La <<Dichiarazione Universale>> dei Diritti Umani, del 10 dicembre del 1948, avrebbe dovuto essere, in questi ultimi 60 anni, il documento guida a cui, ogni Cittadino, ogni Paese, ogni Stato, ogni Governo, ogni Organizzazione avrebbe dovuto riferirsi per condurre l’umanità fuori, definitivamente, da ogni possibilità di attacco fisico, morale, sociale, spirituale da parte della genia dei tiranni.
Così non è stato. Perché? Il lettore lo scoprirà lungo le pagine di questo libro.
La <<Dichiarazione Universale>> rimane, nonostante tutto, un importante documento di portata storica da cui poter ripartire e al quale continuare a riferirsi.
Sulle linee guida della <<Dichiarazione Universale>> del 1948 sono state scritte le <<Costituzioni>> di molti Paesi le quali rappresentano la Fonte giuridica situata al più alto grado gerarchico, il che significa che i principi in esse sanciti, non solo affermano i diritti e i doveri cui debbono rispondere i singoli cittadini (poteri privati) ma nello stesso modo, obbligano e limitano, l’attività stessa dello Stato, delle sue funzioni e dei suoi rappresentanti (poteri pubblici). Queste caratteristiche appositamente volute dai padri costituenti dovevano preservare gli Stati, sia dalle disuguaglianze manifestatisi in quelle Nazioni liberali dove lo strapotere dei più forti economicamente si era abbattuto senza censure sui più deboli, sia a scongiurare il pericolo di dominio incontrastato di un singolo su una moltitudine di persone attraverso il culto della sua autorità indiscussa, anche quando questi avesse raccolto su di se i favori della maggioranza della popolazione di un Paese, come era accaduto nelle dittature di metà Novecento.
Ebbene questa peculiarità, per la quale la sfera del decidibile (ciò che può essere deciso o non deciso) viene rigidamente delimitata dai diritti fondamentali garantiti a tutti gli individui e dunque sottratti sia alla disponibilità del Mercato che della Politica, e che nessuna maggioranza, neppure l’unanimità, può legittimamente decidere di violare o di non soddisfare, spiega il perché in questi ultimi anni (in particolar modo in Italia), sulla scia del crescente illegalismo di tutti i poteri, privati e pubblici, qualche individuo, falsamente democratico, dietro la scusa dell’aggiornamento dei principi in essa contenuti, ha cercato più volte di minare l’essenza della vecchia <<Costituzione>> repubblicana con l’evidente intento di ridurre o eliminare, le libertà, i diritti e i limiti posti all’esercizio del potere, già indicati perfettamente in essa. Questo individuo, servo del proprio egoismo, nella cieca obbedienza all’ordine di un "potere oscuro" ha promosso una concezione della libertà e della democrazia, come assenza di regole e di controlli, di limiti e vincoli, nella direzione di un neoassolutismo che ha interessato sia l’autonomia dei privati (poteri economici) sia quella della politica. Abbiamo però parlato di un "potere oscuro" poiché questa insofferenza alle regole, ai controlli e l’aperta squalificazione della legalità attraverso l’esibizione della pratica dell’illegalità e dell’ingiustizia, non è un fenomeno limitato al solo Paese Italia ma si pone alla base, pur nella loro eterogeneità, di tutte le rotture della legalità che abbiamo visto manifestarsi in questi ultimi anni nel mondo, come la sospensione del diritto causata dalle leggi anti terrorismo adottate nei tribunali di alcuni Paesi, alle leggi “ad personam”, all’utilizzo della guerra come risoluzione delle dispute internazionali e la conseguente legittimazione dei vari genocidi che da queste sono scaturiti.
Più che rivedere, indebolendo, la <<Costituzione>> bisognerebbe al contrario in questo delicatissimo momento storico, riaffermare e far rispettare capillarmente ogni articolo in essa contenuto.
La <<Dichiarazione Universale>> fu una sorta di Costituzione embrionale del mondo, che aveva il fine di vincolare nei loro rapporti internazionali, alla pace e alla garanzia dei diritti dell’umanità, tutti gli Stati ad essa assoggettati, ma ciò che abbiamo visto manifestarsi, in ogni dove in questi 60 anni, è letteralmente contrario al suo spirito.
La <<Dichiarazione Universale>> è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con otto astensioni (fra cui quella dell’Arabia Saudita – erano dieci i Paesi presenti a maggioranza islamica – ).
La <<Dichiarazione Universale>> contiene un lungo preambolo che parla della "Famiglia Umana" e della assoluta necessità di promuovere lo sviluppo dei rapporti amichevoli tra le Nazioni. È avvenuto tutto ciò? Le buone intenzioni hanno seguito i fatti?
Ciò che è scritto elegantemente nella <<Dichiarazione Universale>>, in molte <<Carte>>, in molte <<Costituzioni>> e in migliaia di belle <<Leggi>> è in conflitto, e in netto contrasto, con quanto viene invece applicato nella vita delle persone e nelle "cose" dei vari Paesi.
In ogni parte del mondo, è stata fatta violenza ai diritti dei singoli, a quei singoli che formano la massa indifesa di un popolo. Il fenomeno della sottrazione dei diritti, anche quelli che si erano già acquisiti, è in forte aumento.
A esercitare questa sottrazione, in primis, sono proprio i governanti (straricchi di privilegi) dei vari Paesi, con i soliti pretesti banali riguardanti la sicurezza del cittadino che non può esimersi dalle vessanti richieste di sacrifici per il bene di tutti.
Di seguito qualche Articolo, dei trenta, della <<Dichiarazione Universale>>:
<<Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza>>
Art. 1 della Dichiarazione Universale
<<1. Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza limitazione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.
2. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia che tale territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi altra limitazione di sovranità>>
Art. 2 della Dichiarazione Universale
<<Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona>>
Art. 3 della Dichiarazione Universale
<<Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù: la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma>>
Art. 4 della Dichiarazione Universale
<<Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti>>
Art. 5 della Dichiarazione Universale
<<Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica>>
Art. 6 della Dichiarazione Universale
<<Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione>>
Art. 7 della Dichiarazione Universale
<<Ogni individuo ha diritto ad un’effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge>>
Art. 8 della Dichiarazione Universale
Eccetera, eccetera.
Non esiste alcuna "Sentinella" dei Diritti Umani a vigilare.
Le Chiese non vigilano ma si limitano a straparlare a violazioni avvenute, sedute sulle indecenti montagne di agi e privilegi.
I vari Istituti, Nazionali e Internazionali, parlano dei Diritti Umani ma senza fare qualcosa di potente per farli rispettare veramente, quei principi non sono stati mai affiancati da un sistema adeguato di istituzioni giudiziarie internazionali, in grado di sanzionare le violazioni o le inadempienze dei diritti e delle relative garanzie primarie da parte dei grandi poteri economici e politici transnazionali.
Di fronte a questo “vuoto” di diritto pubblico, le varie Associazioni fanno poca cosa in quanto non asservite alla politica dei più forti.
Esistono molti lavori di riflessione, di ricerca e di studio dei Diritti Umani ma il mondo è immerso in una tragica situazione e prossimo ad un serio pericolo.
I Diritti Umani una volta riconosciuti dovrebbero avere un "Valore perenne" perché non possono essere soggetti a continui cambiamenti e sottrazioni a seconda dell’umore politico della maggioranza di governo del momento o degli interessi degli organismi internazionali.
Una <<Dichiarazione Universale>> dei Diritti Umani, una volta accettata e riconosciuta a livello internazionale, deve salvaguardare veramente la dignità dell’uomo, vigilando e intervenendo per quanti patiscono occasionali o sistematiche violazioni dei loro diritti.
I Diritti Umani non devono e non possono restare solo belle parole su una <<Carta>> esposta da un gran numero di Paesi che i rappresentanti usano a proprio piacimento.
I Diritti Umani devono essere un solido fondamento etico e spirituale, sostenuto dalla piena consapevolezza dello svolgimento dei <<Doveri>> di ognuno.
È mancata, finora, una autentica promozione, di tutti i diritti fondamentali per la dignità di ogni uomo, ancorata all’importanza dello svolgimento dei <<Doveri>> di ognuno.
Lo svolgimento dei <<Doveri>> di ognuno può rafforzare il riconoscimento, la tutela e la promozione dei diritti fondamentali di tutti. I Diritti si rivendicano, i Doveri si compiono.
I Diritti Umani sono un dato universale nella coscienza umana, al di là dell’ambito della cultura o del credo di appartenenza. Non esistono, infatti, diritti più importanti di altri come non esiste un diritto di un individuo più importante di quello di un altro individuo.
I Diritti Umani non hanno una gerarchia, perché sono un tutt’uno sin dalle <<Origini>> nella coscienza umana.
I Diritti Umani sono Universali e non possono cambiare lungo le età a seconda dei momenti storici, culturali e politici.
I Diritti Umani sono fragili senza una visione etica e spirituale dell’esistenza.
Infatti ottenere quelli che si reputano i propri diritti a discapito di quelli di altri, significa venire meno alle Leggi dell’equilibrio e dell’armonia e quindi tradire i propri doveri verso la <<Legge della Vita>> inerente tutta l’Umanità.
La Vita è per tutti: è partecipazione; è condivisione.
Dove la Vita è fatta prigioniera dall’egoismo giunge inesorabilmente la distruzione e la morte.
L’egoismo tradisce la <<Legge della Vita>> perché vieta lo scorrere armonioso dell’amore nell’intera comunità umana. Il cittadino senza libertà diventa suddito.
L’uomo egoista che prevale in questa epoca sta diffondendo la morte e una cultura sbagliata della morte.
L’uomo egoista delle stanze del potere, di destra e di sinistra, continua a sfornare proposte offensive per la dignità dell’uomo: offre bonus; card; organismi di solidarietà per i più bisognosi e per i poveri, invece di creare le condizioni più favorevoli, affinché questi possano elevare e risolvere, la propria condizione.
La maggior parte degli uomini al potere, per egoismo, ha svenduto il <<Bene Comune>>.
Nello scorrere di alcune generazioni si sono visti ridurre gli spazi di partecipazione libera, di democratizzazione vera e gli spazi legittimi del merito. Si è vista la valorizzazione delle persone giuste contrastata dai "poteri arroganti" che preferiscono un certo tipo di selezione per la classe dirigente utile ai loro scopi.
Ma perché nessun egoista al potere non offre le soluzioni alla rimozione delle cause della povertà?
È ora di smetterla di fare l’elemosina, la carità all’individuo, o ai pezzetti di umanità meno fortunati. Non è questione di fortuna ma di egoismo di chi spigola su solidi privilegi riducendo il benessere per tutti a una scala gerarchica di possibilità di accesso.
Le guide egoiste dei popoli hanno ingenerato una moltitudine di individui devoti all’ignoranza e all’egoismo. La maggioranza degli individui ha smarrito quel senso di appartenenza a un’entità unitaria quale può essere un popolo nazionale, internazionale o mondiale che sia: ha perso il senso di unità planetaria.
Sentirsi un popolo è un’idea che sorge da un <<sentimento di unità non materialista>>.
È ora, infatti, di migliorare tutti realmente attraverso un lavoro di associazione tendente a realizzare una <<materiale opera concreta di benessere>> per un <<alto fine spirituale>>.
Per mezzo di una lenta ma costante educazione spirituale, l’Umanità potrà ritrovare la sua naturale <<Condizione Originaria>> illuminando ogni via umana e rendendo felice il cuore dell’<<Intera Umanità>>.
C’è bisogno, della diffusione su larga scala, di sinceri sentimenti creativi e costruttivi.
C’è bisogno, su larga scala, di <<risveglio spirituale>>.
La <<Libertà>> è tale in presenza di una coscienza risvegliata; di contro in presenza di una coscienza obliata (da educarsi al risveglio) è licenza, trasgressione, provocazione, perversione.
Gli uomini nascono in una condizione di naturale disuguaglianza.
L’equivalenza è per tutti gli uomini in quanto è una conquista di coscienza.
Gli uomini non sono uguali ma tutti hanno gli stessi diritti e lo stesso valore.
Bisogna ricreare un mondo di ideali che infiammino gli individui e facciano emergere in loro idee e sentimenti che non pensavano di avere, così da fargli sentire importante il fatto di testimoniare, nella vita di tutti i giorni, certi principi.
Diffondere le idee di libertà ed i principi che, all’occorrenza, spingano alla difesa delle idee ritenute giuste apre ad uno spontaneo processo di educazione, dove la scuola di formazione è lo spazio nel quale le persone instaurano retti rapporti umani.
<<Dove viene a mancare il naturale espletamento dei Diritti Umani si diffonde, a tutti i livelli della scala sociale, il comportamento illegittimo, e il mancato rispetto della Legge fa precipitare nell’ingiustizia che diventa norma, e il Male, incontrastato, prende possesso di ogni dove>>.
tratto da “Il Volto del Male – Mistero e Origine”, di Rosario Castello (su: www.amazon.it)
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