“Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta ed angusta la via che mena alla vita, e pochi son quelli che la trovano”.
Matteo 7:13-14
“È più facile che un cammello entri attraverso una cruna di un ago che non un ricco in paradiso”.
parole di Gesù
“Vi è tal via che all’uomo pare diritta ma finisce col menare alla morte”.
Proverbi 16:25
Quello della carne e del sangue è un grande “mistero” che deve essere conosciuto e compreso giustamente ma non è esso che farà conquistare il Regno dei Cieli.
Sul cammino della prospettiva delle Strade Alte si incontrano simboli e concetti di grande utilità e stimolo per il risveglio della coscienza spirituale.
Molte sono le espressioni che incontrandole, accompagnano con facilità oltre la mente e i suoi domini.
Si incontrano espressioni come:
“l’alto e il basso”; “il cielo e la terra”; “il Regno dei Cieli”; “la discesa divina”; “l’ascesa in Cielo”; “l’uomo e la sua ombra”; “il contro-Cielo”; “il motore immobile”; “l’interiore e l’esteriore”; “il profondo e il superficiale”; la “Porta stretta”; “ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso, per compiere i miracoli della Cosa-Una (l’Uno senza secondo)”.
Ne esistono tantissime.
Vengono prese in considerazione “cose” osservabili attorno agli enti planetari ma guardati e intesi in un’ottica spirituale.
Ad esempio il “cielo” e la “terra” vengono indicati come punti-spazi, cioè “l’alto” e il “basso” (“esteriorità”) ma sono anche, per estensione, “l’interiore” e “l’esteriore” (“bassezza”). Il “basso” e “l’esteriore” assumono, nell’ottica spirituale, un senso riduttivo mentre “il cielo” e “l’interiore” un senso espansivo, elevato, superiore; il “Regno dei Cieli” apre all’illimitato.
I simboli e i concetti vanno sempre intesi nel loro significato cosmico e per questo emergono rapporti di analogia per ogni espressione.
Il “basso” è il mondo orizzontale, delle misure, della quantità, del divenire, della transitorietà; l’”alto” è la realtà verticale, il “Regno dei Cieli”, il mondo spirituale dell’unione tra “creazione” (spirituale) e creatore (Dio).
Tra la “terra” e il “cielo” c’è l’altezza che suggerisce l’abisso tra l’essere decaduto e Dio.
Quando si invita il ricercatore spirituale a vivere verso l’”interiore” si vuol intendere di tendere verso l’”alto”.
Ad un certo punto del cammino spirituale si suggerisce al Sadhaka di affrontarlo in modo più profondo, cioè manifestando alcuni aspetti sacrificali nell’iter esistenziale e ciò corrisponde al momento in cui deve scegliersi, senza tentennamenti, l’attraversamento della “Porta stretta” del sentiero realizzativo intrapreso. Attraversata detta “Porta stretta” si deve percorrere il sentiero realizzativo fino in fondo, fino a che il Sadhaka “muore al mondo”.
All’occhio profano la “Porta stretta” appare, per suggestione dialettica, misteriosa ed oscura ma all’ente pronto che l’attraversa si rivela luminosa e beatifica: non un passaggio oscuro ma la collocazione al Centro (alla Presenza) della Dimensione divina. La “Porta stretta” si rivela il punto-momento di ritorno all’”Origine”: si vive, ancora sulla terra, il Continuo-Infinito-Presente.
La “Porta stretta” conduce alla Verità Assoluta e Primordiale.
tratto da "Alla Fonte - Cammino Esoterico", di Rosario Castello (su: www.amazon.it)
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