Il Rebis è anche l’emblema dell’iniziato alla
sapienza ermetica: colui che si è reso degno di
essere innalzato al grado di maestro dopo aver
vinto il quaternario degli elementi.
Per la creazione del suo gigante Albione, Blake attinse a diversi modelli. Nell’Aurora di Bohme il cielo è descritto come il più profondo di ogni uomo, sulla base della figura dell’uomo originario della Cabala, Adamo Cadmo. Anche Swedenborg, nelle sue visioni, descrive il cielo e l’Inferno come organismi antropomorfici: “Poiché Dio è uomo, il cielo degli angeli racchiude la figura di un uomo, che è suddiviso in regioni e aree corrispondenti a membra, viscere e organi”.
Ogni uomo sarebbe, inoltre, “solo una particella – una particula – del Grande Uomo, e nulla si dà nell’uomo che non abbia corrispondenza nel Grande Uomo” (Weisheit der Engel, Zurigo, 1940). Alle membra dell’Albione di Blake, invece, corrisponde la topografia delle isole britanniche: la mano destra rappresenta il Galles, il gomito destro l’Irlanda; Londra è situata tra le ginocchia. Anche i protagonisti del Finnegans Wake di Joyce, H.C.E. e A.L.P., assumono talvolta dimensioni gigantesche e occupano interi quartieri di Dublino.
Secondo la tradizione cabalistica, i dieci Sefiroth, che formano la struttura del mondo, sono le membra di Adamo Cadmo, l’uomo originario. Questi sarebbe così gigantesco che ogni suo capello potrebbe essere descritto come un fascio di luce contenente milioni di mondi.
Adamo Cadmo è identificato anche con la figura che Ezechiele vide sul carro in trono e con la visione dell’”Antico dei giorni” in Daniele 7,13.
Jewish Encycjopedia
I termini macrocosmo e il suo correlativo
microcosmo furono usati dagli antichi filosofi.
Molti filosofi delle prime epoche della storia
della filosofia infatti consideravano il mondo
come un ente animato analogo all’uomo e
composto, come tale, da anima e corpo.
Quod est inferius, est sicut quod est superius, / et quod est superius, est sicut quod est inferius: / ad perpetranda miracula rei unius. / Et sicut omnes res fuerunt ab uno, mediatione unius; / sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione.
“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto / e ciò che è in alto è come ciò che è in basso / per fare i miracoli della cosa una. / E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, / così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento.”
Ermete Trismegisto
Macrocosmo e microcosmo sono in ambito tantrico, ermetico ed esoterico due concetti che rimandano ad una realtà che di per sé costituirebbe un insieme indivisibile, una unità dove le parti (il microcosmo) sono in rapporto ad un tutto (il macrocosmo). L’utilizzo di questi due concetti di macrocosmo riferito al tutto e di microcosmo per la parte del tutto che però a sua volta riproduce in piccolo il tutto, implica che il ricercatore, l’esoterista così come il fisico, postulino l’unità del loro oggetto di studio. Questi due concetti quindi, al di là del modo in cui vengono esplicitati nel concreto, nella sua essenza rimandano comunque ad un modello esplicativo unitario del sapere. Nel concreto, per esempio, per la filosofia ermetica il microcosmo era costituito dall’uomo mentre l’universo definiva il macrocosmo.
L’ermetismo
I termini macrocosmo e il suo correlativo microcosmo furono usati dagli antichi filosofi. Molti filosofi delle prime epoche della storia della filosofia infatti consideravano il mondo come un ente animato analogo all’uomo e composto, come tale, da anima e corpo.
Questa concezione si rispecchia specialmente nella corrente di pensiero detta misticismo ermetico: per l’ermetismo il rapporto che legava macrocosmo e microcosmo era un rapporto di analogia e il principio di analogia è a fondamento di questa visione della struttura del reale. Nel tentativo di pervenire ad una visione unificata dell’universo intero, ivi incluso l’essere umano, e per poter infine uscire dal caos della molteplicità inordinabile, l’ermetismo elabora questo assioma, detto di analogia o equivalenza, che lo stesso leggendario caposcuola, Ermete Trismegisto, avrebbe descritto in questi termini in un testo a lui attribuito, “La tavola di Smeraldo”:
“Tutto ciò che è in alto è come ciò che è in basso, tutto ciò che è in basso è come ciò che è in alto. E questo per realizzare il miracolo di una cosa sola da cui derivano tutte le cose, grazie ad un’operazione sempre uguale a se stessa”.
Ermete Trismegisto “La tavola di Smeraldo”.
Gli stessi pitagorici avrebbero tentato un’operazione simile, costituendo le scienze dei numeri, la matematica e la geometria, e i numeri stessi come elementi in grado di unificare l’universo, poiché erano proprio i numeri che creavano quelle corrispondenze tra le manifestazioni molteplici dell’essere.
Il principio di analogia, che non è proprio una eguaglianza vera e propria ma semmai è paragonabile a un “come se”, ha due caratteristiche fondanti. Esso infatti è simultaneamente:
1 Trascendenza (in quanto rimanda ad altro fuori di sé).
2 Immanenza (in quanto ci coinvolge in prima persona in quanto ciò che è altro è in analogia con ciò che ci costituisce internamente e viceversa).
Gran parte della filosofia presocratica è impregnata abbondantemente dello spirito dell’ermetismo, ma questa stessa ispirazione ermetica verrebbe individuata, neanche troppo celata, nel più nuovo movimento di pensiero, che viene ritenuto rifarsi ad una rilettura eterodossa della tradizione di pensiero ebraica e che sarebbe stata condotta da Gesù, identificato con il maestro delle scritture, “rabbi Jeschua di Nazareth”. Ciò sarebbe vero particolarmente nella esposizione gnostica del suo pensiero. Il Vangelo di Tommaso, detto “Didimo”, è attribuito ad un autorevole esponente della primitiva comunità cristiana di Siria, che viene ritenuta impegnata in una seria e profonda ricerca spirituale a partire dall’insegnamento del maestro. Didimo significa gemello, doppio, e sarebbe stato considerato infatti fratello gemello del rabbi stesso. In questo testo si legge:
“Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l’esterna, la parte esterna come l’interna e la parte superiore come l’inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina […] allora entrerete nel Regno”.
Vangelo di Tomaso, loghia di Gesù n° 22
Macrocosmo-microcosmo nei Rosacroce
Questo concetto acquista un valore centrale e fondante nel pensiero esoterico della leggendaria società segreta medioevale detta dei Rosacroce.
Macrocosmo-microcosmo nella filosofia del XVI secolo
I filosofi del XVI secolo ripresero questa teoria, considerando il mondo un organismo umano in grande, e l’uomo come un mondo in piccolo; da qui, l’opinione che a qualunque modificazione di uno dei due mondi dovessero corrispondere modificazioni nell’altro.
Macrocosmo-microcosmo e il romanticismo
Il filosofo Leibniz aveva elaborato il concetto di monade. Il movimento detto romanticismo media e riprende tramite la monade leibniziana la più antica rappresentazione del principio per cui la stessa complessità che si rinviene nel macrocosmo la si rinviene in ogni sua più piccola parte che lo costituisce e cioè nello stesso microcosmo.
Macrocosmo-microcosmo nella cultura contemporanea
Fisica, sociologia, teologia
Oggi il termine è riferito:
· all’estensione fisica dell’universo rispetto ad un atomo,
· alla società umana rispetto ad una comunità,
· all’universo in contrapposizione all’uomo,
· e talvolta a dio in contrapposizione all’uomo.
· L’uomo vitruviano, essendo inscritto in un quadrato e in un cerchio, diviene simbolo della corrispondenza matematica tra microcosmo e macrocosmo. L’odierna cosmologia ha recuperato tale idea mediante la teoria di Bohm.
· Anche san paolo enuncia una correlazione fra cosmo genesi e ontogenesi:
“La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo”
Romani 8, 19-23
L’evoluzionismo
Uno dei principi del pensiero scientifico dell’Ottocento dove le nuove concezioni evoluzioniste introdussero il rapporto significativo tra ontogenesi e filogenesi riattivano quel modello unitario legato appunto al principio di analogia tra macrocosmo e microcosmo ch’era stato la chiave di volta della filosofia romantica della natura. Questo principio esplicativo lo ritroviamo sotto altri nomi implicitamente e in particolare nell’evoluzionismo lamarckiano che sostiene la tesi secondo cui i caratteri acquisiti possiedono una caratteristica di ereditarietà. L’impronta del principio di analogia tra macrocosmo e microcosmo la ritroviamo ancora nella “legge biogenetica fondamentale” di Ernst Haeckel che trova un legame tra lo sviluppo dell’embrione che rimanda all’ontogenesi e la stessa evoluzione della specie che invece rimanda alla filogenesi.
La psicoanalisi
Il legame fra cosmogonia o cosmo genesi e ontogenesi, che rinverdisce il più antico principio di analogia tra macrocosmo e microcosmo, trova dei nuovi seguaci nella psicoanalisi appena ai suoi albori, ma mentre Freud si mantiene più cauto al proposito ritenendo questo modello unitario solo una ipotesi suggestiva senza quindi farla risaltare nell’ambito delle sue ricerche, un altro psicoanalista, l’ungherese Sandor Ferenczi, ne farà il baluardo delle sue teorizzazioni che gli costeranno anche l’ostracismo da parte dei freudani ortodossi.
Proprio a questo modello esplicativo unitario si rifaranno infatti i suoi ultimi e più importanti lavori: Thalassa: una teoria della genialità del 1924 e lo sviluppo compiuto delle tesi, in esse timidamente appena abbozzate, nel suo nuovo lavoro Thalassa – Funzione delle catastrofi nell’evoluzione della vita sessuale del 1932. La tesi sostenuta nell’opera che ha l’ambizione di voler elaborare una nuova cosmogonia propriamente psicoanalitica sostiene come la sessualità altro non sia che proprio un tentativo di ricomporre la dolorosa frattura tra mondo interno e mondo esterno.
Questo abbandono del terreno empirico più saldo dell’osservazione clinica per abbandonarsi ad una speculazione teorica peraltro di così ampie proporzioni benché esse fossero ancorate saldamente proprio alla esperienza clinica di psicoanalista del dottor Ferenczi gli costarono tra l’altro anche l’accusa da parte di Ernst Jones di demenza progressiva paranoide, dato il timore di uno screditamento pubblico della neonata scienza psicoanalitica che già aveva tanti nemici. Proprio per questo appunto sui cosiddetti “nemici” della psicoanalisi qualcuno ha visto nell’intervento censorio del dottor Ernest Jones stesso un atteggiamento paranoide che certamente non fa onore alla psicoanalisi. Tali riflessioni di meta psicologia sono state riprese dai recenti studi sul proto mentale.
tratto dal Volume 3 di “Rebis” (Microcosmo e Macrocosmo)
Marzo 2011 – TecnaEditrice
Per una Biblioteca del Sapere:
del mondo straordinario dell’umano pensiero, dell’alchimia, della mistica, della cabala, della magia, dei rosacroce, della massoneria.