Ogni ente planetario incarnato in questo mondo transitorio del divenire deve fare la scelta fondamentale: decidere di uscire dal buio per entrare nella luce, e superare la Mescolanza.
Tutti coloro che scelgono lo “spirituale” come percorso di vita dovrebbero ricordarlo in tutte le circostanze.
Molti, infatti, sono gli ambiti spirituali dove si studia, si ricerca, si discute, si disserta, si prega, si canta, si medita ma può ascoltarsi, in sottofondo, il costante chiacchiericcio dell’ego.
Molti accorrono ben intenzionati tra le fila spirituali, pochi costruiscono una vera Sadhana, pochissimi iniziano un autentico sentiero realizzativo.
Pochi frequentano il regno dell’Anima; la maggioranza si incanta al cinema olografico dell’ego. Pochi si sintonizzano sulle onde esortatrici dell’Anima; moltissimi seguono il canto delle sirene della contro-iniziazione.
Quanto sosteniamo non vuole essere un rimprovero, un giudizio o un'ingiuria, ma la fotografia di una realtà che ci addolora e che tutti onestamente possono osservare. Ci dispiace immensamente osservare tanta sofferenza, tanto errare a vuoto.
Nelle nostre pagine cerchiamo sempre di stimolare le doti e le intuizioni di ogni possibile ente planetario in “ascolto” per farne un Sadhaka, un ispirato ricercatore spirituale non un semplice lettore di cose curiose e misteriose. Cerchiamo di far comprendere l’importanza di una individualità umana in risveglio, nei confronti della collettività (anima di gruppo).
Si vince l’ego se i propri bisogni vengono risolti, con il sentimento di capire come risolvere gli stessi bisogni per gli altri. Muoversi in tal senso eleva, innalza il potenziale della collettività bisognosa.
Il Sadhaka aperto all’ispirazione scopre la propria essenza e comincia a diventare un “centro spirituale di coscienza radiante”.
Un buon Sadhaka impara ad utilizzare l’intelligenza, la creatività, l’organizzazione, l’empatia ma soprattutto l’amore.
Un Sadhaka praticante è colui che ha deciso di trasformarsi dall’interno, rivolgendosi sempre alla Saggezza illimitata dell’Anima.
Il Sadhaka è colui che cerca di costruire in una forma tangibile (la sua vita diventa il suo messaggio visibile) la visione del trascendente e di un mondo migliore che è stato in grado di percepire al suo livello di coscienza.
Il Sadhaka reale è colui che resta sempre illuminato (nelle sue risposte comportamentali e comunicazionali) a casa, al lavoro, nella comunità.
Un Sadhaka che si risveglia e cresce realmente, rifiuta ogni immagine apparente di sé stesso per “essere” sempre. Egli smonta le definizioni di potere, di comando, di leader come vengono intesi erroneamente nel mondo profano.
Il potere, il comando, la leadership, in mano all’ego, formano persone senza scrupoli, autocrati, dittatori, individui affamati di “volontà-potenza”; sotto la guida dell’Anima, trasformati in positive caratteristiche, possono costruire una società umana più illuminata e più felice.
Il mondo ha già fatto innumerevoli volte, l’esperienza dei leader mascherati da buoni governanti che parlavano di spiritualità, di nuova era, di buon governo, di sacrifici necessari per un mondo futuro migliore (sempre troppo lontano per i governati e immediato per sé stessi).
Chi esce dal buio apre i suoi occhi alla luce e vede, ciò che per gli altri sono ancora misteri; realtà molto semplici che permettono di rispondere ai bisogni, propri e altrui, dal più alto livello spirituale: una naturale guida dal grande senso di unità, in grado di realizzare la propria visione creativa.
Il risvegliato individua e riconosce la semenza divina nascosta nel silenzio del cuore degli esseri che cercano l’elevazione dalle bassezze del mondo e così risponde sostenendo l’incontrato con la propria consapevolezza.
Uscendo dal buio si scopre il campo infinito di tutte le possibilità e si avverte come la consapevolezza si muova come un’onda nell’oceano sconfinato dell’esistenza e si comprende come tutto può essere elevato, innalzato al punto più alto del regno silenzioso dello Spirito.
Chi esce dal buio vede chiaramente le tante strade percorribili da coloro che ancora brancolano nella notte oscura del loro cuore e può ispirare, suggerire, indicare una via-proposito che può gradualmente offrire i venti rigeneranti del regno dell’Anima.
Molti Sadhaka possono avviare un processo naturale di risveglio nella vita quotidiana della società umana vittima di una crisi esistenziale senza soluzione apparente.
Seguano, gli enti planetari, la Saggezza del regno dell’Anima: lo Spirito non fallisce mai quando le forze oscure dell’ego si ritirano.
Il buon lavoro di un Sadhaka può scavalcare gli interi stadi evolutivi dei bisogni dell’essere umano e incontrare i bisogni superiori della crescita spirituale. Un tale Sadhaka ha compreso la modalità della trasformazione e acquisito la capacità di trasmettere la propria conquista senza tuttavia foggiarsi o magnificarsi, della bravura e dell’eccellenza della leadership.
Un buon risvegliato ha conquistato la visione intravista e l’abilità di manifestarla dentro e fuori di sé. Egli ascolta attorno a sé ma ascolta anche dentro di sé perché questo modus operandi gli fa compiere i giusti passi.
Il Sadhaka risvegliato osserva e ascolta:
· con i sensi;
· con la mente;
· con il cuore;
· con l’Anima.
tratto da "La Visione, il Mezzo e la Trasformazione", di Rosario Castello (su: www.amazon.it)
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