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404. Saggezza di Vittorio Andreoli

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Presentiamo, di seguito, un profondo sentimento, espresso nella forma di un articolo, del saggio psichiatra Vittorio Andreoli, pubblicato il 2 settembre 2013 su “il Fatto Quotidiano” (www.ILFATTOQUOTIDIANO.IT).

Si vuole anche ringraziare “il Fatto Quotidiano” per alleviare i cittadini, oltre che a informarli, delle sofferenze provocate dalle vergogne d’Italia e rinfrancarli con tali “perle” balsamiche, così da permetterci ancora di poter sperare.

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*****

Forse è troppo tardi. Temo si sia già spenta. La saggezza è morta e il tempo presente ne ha un bisogno estremo. Il bisogno dei morti, quando ormai i vivi seminano soltanto morte.
Benedetto Croce ci ricorda che se scompare una parola non resta più nulla del pensiero che conteneva. E non ne rimane nemmeno il ricordo, come uno di quei cimiteri d’Irlanda in cui le tombe non portano nemmeno più il nome di chi vi è interrato.
Senza la saggezza l’umanità è vuota, sente che manca sempre qualcosa, ma non sa cosa. È la saggezza che non c’è più.
La saggezza si chiede quale è il senso dell’uomo nel mondo e soltanto dopo fa progetti e si mette a correre.
La saggezza un tempo si coniugava soprattutto con i vecchi. E i vecchi oggi sono morti, uccisi dalle belle maniere.
Si può ammazzare il corpo e allora di un uomo scompare tutto. Ma si può ucciderne la personalità e così si incontrano corpi che se la portano in giro defunta. Si può uccidere anche la dimensione sociale dell’uomo, il suo significato nel mondo, il suo senso dentro la comunità. E rimane un inutile, un Nessuno, uno che sembra esserci ma è come se non ci fosse.
Io sono vecchio, un nessuno che sogna la saggezza.
La saggezza non è intelligenza, non è bellezza, non è successo … la saggezza è il senso dell’uomo che si esprime soltanto insieme agli altri e dunque ha la dimensione del Noi di quel noi che è morto.
La saggezza non ha un prezzo, non è quotata alla Borsa di Wall Street. La saggezza è silenzio, è gioia e si può piangere di gioia.
La saggezza è sapere che l’Io senza il Noi delira e diventa carne da manicomio. La saggezza non è potere: faccio perché posso, ma semmai è un muoversi lentamente per fare qualcosa che serve a tutti. La saggezza non urla, è meditazione. Si basa sulla fragilità dell’uomo, che è una sua caratteristica strutturale, esistenziale.
Il potere è la forza che sottomette, la fragilità è il bisogno dell’altro, senza è come trovarsi in un deserto dove si esperiscono soltanto illusioni.
L’amore nasce dalla fragilità, dal senso del proprio limite. Ma l’amore è diventato mercato: si compra e si vende.
Domina la stupidità, il credere di essere dèi mentre si è soltanto mistero, di essere grandi e si è attaccati ad “un filo di ragno”. Dominano la furbizia, l’inganno di chi crede di imbrogliare l’altro e sta truffando se stesso, l’invidia di chi corre per aver ciò che un altro possiede e si dimentica di quanto ha.
La saggezza non è la giustizia dei tribunali, non è la verità che puzza sempre di sopraffazione, è la ricerca continua di senso, di pace, di serenità.
Non è saggio condannare ma perdonare.
La saggezza si esprime dentro con un sorriso. È usare le mani per una carezza, non per strangolare.
Ho voglia di saggezza, ma forse non c’è più, se l’avete vista da qualche parte, ditemi dove, e a passi lenti e stanco, la raggiungerò. Ho bisogno di guardarla in viso per poter almeno sperare.

Vittorino Andreoli
tratto da “il Fatto Quotidiano” – 2 settembre 2013

 

Gli ultimi titoli di successo dello psichiatra Vittorino Andreoli, Editati da Rizzoli
Il denaro in testa 2011
L’uomo di superficie 2012
I segreti della mente 2013

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