Quando siamo intrappolati nell’attaccamento per chi ci è caro o nell’ostilità per chi consideriamo nemico, nella luce della speranza o nell’oscurità della disperazione, il progresso nella devozione si arresta. La vicinanza a Dio aumenta quando siamo attirati da uomini santi, dai testi sacri, dai templi e dai luoghi di pellegrinaggio; è distrutta invece dall’influenza negativa di persone malvagie, da cattive compagnie, da letture grossolane e da luoghi profani.
La mente diventa una pattumiera quando facciamo cattive letture o frequentiamo cattive compagnie, ma si trasforma in un fragrante giardino fiorito quando ci nutriamo di letture elevate e di amicizie virtuose. Chi è abituato a vivere in paradiso, se inviato all’inferno per espiare qualche colpa, sarà capace di creare un piccolo paradiso anche lì; al contrario, chi è avvezzo all’inferno sarà capace di riprodurlo persino in paradiso.
I ladri e gli adulteri appaiono disgustati da furto e adulterio, e i viziosi e gli avari inorridiscono per i vizi e l’avidità. Ma tali nobili sentimenti prosperano solo nei momenti vantaggiosi, ma si dileguano durante quelli difficili. Benché tutti riusciamo talora a scorgere le nostre debolezze, tali momenti sono in verità radi e di breve durata; perciò la consapevolezza degli uomini non fa in tempo ad avvantaggiarsene ed esse falliscono nell’individuare la giusta strada.
Il desiderio di far proprie buone abitudini e di seguire un retto agire sorge soltanto stando in contatto con persone che vivono eticamente. Perciò, per risvegliare in sé la naturale spinta verso una vita dharmica [che segue i principi del dharma o etica universale] il sadhaka deve abbandonare le cattive compagnie e frequentarne di virtuose. In questo modo egli diverrà un sattvaguni (colui che ha padroneggiato in se stesso la qualità della pace) e potrà combattere i sensi e vincerli.
Quando si sviluppa sincero interesse per un vero santo, per autentiche sacre scritture e per Dio, si è stati benedetti dalla buona sorte. Se ancora sorge un profondo amore per Dio e i buoni propositi si rafforzano, allora la propria buona sorte raggiunge il massimo grado. Quando Dio accoglie sotto la propria ala protettiva il devoto, né fortune e né miserie del mondo possono più avere effetto su di lui. Allora il devoto è avvolto da incommensurabile e inesprimibile felicità. Questa è la completa pienezza.
Quando il sadhaka incontra un guru, la sua attenzione dovrebbe essere rivolta a lui. Se questo non accade, ciò è perché il sadhaka non si sente degno, oppure ha sbagliato nella scelta del guru. Se non si sente degno, egli dovrebbe acquistare il merito servendo il maestro. Se sente di aver fatto una scelta sbagliata, dovrebbe cercare un buon maestro e arrendersi completamente a lui. Il sadhaka non dovrebbe essere avventato nella scelta del maestro, né dovrebbe cambiarlo secondo la convenienza del proprio ego.
Quando l’allievo ha incontrato il guru, dovrebbe prodursi un meraviglioso cambiamento nella sua vita. Se egli rimane ancora ateo, ombroso o debole, senza fede e autocontrollo, allora ciò vuol dire che l’aspirante ha un eccesso di impurità e che non è ancora degno della guida di un guru. Per fare progressi si devono cercare buone compagnie, incontrare persone elevate, leggere testi sacri e promuovere buoni pensieri.
Un vagone ferroviario non può mettersi in moto da solo; se però è collegato a una locomotiva può viaggiare per migliaia di chilometri spinto dalla forza del locomotore. Il Sadguru (Maestro Perfetto che è la Verità stessa), con il suo enorme potere, è la locomotiva che spinge il buon discepolo ai piedi di Dio. Come il vagone ferroviario è agganciato alla locomotiva, così l’allievo dovrebbe essere saldamente collegato al Sadguru, allora egli riceverà tutto il divino potere del suo maestro. Il discepolo dovrebbe diventare il soldato e fare del suo Sadguru il comandante. Egli dovrebbe essere il mezzo dell’azione del guru, donando a lui tutta la propria anima. Dovrebbe affidare al Sadguru l’imbarcazione della propria vita e offrirgli il timone consentendogli di condurla a destinazione in qualsiasi modo ritenga opportuno. Se un allievo non ha fede nel Sadguru, non è ancora un degno sadhaka. Soltanto un discepolo che ha completa fede in ogni parola del proprio Sadguru e che obbedisce alle sue istruzioni senza creare problemi, può liberarsi dalla stretta di maya (illusione).
Satsanga è un termine composto da due parole. Sat significa Dio (Verità) e sanga significa legame, quindi satsanga è il mezzo attraverso il quale si sviluppa il legame con Dio.
Se la relazione con un individuo aumenta l’affinità per il bene e la repulsione per il male, allora questo contatto può essere chiamato satsanga. Se la relazione con qualcuno rende visibili i propri difetti, risveglia disgusto per essi e sviluppa un’incondizionata adesione alla virtù, allora questo contatto può essere chiamato satsanga. Se il carattere di un individuo suscita la nostra fiducia e ci conduce sul sentiero della rettitudine ispirandoci a vivere eticamente, allora questa relazione può essere chiamata satsanga. Se l’unione con qualcuno accende in noi l’amore per Dio, genera nuova conoscenza, promuove una vita virtuosa e accresce in noi il desiderio di rompere i legami coi sensi, allora questa relazione è satsanga. Buone letture, luoghi sacri e tutto ciò che ispira devozione verso Dio e dà forza all’astinenza e al retto agire, possono essere definiti satsanga. Quando il satsanga è vero, l’individuo è in grado di vedere i propri difetti.
Per mezzo del satsanga, il desiderio di compiere buone azioni aumenta giorno dopo giorno, diminuiscono le asperità del proprio carattere, la dedizione a Dio si manifesta con entusiasmo, si trova la forza di osservare i propri doveri e si è felici di prendere i voti. Qui sorge l’amore per le letture elevate e la parola dei santi. Si prova grande gioia nel parlare e nell’ascoltare di Dio. Buone abitudini compaiono spontaneamente mentre quelle cattive svaniscono. Se non si manifesta questo cambiamento, si dovrebbe riconoscere che il proprio progresso spirituale non è ancora iniziato.
Se trovi un individuo che risveglia in te questi buoni sentimenti, dovresti rivolgerti a lui come al tuo Sadguru e servirlo, restando in continuo contatto con la purezza della sua anima.
tratto da “Vademecum del Sadhaka” di Swami Kripalvananda
www.kripalvananda.org