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2. Sulla Questione dell’Ego

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Le antiche voci della Sacra Scrittura già dai confini del tempo, attraverso i Profeti, si scagliavano contro la seduzione dell’ego.
L’ego, pomposo quanto possa apparire, vive di un piccolo mondo personale fatto di indicibili limiti; il vive invece di Infinito, senza alcun limite.
Voler essere libero realmente (cioè risvegliato, liberato, salvato) significa scegliere l’Infinito Sé e bandire per sempre l’ego e i suoi limiti.
L’ego non va combattuto ma soltanto svelato; un velo dietro l’altro e si scopre che è fatto di “niente” (la sorpresa, infatti, dell’ultimo velo). È come per l’esempio della “Cipolla”: essa è composta da strati di sfoglie che tolte una dopo l’altra alla fine non resta che “niente”. La Cipolla è fatta solo di strati di sfoglie che non ricoprono “niente”. La Cipolla assume esistenza solo grazie alle sfoglie, gli danno realtà, consistenza, apparenza in questo mondo.
Lo svelamento dell’ego è ciò che si chiama Sadhana (Sentiero Spirituale); lo svelamento di un velo sono tutte le azioni fatte con consapevolezza nella nostra vita quotidiana, che dovrebbero avere lo scopo di mondarci da tutte le vecchie abitudini che tengono prigionieri ai vecchi schemi del mondo profano. Agli inizi della Sadhana risulta difficile l’opera di auto-osservazione per inchiodare quelle tendenze che purtroppo mascherate ci motivano verso le azioni delle sfere dell’egoismo, dell’ignoranza e della paura che mantengono sotto l’incantesimo delle peggiori espressioni dell’ego.
La sofferenza apportata dall’ego è data da “niente”, cioè dalle illusioni che ci lusingano e ad esse ci fanno identificare. L’identificazione alle illusioni e alle convinzioni è causa della maggior parte delle sofferenze. L’ego focalizzato come io personale non è vero che ama ma cerca solo di possedere una cosa, una persona, uno stato di cose-condizioni-eventi. Solo il Sé è capace di amare veramente perché vive di universalità, in modo impersonale, disinteressato senza aspettarsi o pretendere alcun ritorno. È impossibile amare veramente per un ego umano se non si RISVEGLIA al Sé. D’altronde gli ego-corpi-personaggi karmici vengono in questo mondo solo per risvegliarsi al Sé: non c’è altro scopo. Tutte le attività umane dovrebbero servire soltanto per questa Grande Opera di Risveglio delle Coscienze. La Sadhana infatti deve abbracciare tutta la vita del Sadhaka (ricercatore spirituale). L’uomo invece è dimentico di tale fondamentale missione terrena. Così l’Anima Immortale (il Sé) è costretta continuamente a riflettere sempre nuovi ego-corpi-personaggi per sempre nuove occasioni di trasformazione-risveglio. L’ego in perenne corsa verso chimere illusorie (successo, fama, ricchezza, carriera, potere, viaggi, sesso, apparire narcisistico) colleziona sofferenza, dolore, disagio del vivere perché non ha ancora compreso che ciò che inconsciamente sta cercando “fuori di sé” deve ricercarlo-risvegliarlo “dentro di sé” in quel “niente” oltre lo svelamento. È lì che risiede, da sempre, il Sé: nella Realtà che gli è propria e che l’ego non riesce a vedere perché identificato con i vari veli che coprono il “niente” egoico.
L’ego è illusorio; è una costruzione fatta dalle impressioni registrate delle vite passate; è fatto della materia dei sogni-illusioni con cui identificandosi avvia l’auto-inganno.
L’ego non è la Realtà; la Realtà è il Sé, cioè l’Anima Immortale.
L’ego fa ammalare di idolatria di sé stessi e perverte il senso di tutte le cose. L’ego fa adorare agli uomini le loro stesse opere. Sprofondare nell’illusione che sia un io personale (ego) a concepire una grande opera (quadro eccezionale, scultura magistrale, opera musicale divina, canto meraviglioso, voce stupenda, poesia sublime, struttura architettonica geniale, scoperta scientifica importante) non è forse idolatria? È l’Infinito che, usando l’ego che vela il “niente”, compie le grandi opere e/o tutte quelle cose (un canto, una voce meravigliosa, un'opera d’arte) che meritano considerazione, perché migliorano il mondo degli ego, aiutandoli in graduali risvegli. L’ego svolge la propria natura se permette al Sé di compiere le opere per l’Infinito e non quando appaga i propri bisogni illusori dell’indefinito.
I Profeti, i Saggi, i Maestri hanno insegnato come, prima di un lavoro importante, disconnettersi dalla realtà illusoria dell’io personale (l’ego) e connettersi con la realtà dell’Io Universale (il Sé).


L’ego secondo i testi sacri (sanscriti) dell’India antica.

L’Ente umano è costituito da più veicoli (guaine), è sottoposto alla dualità e quindi allo spazio e al tempo.
L’Ente umano in questo mondo è un essere vivente che si sperimenta tanto come soggetto (io-ego-aham) quanto come oggetto (mondo-idam). Sperimenta esperienza e conoscenza al fine di risolversi nell’Atman (il Sé, lo Spirito, la pura Coscienza).
L’essere vivente è un’anima individuata cioè un Jiva.
Il Jiva è un riflesso, un raggio cosciente della pura Coscienza. È un raggio-ego-corpo-personaggio karmico. La natura del Jiva, ovvero dell’ego, è produrre movimento, ingenerare energia-attività-movimento in quel “niente” a cui si accennava sopra.
La funzione del movimento che distingue l’ego è detta Ahamkara.
L’Ahamkara è il “senso dell’io” o potremmo dire “ciò che fa l’io” (un io particolare).
È, quindi, l’individuazione che genera il senso dell’egoità.
L’io-ego è associato al manas, cioè alla mente empirica distintivo-analitica e al citta, cioè al serbatoio delle latenze subconscie.
È grazie all’Ahamkara che si può innescare il processo di svelamento, nella sua utilizzazione positiva.

Quindi l’ego non è il vero essere. L’ego è solo un riflesso. L’ego non sa chi egli veramente sia.
L’ego è un processo di accumulamento di strati riguardanti sensazioni, emozioni, percezioni dei cinque sensi, opinioni, sentimenti, percepiti-registrati sia positivamente sia negativamente.
L’ego è falsità, menzogna, inganno di sé stesso, degli altri e poi del mondo. Eppure il reale potrà essere conosciuto solo attraverso il falso, cioè l’ego. L’ego è illusione quindi il reale potrà essere conosciuto attraverso l’illusione (maya). Prima del vero bisogna conoscere il non-vero. L’incontro con il falso aiuta a conoscere la verità. La verità sorge spontanea dopo aver incontrato il falso.
L’ego è sempre agitato, è sempre in cerca di nutrimento e il miglior cibo che gradisce sono le lodi degli altri: l’ego vuole sempre, continuamente attenzione.
Non bisogna avere paura di perdere l’ego. Perdere l’ego significa sperimentare la liberazione, la salvezza, il risveglio dall’oscurità.
Dalla perdita dell’ego al risveglio del Sé ci sarà un tratto di strada delle vertigini, uno sconcerto, una specie di terremoto che subito dopo si rivelerà salutare per sempre: è il trionfo dell’Anima.
L’ego comincia a risvegliarsi quando si accorge (in greco metanoein):
che l’uomo ordinario vede solo il DUE (il relativo) e non si accorge che l’Osservatore (uomo) e l’Osservato (cosmo) sono UNO: cioè l’Infinito OLOMERO (Olo = Tutto; Mero = Parte).


OM TAT SAT


Che il fuoco del “Risveglio” arda in tutti potentemente

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