima, la Neshamah comprende anche il segreto dell’Unità divina e dell’Anima Universale.
Ogni anima individuale, esiste come tale, finché non ha compiuto la sua rigenerazione spirituale (compito relativo all’uomo).
di Paolo M. Virio (tratto da “Lo splendore della Kabbalah” – Editrice Amenothes –
Non può esserci Conoscenza senza Amore.
La Conoscenza è inseparabile dall’Amore.
Si realizza l’unione con Dio (l’UNO senza secondo) con la Conoscenza e l’Amore in uno stato unico.
Il sentimento profondo che guida un Sadhaka lungo tutto il Sentiero è l’aspirazione ad una unione deificante: solo l’Amore in un tutt’uno con la Conoscenza lo permettono.
Così, lungo il Sentiero dei sinceri Sadhaka, Dio diviene tutto in tutti nella conoscenza di ciascuno.
Per il Sadhaka, che si fa iniziato ai Misteri esoterici, si aprono le porte che conducono dove le parole sono luci (luci-visioni) per i “pronti”.
Il cammino, per tutti, è formato da tappe dove si sperimenta gradatamente la liberazione dai legami (cose, persone, esperienze) e alla percezione dei sensi materiali subentra, piano piano, la percezione dei sensi spirituali: i contatti con le “cose” dell’Alto.
Tutte le conquiste spirituali riguardano il ritorno allo stato primordiale, a quell’esistenza degli “Esseri Luminosi delle Origini”, gli esseri spirituali per eccellenza: il ritorno alla vita perfetta degli Spiriti. Abbandonando quella vita perfetta gli Spiriti (gli “Esseri Luminosi delle Origini”) hanno dimenticato ciò che sono realmente: come se non fossero ciò che sono.
Abbandonando quella vita perfetta lo Spirito (il Nous) è mutato di piano esistenziale. In questa fase particolare avviene un Mistero compreso solo oltre la soglia iniziatica: lo Spirito stesso diviene Anima.
L’Anima è lo Spirito stesso che entra, però, nella Vita (si potrebbe dire che entra nel processo storico).
L’Anima non è cosa diversa dallo Spirito ma è lo Spirito che ha assunto una sorta di forma immateriale immortale, eterna e immutabile.
L’Anima guida quella “parte” dell’essere costretta alla densificazione e al processo di incarnazione-reincarnazione (nascita-morte-rinascita) che dovrà recuperare, con la Conoscenza-Amore, il suo stato primitivo di Spirito puro.
Il Nous (lo Spirito) è Preesistente a ogni “creazione”.
Dio è tutto in tutti.
Per i non-risvegliati, per mancanza di conoscenza-consapevolezza, dovrà, ancora, Dio essere di nuovo tutto in tutti.
Il Risveglio e la Consapevolezza, la Conoscenza e l’Amore determineranno la “Restaurazione Universale”.
“… quello che bisogna decidere è se abbiamo o no un’anima. Se crediamo di avere un’anima, ci comporteremo in un modo, pensando al suo destino oltre il corpo, al contrario vivremo diversamente. C’è chi crede di discendere dalle scimmie, e chi dagli angeli. Ma il punto vero è che bisogna deciderlo subito, adesso, senza aspettare un minuto, in un modo o in un altro, perché è una scelta che non si può rimandare”.
Placido Procesi
“ Se vuoi conoscere te stesso, sappi che sei composto di due cose. Una è l’involucro esterno detto corpo e visibile agli occhi fisici. L’altra è quella cosa interna chiamata volta a volta anima, spirito, cuore, ed essa può essere riconosciuta soltanto dagli occhi interiori. È appunto questa cosa intima il tuo vero essere; rispetto ad essa tutto il resto è seguito, scorta, servitù. La chiameremo cuore, ma intendi che non si tratta già di quel pezzetto di carne che sta nella parte sinistra del tuo petto: questo non ha nessun valore, lo posseggono anche le bestie ed i morti, si può vedere con gli occhi fisici, appartiene a questo mondo materiale, al mondo dell’attimo. Per conto il vero cuore non è di questo mondo, è venuto in esso come un forestiero per un breve viaggio. Ha per cavalcatura quel pezzetto di carne, ha come truppe le varie membra del corpo, e dell’intero corpo è re. Il riconoscimento di Dio, la contemplazione della bellezza divina, sono i compiti ai quali è essenzialmente destinato; a lui spettano il dovere supremo, il rivolgersi a Dio, il premio ed il castigo; sue sono la felicità e la miseria.Il corpo è in tutto e per tutto soltanto il suo servo. La conoscenza del suo essere e delle sue qualità è la chiave per il riconoscimento di Dio. Perciò sforzati di conoscere il tuo cuore: esso è una nobile sostanza di natura angelica, e la sua origine è la divinità: di là venne, là tornerà … “.
tratto da Kimiia assaadati (L’Alchimia della felicità) del grande Sufi Muhammad al-Ghazali
“Quando l’anima restando in sé sola volge
la sua ricerca, allora si eleva a ciò che è
puro, eterno, immortale”.
Platone, Fedone, 79 d
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