gototopgototop
Registrazione

Centro Paradesha

SEI QUI: Home / Articoli / 4. Incontro con Raphael
A+ R A-

4. Incontro con Raphael

E-mail Stampa PDF
Dal sito: http://www.vedanta.it/maestri/moderni/raphael_01.htm


Di seguito una esposizione di un “Incontro” svoltosi con Raphael, nella forma classica da lui utilizzata di “Domanda” e “Risposta”.


D. Oggi si può notare una certa attrattiva per gli studi orientali e molti guru suscitano interesse e hanno seguito. Pubblicazioni sullo yoga vengono stampate da diverse case editrici e si può trovare un po' di tutto. Che cosa pensa lei di questa letteratura?

R. In verità bisogna riconoscere che c'è molta carta stampata in merito a questa tematica. Ma dobbiamo anche riconoscere che parte di essa lascia a desiderare.

D. C'è anche una rinascita degli studi esoterici, occultistici, magici, ecc., che seguono la tradizione occidentale. In questo campo ci sono molte altre pubblicazioni. Un neofita potrebbe leggere con fiducia libri di questo genere?

R. In questo campo la confusione e maggiore. Spesso dietro tale pubblicistica si nasconde un preciso interesse economico editoriale. Anzi, sarebbe meglio non toccare simile argomento.

D. Io, Però, le sarei grato se volesse darmi ugualmente un indirizzo che mi possa essere di aiuto.

R. Vede, la "Scienza sacra" costituisce uno studio particolare di quel più profondo aspetto che è la "Metafisica tradizionale" la quale -in quanto tale - è senza confini. Ora, questa Scienza non ha niente a che fare con l'occultismo divulgativo che si può trovare oggigiorno in riviste e libri. L'esoterismo, poi, per la sua particolare natura, non può essere oggetto di divulgazione a livello di massa. L'esoterismo è esoterismo e occorrono determinate qualificazioni per poterlo penetrare e vivere. Non bastano "predisposizioni veicolari'', ma bisogna avere una "Coscienza esoterica'', una "Dignità esoterica''. Sarebbe il caso di dire che oggi si è accesa soltanto curiosità per l'occulto, per il mistero.
Si deve, poi, distinguere tra esoterismo, occultismo, magia, e quella che viene chiamata parapsicologia, ecc. C'è grande confusione a tale proposito. In ogni modo, ci sono tentativi, qua e là, abbastanza lodevoli e interessanti, come è anche lodevole lo sforzo di qualcuno di voler chiarire, precisare, delucidare di là dalla vanità di notorietà e di interessi economici.

D. Lei ha accennato prima alla Metafisica tradizionale. Anche qui, penso ci siano delle incomprensioni. Mi vuole dare qualche accenno che mi illumini e mi metta in grado di comprenderne la sostanza?

R. In questa sfera c'è veramente incomprensione derivata, soprattutto, da ignoranza. Molti sono in buona fede. Ci sono alcuni, per esempio, che sono convinti di essere interessati alla metafisica. Alle prime battute del dialogo si può capire, però, che essi per metafisica intendono la parapsicologia, oppure l'occultismo, e così via; qualcuno, anzi, la medianità e cose di questo genere. Poi, c'è qualche persona che, nella sua infantile innocenza, parla di Ufo.

D. Secondo lei da che cosa deriva quest'errore d'interpretazione? La metafisica mi sembra che abbia un suo preciso contesto.
R. Le ripeto, da ignoranza. E' vero che oggi si dissacrano molte cose giuste e non giuste, ma è un dato di fatto che, per molti, questa parola vuole significare tutto tranne quello che veramente vuol dire.
La Metafisica tradizionale è un insegnamento che riguarda la natura dell'Essere, del noumeno dell'essenza, o la radice da cui trae sostentamento l'Unità principiale stessa.

D. Tutto questo non risponde semplicemente ad una speculazione filosofica fine a se stessa?

R. Tutt'altro. Dobbiamo aggiungere al termine Metafisica la parola "tradizionale", proprio per distinguerla dalla concezione - già degradata - di alcuni filosofi.

D. Allora questo termine è stato degradato dagli stessi filosofi?

R. Sotto certi aspetti dobbiamo dire di sì. Con la graduale "discesa" che c'è stata, fino al razionalismo materialistico, dei princìpi metafisici sono stati degradati a semplici concetti empirici sistematizzati. In tal modo e gradatamente, la stessa filosofia è divenuta una sterile dialettica o gioco intellettivo. Così, a questo punto, occorre fare una distinzione: la Metafisica sacra o tradizionale non è e non vuole rappresentare la metafisica speculativa e concettualistica. Diremo che l'avvento del razionalismo egocentrico ha distaccato il pensiero filosofico da quello tradizionale puro, e lo scientismo moderno - dico scientismo e non scienza nella sua più originale espressione - ha fatto precipitare quella filosofia, già sterilizzata e manchevole, rendendola una semplice discorsività mentale e una sintesi delle scienze. La filosofia è divenuta, in tal modo, subordinata alla scienza. Ho sentito parlare persino di filosofia della tecnica, oltre che di filosofia della scienza.

D. Devo concludere che la Metafisica tradizionale non accetta il razionalismo?

R. Non è che la Metafisica si contrapponga al razionalismo o che voglia escludere dal contesto degli strumenti conoscitivi il pensiero empirico. L'errore di fondo - secondo la Metafisica adizionale - è che il razionalismo, volendo risolvere i problemi dell'essere e del non-essere alla luce del rapporto soggetto-oggetto o della semplice conoscenza empirica si pone esclusivamente e dogmaticamente su un particolare quadro di riferimento o di coordinate. Così, il realismo empirico, senza volerlo, ci ha condotto ad un assolutismo relativistico senza uscita.
L'assioma:" E’ reale ciò che i miei sensi percepiscono o la mia mente razionale può afferrare e capire" non solo è filosoficamente inaccettabile, ma costituisce un freno alla ricerca filosofica propriamente detta. Comunque, s'incomincia a comprendere l'insufficienza di questo approccio conoscitivo perché s'intravede la possibilità di dati che sono di là dalla funzione percettiva o dal pensiero analitico. Dunque, per la Metafisica tradizionale questo tipo di conoscenza risponde solo a un grado di valutazione e di sperimentazione. Il pensiero, isterilendosi sul suo stesso limite, non poteva non portare, d'altra parte, che a una concettualità a circonferenza chiusa e sistematizzata.

D. Da quello che lei ha detto arguisco che la Metafisica tradizionale differisce dalla stessa metafisica profana, e soprattutto non ha niente a che fare con quello che oggi molti occultisti, spiritualisti, ecc., chiamano metafisica. è così?

R. Sì, senza dubbio.

D. Questa distinzione, comunque, è operata in senso arbitrario dall'uomo, oppure è la conseguenza di due metodi e di due distinte fonti di attingimento?
Mi riferisco, naturalmente, alle due concezioni della Metafisica sacra e profana in senso stretto.

R. Nella sua domanda c'è la giusta risposta. L'una è "Metafisica sacra", e non è frutto degli uomini perché la Tradizione è di ordine non-umano; l'altra è frutto del pensiero dell'individuo. In una civiltà tradizionale il particolare (profano) poggia sull'universale-principiale (sacro), ma oggi che tale tipo di società non esiste (qualche frangia è rimasta in Oriente), il particolare poggia su se stesso e, conseguentemente, più che nel generale, nella quantità e nel relativo non può non portare.

D. Mi vuole spiegare meglio questo "particolare" che poggia su se stesso?

R. E’ come se lei vedesse un uomo senza testa. Una persona privata della sua anima vitale è un guscio vuoto, un fantasma, un cieco. Vede, gli individui della nostra società del profitto, della competizione e della sopraffazione fisica e psicologica sono dei morti viventi, dei robot, privi di valori e di scopi. I valori universali o principiali dell'essere si trovano nella sua universalità di coscienza ed è su questa sfera che bisogna trasferire la direzione, lo scopo e la mente.
Ormai è noto che il particolarismo ci ha costretto nell'individualismo, nel quantismo, nell'autoaffermazione e quindi nell'assolutismo ideologico, nello scientismo, nel tecnicismo e, per ultimo, nel consumismo nelle sue varie configurazioni. Per ridare dignità all'uomo occorre riportarlo alla sua condizione universale-principiale e di sintesi; bisogna inserirlo nel contesto armonìco della Vita perché, in fondo, egli rappresenta una delle indefinite maglie della catena cosmica. Per riportarlo alla condizione di Homo Sapiens bisogna ridargli la testa, l'anima, il senso della sua polidirezionalità.
La Metafisica tradizionale si esprime in termini di sintesi, di unità e di armonia vitale, quindi di valori principiali che stanno al di là della semplice struttura psicofisica. La Metafisica tradizionale è modalità di vita.

D. Alcuni sono fermamente convinti che la metafisica sia qualcosa di astratto, una teoria di comodo, un'evasione; che cosa mi può dire a tale riguardo?

R. Poteva anche esprimersi come alcuni dicono spesso: " che non poggia sul reale-concreto", perché per codeste persone la Realtà coincide con il concreto, il solido, il terrestre tangibile. Comunque potrei semplicemente risponderle: la conoscenza empirica, o la realtà-concreta, poggia sul relativo, sul finito, sul fenomeno, sull'evanescente máyá, sulla rappresentazione mentale e sul divenire; in altri termini, sul non-essere. E ciò è un dato incontrovertibile per chi non ha preconcetti e unilateralità di giudizio.
E’, invece, proprio la metafisica che poggia sulla sola e unica costante, quella costante che tutti gli uomini cercano ansiosamente, quella costante che dà valore e significato allo stesso fenomeno, come ebbe ad affermare lo scienziato Max Planck. Ma noi sappiamo che in quest'epoca di "ferro" la verità viene rovesciata, purtroppo.

D. A questo punto vorrei chiederle che cosa ha a che fare l'Asparsavada con la metafisica.

R. L'Asparsavada è il sentiero metafisico puro, è quello della Non-dualità (advaita), è la via prospettata nella Mandukya Upanisad dal grande Gaudapáda, maestro del maestro di Shankara. E il sentiero del senza rapporto-relazione (soggetto-oggetto), del senza contatto (perché, Brahman-Realtà è uno e senza secondo), del senza sostegno (per l'individualità avida di appoggi ad ogni livello della manifestazione di maya).

D. Occorrono particolari requisiti per questo sentiero metafisico?

R. Indubbiamente sì; un pericolo può essere quello di cadere in uno sterile intellettualismo senza via di uscita.
Chi si accosta a questo tipo di metafisica con la semplice mente analitico-discorsiva non va molto lontano. D'altra parte, è facile cadere nella trappola perché l'Advaita-asparsa non rifiuta la mente analitica, come ho già detto, che la considera una tappa della sadhana. Il metodo, per esempio, di Ràmana Maharsi, il grande advaitin, è quello di dirigere l'investigazione o indagine su: chi sono io?

D. Sono molti quelli che si realizzano tramite la Metafisica tradizionale?

R. Diciamo che la Metafisica sacra è un insegnamento che verte sul Principio incausato quindi, come tale, appartiene alla Conoscenza suprema (paravidyá); per dirla in termini occidentali -perché, ripeto, la Metafisica tradizionale è una in tutti i luoghi e in tutti i tempi - appartiene ai "Grandi Misteri". Da quanto abbiamo detto si può arguire che non sono molti quelli che si accostano alla Metafisica pura, perché, si sa, i molti sono sempre più portati a determinarsi lungo linee di dualità, di sentimento, di sperimentazione psichico, ecc. Un gran numero, poi, di coloro che parlano o scrivono di Metafisica realizzativa rimangono su dimensioni eruditive.
Sotto questo punto di vista bisogna fare una triplice divisione: ci sono le persone di cultura che, ovviamente, s'interessano di tale problematica per la loro istanza professionale. Altre pretendono di trascendere il semplice fattore culturale, ma in effetti non è vero. S'illudono soltanto. La loro vita non è per niente coerente con i valori metafisici che propugnano. La loro coscienza non coincide con la conoscenza metafisica. Il loro modo di vivere è di ordine profano, critico, separativo e anche intollerante, ma possono avere un'intellettualità preminente per quanto ciò non implichi indice di realizzazione; come non lo implica, ad altri livelli, un "potere psichico" (siddhi) - anzi, tutt'altro'. Poi vengono coloro che vogliono "morire da vivi"; coloro che sono profondamente intenti ad attuare quella rivoluzione di coscienza che porta dall'avidyá alla vidyá e, ancora, alla trascendenza di entrambe.
La Conoscenza tradizionale è diretta alla realizzazione dell'ente. La Tradizione non ha dato questi insegnamenti per far trastullare la mente degli uomini. P, anche per questo che tale Metafisica-Conoscenza viene denominata sacra.

D. Lei pensa che i più siano veramente portati, non dico alla Metafisica realizzativa, ma a ciò che generalmente viene denominato yoga in genere?

R. Vede, molti sono pressati da problemi psicologici. La vita oggi sta imponendo un ritmo tale che rompe o altera la soglia di sopportabilità della coscienza. Ci sono scompensi psichici e frustrazioni familiari, professionali, di adattamento, ecc., per cui tanti sono come una barca senza timone; necessitano di conforto, addirittura di calore umano; vanno in cerca di qualche àncora dì salvezza; a volte sbagliano àncora, con conseguenze dolorose e incresciose.

D. Vuol essere un quadro pessimistico questo?

R. No, assolutamente. Ci sono, ovviamente, persone qualificate; ci sono state in tutti i tempi e ci sono oggi, anche se in proporzione minore. Solo che bisogna avere l'ardire di prendere consapevolezza dell'effettiva situazione psicologica degli individui, e non illudersi, o peggio ancora, voler credere per forza a ciò che non è: questo atteggiamento è tipico del moralista sentimentale.

D. Tempo fa ho incontrato un guru il quale sosteneva che le dottrine del Buddha, di Shankara e dello stesso Gesù sono superate e che oggi occorre un tipo di spiritualità nuova aderente ai tempi. Altro che metafisica!
Che cosa ne pensa di questa affermazione?

R. Mi perdoni se francamente le dico che certe domande, per la loro assurdità, non hanno risposta.

D. Non sono io a sostenere ciò, ma c'è qualcuno che pensa e dice di essere venuto a dare un nuovo tipo di realizzazione.

R. Le dottrine del Buddha, di Sankara e di Gesù - che poi non si contrappongono - sostengono, in sintesi, quanto segue: il Buddha afferma che la causa del dolore e della sofferenza è la sete del desiderio. Shankara, invece, sostiene che dietro il mondo del fenomeno, dei nomi e delle forme esiste la costante brahmanica; e ci fa notare che ciò non lo dice lui ma la Sruti (Veda e Upanisad). Gesù afferma che possiamo unirci al nostro Padre celeste svelando l'Amore. L'Amore, per Gesù, costituisce la chiave del regno dei Cieli.
Ora, possiamo mai affermare che queste verità siano superate o che la Realtà tramonti? Tutt'al più possiamo vedere se queste dottrine sono o non sono vere. Ma questa è un'altra questione, oltre al fatto che, nell'eventualità, bisognerebbe dimostrare la loro infondatezza.
Ma, adesso che ci penso, io credo che costoro volessero riferirsi al metodo realizzativo. Sa, un guru può avere il suo metodo psicologico e tecnico e si sa che certi guru propagandano il loro metodo come il migliore.
Tenga comunque presente, per concludere, che la Verità metafisica è al di là del tempo e dello spazio.

D. La ringrazio per la sua cortesia e per le sue precisazioni. Potrebbe, per ultimo, indicare un autore o dei testi di ordine metafisico tradizionale - a parte naturalmente quelli pubblicati dalle Edizioni Ashram Vidyá - che possano essere utili ai lettori?

R. Ci sono molti autori. Uno, ad esempio, abbastanza noto, che può essere accessibile ai lettori italiani, è il Guénon. C'è Ananda k. Coomarasvami che incomincia ad essere tradotto.


Centri Consigliati

centri consigliati

Libri consigliati

Libri consigliati

Riviste consigliate

Riviste consigliate

Link consigliati

Link consigliati