Di seguito, l’interessante “Nota” al libro “Le dieci icone del bue – Storia zen in dieci quadri – ” Lantana Editore, della studiosa di cultura orientale Migi (Maria Grazia) Autore.
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Sono in molti a essersi innamorati di questa bellissima storia zen in dieci icone, con poesie e commenti. Essa racconta la semplicissima avventura di un uomo che cerca, trova, addomestica il bue perso per poi separarsene di nuovo.
Finora in italiano era uscita soltanto in appendice ad alcuni saggi sullo zen, ma senza spiegazioni o commenti e mai tradotta direttamente dal cinese. Così l’ho conosciuta, e tanto mi ha entusiasmata che ho voluto dedicare un lavoro completo a essa: la mia tesi di laurea in filosofia. Sono andata fino in Giappone, a Kyoto, per vedere i dipinti originali più antichi e più belli e prenderne le riproduzioni a colori non ancora apparse in Occidente, e a Taiwan a cercare i testi originali delle poesie e dei commenti, annaspando per giorni e giorni tra le migliaia di testi cinesi della Biblioteca nazionale di Taipei. Ho osato tradurre i testi dal cinese all’italiano pur non essendo sinologa di professione e nonostante la difficoltà che comporta una traduzione dal cinese classico, che esige decenni di preparazione e studio molto intenso, limitandomi a fare un lavoro di analisi accurata di ogni carattere, consultando diversi dizionari classici come il Ricci, il Mathews, il Couvreur, confrontando tutte le possibili traduzioni che ho trovato in francese e in inglese, e cercando di interpretare il meno possibile per attenermi al senso letterale, anche a scapito della forma in italiano. Inoltre non mi sono astenuta dal chiedere consiglio per la traduzione al professor Gildo Fossati dell’università di Genova che ringrazio vivamente per la sollecita gentilezza e l’amicizia mostratami, e al sinologo Claude Larre, padre gesuita, direttore dell’Istituto Ricci di Parigi, che nonostante i suoi impegni è stato veramente disponibile. Ha tradotto in una versione molto originale il Tao Te Ching e molti testi di medicina cinese tradizionale dopo una vita dedicata allo studio del cinese classico.
Del lavoro qui presentato non vi è quindi molto di veramente personale, se si vuole, a parte un lungo viaggio in Oriente per reperire il materiale e tre anni di studio per la traduzione e la ricerca vera e propria sull’origine delle immagini e dei testi, sulla filosofia e sui simboli, ma soprattutto sui testi antichi da cui nasce questo libro. I miei commenti, in fin dei conti, non sono altro che un tentativo di ricerca comparativa con i testi classici o i saggi di chi meglio di me è in grado di scrivere sullo zen, e sono il risultato di una riflessione profonda ancora in corso. È vero che questi testi, esoterici nella sostanza, non andrebbero spiegati, ma interpretati da ciascuno a seconda del suo livello di coscienza.
Il coraggio di affrontare un lavoro simile, oltre che l’entusiasmo, me lo ha dato il grande interesse per lo studio dello zen, non solo teorico ma anche pratico, che dura ormai da quasi venti anni. Spero così di non aver peccato di presunzione nel presentare al lettore questa mia opera di compilazione e ricerca e spero anche che leggendo egli possa assaporare la bellezza racchiusa in questa storia, in apparenza banale, ma che in realtà descrive simbolicamente il cammino dell’uomo verso il risveglio.
Per la trascrizione dei termini cinesi ho impiegato la translitterazione Wade-Giles anziché la Pinyin (che è quella ufficiale della Cina popolare e ormai universalmente usata dai sinologi) perché non solo è usata a Taipei, dove ho studiato, e nel dizionario Ricci, ma è quella di più comprensione per il lettore non addetto ai problemi di rottamazione dei termini cinesi.
La calligrafia dei poemi è del caro amico David Kung di Taipei, calligrafo e figlio di uno dei miei maestri di Tai Chi Chuan.
Ringrazio il professore Carlo Angelino, in quanto relatore di una tesi su un argomento così insolito, di cui questo libro è una ricomposizione.
Ringrazio, per avermi dato consigli preziosi sulla bibliografia e su dove reperire il materiale, Catherine Despeux, sinologa, professore di cinese classico all’INALCO di Parigi, autrice già nel 1984 di un bellissimo volume su questo stesso argomento, nonché di uno dei più interessanti testi di Tai Chi Chuan apparsi negli ultimi anni e traduttrice di numerosi testi di Ch’an zen e di alchimia taoista.
Grazie inoltre al direttore del Museo del tempio Shokoku-ji di Kyoto che mi ha permesso di vedere gli originali dei dipinti di Shubun, non esposti al pubblico, risparmiandomi l’iter burocratico consueto. E al padre gesuita Yves Raguin dell’Istituto Ricci di Taipei, che insegna all’Università Cattolica di Taipei, esperto in buddhismo e taoismo, che mi ha sostenuta nel lavoro di commento ai testi.
Migi Autore – Taipei, marzo 1990
tratto da “Le dieci icone del bue” Storia zen in dieci quadri di Migi Autore – Lantana Editore