Per ciò che concerne lo stato dello Yogi, che, con la Conoscenza, è “liberato in vita” (jivan-mukta) e ha realizzato l’”Identità Suprema”, citeremo ancora Shankaracharya; quanto egli dice al riguardo, mostrando le possibilità più alte che l’essere può raggiungere, servirà allo stesso tempo da conclusione a questo studio.
“ Lo Yogi, il cui intelletto è perfetto, contempla tutte le cose come contenute in se stesso (nel proprio ‘Sé’, senza alcuna distinzione fra esteriore e interiore), e così, con l’occhio della Conoscenza (Jnana-chakshus, espressione che potrebbe essere resa abbastanza esattamente con ‘intuizione intellettuale’), egli percepisce (o meglio concepisce, non razionalmente o discorsivamente, ma mediante una presa di coscienza diretta e un ‘assenso’ immediato) che ogni cosa è Atma.
“ Egli sa che tutte le cose contingenti (le forme e le altre modalità della manifestazione) non sono altro che Atma (nel loro principio), e che al di fuori di Atma non c’è niente, ‘ poiché le cose differiscono semplicemente (secondo un detto del Veda) per designazione, accidente e nome, come le terraglie ricevono diversi nomi, quantunque siano soltanto forme differenti di terra ’; così egli percepisce (o concepisce, nello stesso senso che sopra) di essere lui stesso tutte le cose (poiché non vi è nulla diverso da lui o dal suo ‘Sé’).
“ Quando gli accidenti (formali e d’altro genere, comprendenti tanto la manifestazione sottile quanto quella grossolana) sono soppressi (poiché solamente in modo illusorio, sicché sono davvero nulla rispetto al Principio), il Muni (qui sinonimo di Yogi) entra, con tutti gli esseri (in quanto essi non sono più distinti da lui) nell’Essenza che tutto penetra (e che è Atma).
“ Egli è senza qualità (distinte), senza azione; imperituro (akshara, non soggetto alla dissoluzione, che ha presa soltanto sulla molteplicità), senza volizione (applicata a un atto definito o a circostanze determinate); pieno di Beatitudine, immutabile, senza forma; eternamente libero e puro (non potendo subire costrizione né essere raggiunto o toccato in qualsiasi modo da qualcosa che sia altro da lui, poiché quest’altro non esiste, o per lo meno non ha che un’esistenza illusoria, mentre lo Yogi è nella realtà assoluta).
“ Egli è come l’Etere (Akasha), che è diffuso dappertutto (senza differenziazione), e che simultaneamente penetra l’interno e l’esterno delle cose; è incorruttibile, imperituro; egli è lo stesso in tutte le cose (infatti nessuna modificazione intacca la sua identità), puro, impassibile, inalterabile (nella sua immutabilità essenziale).
“ Egli è (secondo le parole stesse del Veda) ‘il Brahma Supremo, che è eterno, puro, libero, solo (nella Sua perfezione assoluta), incessantemente pieno di Beatitudine, senza dualità, Principio (incondizionato) di ogni esistenza, conoscente (senza che questa Conoscenza implichi alcuna distinzione fra soggetto e oggetto, ciò che sarebbe contrario alla ‘non-dualità’) e senza fine’.
“ Egli è Brahma, posseduto il quale non c’è più nulla da possedere; goduta la Beatitudine del quale non c’è più alcuna felicità che possa essere desiderata; ottenuta la Conoscenza del quale non c’è conoscenza che possa essere ottenuta.
“ Egli è Brahma, dopo aver visto il quale (con l’occhio della Conoscenza), nessun oggetto è contemplato; essendosi identificati con il quale, nessuna modificazione (come la nascita o la morte) viene più subita; avendo percepito il quale (non però come oggetto percepibile da una facoltà qualsiasi), non c’è più nulla da percepire (poiché ogni conoscenza distintiva è allora superata e come annullata).
“ Egli è Brahma, dappertutto e in tutto diffuso (poiché non c’è nulla al di fuori di Lui e tutto è necessariamente contenuto nella Sua Infinità): nello spazio intermedio, in ciò che è sopra e in ciò che è sotto (vale a dire nell’insieme dei tre mondi); il vero, pieno di Beatitudine, senza dualità, indivisibile, eterno.
“ Egli è Brahma, affermato nel Vedanta come assolutamente distinto da ciò che penetra (che, invece, non è affatto distinto da Lui, o per lo meno se ne distingue solamente in modo illusorio), incessantemente pieno di Beatitudine e senza dualità.
“ Egli è Brahma, ‘da cui (secondo il Veda) sono prodotti la vita (jiva), il senso interno (manas) e gli elementi (tanmatra e bhuta) che compongono il mondo manifestato (sia nell’ordine sottile che in quello grossolano)’.
“ Egli è Brahma, in cui tutte le cose sono unite (di là da ogni distinzione, anche principiale), da cui tutti gli atti dipendono (quantunque Egli stesso sia senza azione); perciò è diffuso in tutto (senza divisione, dispersione, o differenziazione di qualsiasi specie).
“ Egli è Brahma, senza grandezza o dimensioni (incondizionato), senza estensione (poiché indivisibile e senza parti), senza origine (essendo eterno), incorruttibile, senza forma, senza qualità (determinante), senza qualunque attributo o carattere.
“ Egli è Brahma, da cui tutte le cose sono illuminate (partecipando della Sua essenza secondo i loro gradi di realtà), la cui Luce fa brillare il sole e gli altri corpi luminosi, ma che non è reso manifesto dalla loro luce.
“ Egli stesso penetra la propria essenza eterna (non differente dal Brahma Supremo), e (simultaneamente) contempla il Mondo intero (manifestato e non-manifestato) (anche) come Brahma, così come il fuoco penetra intimamente una palla di ferro incandescente e (allo stesso tempo) si mostra esteriormente (manifestandosi ai sensi con la sua luce e il suo calore).
“ Brahma non è affatto simile al Mondo, e al di fuori di Brahma non c’è nulla (poiché, se vi fosse alcunché al di fuori di Lui, Egli non potrebbe essere infinito); ciò che sembra esistere al di fuori di Lui non può esistere (così) che in modo illusorio, come l’apparenza dell’acqua (il miraggio) nel deserto (maru).
“ Di tutto quello che è visto, udito (e percepito o concepito da una qualunque facoltà), niente esiste (veramente) al di fuori di Brahma; e, in virtù della Conoscenza (principiale e suprema), Brahma è contemplato come l’unico vero, pieno di Beatitudine, senza dualità.
“ L’occhio della Conoscenza contempla il vero Brahma, pieno di Beatitudine, che penetra tutto; ma l’occhio dell’ignoranza non Lo scopre, non Lo scorge, come il cieco non vede la luce sensibile.
“ Il ‘Sé’, illuminato dalla meditazione (quando una conoscenza teorica, dunque ancora indiretta, lo fa apparire come se ricevesse la Luce da una sorgente altra da sé, il che è ancora una distinzione illusoria), e poi infiammato dal fuoco della Conoscenza (che realizza la sua identità essenziale con la Luce Suprema), è liberato da tutti gli accidenti (o modificazioni contingenti) e brilla nel proprio splendore come l’oro purificato nel fuoco.
“ Quando il Sole della Conoscenza spirituale sorge nel cielo del cuore (vale a dire al centro dell’essere, designato come Brahma-pura), esso scaccia le tenebre (dell’ignoranza che vela l’unica realtà assoluta), penetra tutto, tutto avvolge e tutto illumina.
“ Chi ha compiuto il pellegrinaggio del proprio ‘Sé’, un pellegrinaggio nel quale non c’è nulla che riguardi la situazione, il luogo o il tempo (né alcuna altra circostanza o condizione particolare), che è dovunque (e sempre, nell’immutabilità dell’’eterno presente’), nel quale non si sente né il calore, né il freddo (né alcuna impressione sensibile o anche mentale), e che procura una felicità permanente e una liberazione definitiva da ogni turbamento (o da ogni modificazione), è senza azione, conosce tutte le cose (in Brahma), e ottiene la Beatitudine Eterna “.
tratto da “L’uomo e il suo divenire secondo il Vedanta” – di Réne Guénon – Adelphi Edizioni
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Studi sulla massoneria – Basaia Editore
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La Tradizione e le Tradizioni – Edizioni Mediterranee