Di seguito offriamo tre stralci di Aristotele tratti da “Dell’Anima”, traduzione di V. Fazio-Allmayer, Laterza, Bari 1927 (pp. 77-78, 99, 110-11).
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12. Per ogni senso in generale bisogna ammettere che il senso è ciò che può accogliere le forme sensibili indipendentemente dalla materia, come la cera prende il segno del sigillo senza il ferro e l’oro: prende cioè il segno dell’oro e del rame, ma non in quanto oro o rame. Simile effetto subiscono i sensi di ciascuno da parte di una cosa che ha colore, o sapore, o suono, ma non in quanto ciascuna di queste cose si possa dire una cosa; in quanto invece è di quella tal qualità, e secondo la forma.
4. L’intelletto in un certo modo è in potenza tutti gli intelligibili, ma nessuno in atto, prima d’averlo pensato. Dev’essere così come la tavoletta nella quale niente si trova scritto attualmente.
Lo stesso accade nell’intelletto. Ed è esso stesso intelligibile come gl’intelligibili. Poiché nelle cose fuor della materia ciò che pensa e ciò che è pensato sono lo stesso.
8. Tutti gli esseri sono o sensibili o intelligibili, e la scienza è in qualche modo identica agli scibili, e la sensazione ai sensibili: ma come questo sia, è da investigare.
Si divide dunque la scienza e la sensazione secondo le cose; da una parte in potenza per ciò che è in potenza, dall’altra in atto per ciò che è in atto.
E le facoltà sensitiva e intellettiva dell’anima, in potenza, sono identiche allo scibile e al sensibile. È necessario poi che siano o le cose stesse o le forme delle cose. Ma non certo le cose: poiché nell’anima non è già la pietra, ma sì la sua forma: in modo che l’anima è quasi come la mano. Infatti la mano è l’organo degli organi, e l’intelletto la forma delle forme, e il senso la forma dei sensibili.
di Aristotele tratti da “Dell’Anima”
traduzione di V. Fazio-Allmayer, Laterza, Bari 1927 (pp. 77-78, 99, 110-11).
