La Volontà di Potenza di alcuni uomini ha infettato la Classe Dirigente del Mondo
La classe dirigente nel Mondo è infettata.
La classe di coloro che dirigono, prendono decisioni e influenzano la qualità della vita dei più è infettata, avvelenata, corrotta, si trova, cioè, in uno stato di putrefazione. Gli effetti di questa putrefazione vengono evidenziati dalla follia degli eventi che ogni giorno sfilano sotto gli occhi di tutti.
La potente classe dirigente non riesce più a nascondere, con la bravura di prima, le proprie malefatte.
Ogni organizzazione, dove entra un dirigente dall’animo corroso da un’insana volontà di potenza, viene contagiata e infettata.
Il Mondo è attraversato dalla terribile follia di un’insana volontà di potenza.
Ciò è dovuto perché, dagli abissi della subcoscienza umana, si è liberata, in modo feroce, una “PAURA” che l’uomo non ha mai il coraggio di riconoscere, di identificare.
Il disagio epocale, che è inadeguatezza alla vita, sollecita fortemente, con la velocità che lo distingue, risposte di ignoranza, di egoismo e di paura.
Ogni dipartimento della società umana ha, tra i suoi membri dirigenziali, degli “ammalati” di volontà-potenza, di quel tipo di volontà che si esaurisce nel comandare, nel dominare gli altri per il piacere di sentire gli altri dipendere dal proprio volere capriccioso. Si tratta di un piacere che nasce dal giocare con le emozioni e i sentimenti degli altri: piacere tratto dall’esercitare il proprio arbitrio, in coloro che sperano, che alimentano aspettative, per frustrarli, vessarli, umiliarli, punirli.
Questo genere di dirigenti sono quelli che, più degli altri, hanno un bisogno di fondo che li spinge a desiderare i vertici della gerarchia: un vero e proprio malsano bisogno dell’”alto”. E per coronare tale sogno di successo sono disposti a tutto.
Questi terribili dirigenti si circondano di individui con caratteristiche a loro simili.
Questi dirigenti si ritrovano ai vertici, o nelle prossimità, dei partiti politici, dei sindacati, dei governi, degli organismi dello Stato, delle Istituzioni, della Sicurezza (esercito, servizi, polizia), della Finanza, delle multinazionali, degli apparati dell’Educazione-Istruzione, dei motori della cultura dominante, della scienza, dei sistemi religiosi, dell’industria, dell’impresa, del commercio, dei media, degli organismi mondiali (ONU, ecc.), eccetera, eccetera.
Il mondo del lavoro si ritrova, ai vertici, dirigenti di questa specie che adombrano, con le buone o con le cattive, quei dirigenti mossi dalla volontà di accrescimento di tutte le proprie, e di quelle delle persone ad essi subordinate, possibilità.
C’è una febbre dilagante, nel basso come nell’alto, nella società umana, che fa desiderare, alla maggior parte degli individui, di voler essere i più intelligenti, i più bravi, i più belli, i più apprezzati, i più coraggiosi, i più forti, i più potenti, i più ricchi per appagare una mostruosa fame di gratificazione della quale nessuno si pone il problema di comprenderne la natura e l’origine.
È, invece, sana la spinta che fa muovere un individuo a realizzare le proprie capacità, sul proprio percorso lavorativo, conquistando gradualmente delle importanti posizioni, sulla scala gerarchica, come risposta al lavoro ben fatto, anche di quello svolto nei confronti delle risorse umane di cui è responsabile.
La volontà di potenza è sana quando vede come principale obiettivo il risultato del bene comune e non, come risultato fondamentale, la conquista di una funzione di comando maggiormente riconosciuta.
Il riconoscimento deve sempre essere un riconoscimento di doti sapientemente e saggiamente espresse.
In ogni organizzazione la presenza di una scala gerarchica, e la ripartizione in Strutture o Divisioni, vogliono essere il miglior modo per consentire, ad ognuno, di svolgere il proprio compito guardando, come fine ultimo, lo scopo comune.
Così non è nell’esperienza del quotidiano perché a prevalere è la feroce lotta per la gerarchia.
Il virus che infetta le menti si è propagato in misura esorbitante e le risposte comportamentali alle quali si può assistere sono l’aggressività, l’arroganza, la prepotenza, la violenza sotto tutte le sue forme (es.: un ministro che prende a calci un giornalista; un ministro che offende pubblicamente dei giovani lavoratori precari).
Poteri occulti e consorterie varie conducono le fila di una crudele battaglia dove la posta è la supremazia del comando fine a se stesso.
Un dirigente, al vertice di una scala gerarchica o in una posizione strategica dell’organizzazione, se è animato solo dalla volontà di dominio non può che scatenare un terribile processo di distruzione che danneggia tutti.
Ciò che ha prevalso, in quasi tutte le organizzazioni, è questo tipo di comportamento che è diventato “cultura non dichiarata”. E l’essere umano, si sa, è molto bravo a farsi dotto di tutto ciò che porta alla divisione, alla frammentazione, alla distruzione. Gli esponenti della “cultura non dichiarata” diventano modelli da emulare per quella folta schiera di ambiziosi, arrampicatori e servi non consapevoli.
Per il semplice lavoratore, per l’onesto quadro e per il dirigente non infettato è una evidenza il comportamento del dirigente infetto che mostra con i fatti, al di la di quello che afferma solo con le parole, che non è importante migliorare l’impresa, i risultati concreti che possono portarla all’eccellenza. Egli non mostra nessun interesse per il miglioramento dei propri dipendenti tranne che per i delatori e i servi che gli ubbidiscono ciecamente.
È sufficiente creare un clima del genere per distruggere la moralità dell’intera organizzazione e annientare l’energia vitale del sano potenziale umano.
Con tali condizioni diffuse si liberano i peggiori istinti che portano a una lotta, sia velata sia palese, di tutti contro tutti.
È questo lo stato in cui si trova il Mondo e si fa finta di niente.
Preoccupazione e paura si diffondono facilmente.
Le risorse umane, svilite nella loro dignità, si logorano con una sfibrante tensione continua che avvelena i rapporti interpersonali e apre oscuri cunicoli di corruzione.
Gli esseri umani stanno vivendo, e ancora non riescono a riconoscerlo consapevolmente, il peso angoscioso di una lotta quotidiana di cui, all’orizzonte, non si vede la fine.
Corrono, lottano, tradiscono e vengono traditi, soffrono dello stato di impotenza derivato dalla paura ma non trovano il coraggio di scegliere la libertà dalla paura.
Non riescono a scegliere la libertà dalla paura, dall’egoismo e dall’ignoranza.
Il “potere” che molti uomini ricercano, al solo fine di dominare, è solo alienazione della mente che si rifiuta di riconoscere l’Intelligenza cosmica.
Non si può più aspettare. È l’ora del risveglio. C’è possibilità per l’individuo e per l’intera umanità.
È una questione di scelta. Questo tipo di scelta può purificare e liberare dagli inganni.
Un evento di trasformazione, di portata cosmica, si sta presentando alla porta del pianeta Terra: è importante scegliere, per usufruire della Forza che porta in campo, prima del suo avvento.
La potente classe dirigente non riesce più a nascondere, con la bravura di prima, le proprie malefatte.
Ogni organizzazione, dove entra un dirigente dall’animo corroso da un’insana volontà di potenza, viene contagiata e infettata.
Il Mondo è attraversato dalla terribile follia di un’insana volontà di potenza.
Ciò è dovuto perché, dagli abissi della subcoscienza umana, si è liberata, in modo feroce, una “PAURA” che l’uomo non ha mai il coraggio di riconoscere, di identificare.
Il disagio epocale, che è inadeguatezza alla vita, sollecita fortemente, con la velocità che lo distingue, risposte di ignoranza, di egoismo e di paura.
Ogni dipartimento della società umana ha, tra i suoi membri dirigenziali, degli “ammalati” di volontà-potenza, di quel tipo di volontà che si esaurisce nel comandare, nel dominare gli altri per il piacere di sentire gli altri dipendere dal proprio volere capriccioso. Si tratta di un piacere che nasce dal giocare con le emozioni e i sentimenti degli altri: piacere tratto dall’esercitare il proprio arbitrio, in coloro che sperano, che alimentano aspettative, per frustrarli, vessarli, umiliarli, punirli.
Questo genere di dirigenti sono quelli che, più degli altri, hanno un bisogno di fondo che li spinge a desiderare i vertici della gerarchia: un vero e proprio malsano bisogno dell’”alto”. E per coronare tale sogno di successo sono disposti a tutto.
Questi terribili dirigenti si circondano di individui con caratteristiche a loro simili.
Questi dirigenti si ritrovano ai vertici, o nelle prossimità, dei partiti politici, dei sindacati, dei governi, degli organismi dello Stato, delle Istituzioni, della Sicurezza (esercito, servizi, polizia), della Finanza, delle multinazionali, degli apparati dell’Educazione-Istruzione, dei motori della cultura dominante, della scienza, dei sistemi religiosi, dell’industria, dell’impresa, del commercio, dei media, degli organismi mondiali (ONU, ecc.), eccetera, eccetera.
Il mondo del lavoro si ritrova, ai vertici, dirigenti di questa specie che adombrano, con le buone o con le cattive, quei dirigenti mossi dalla volontà di accrescimento di tutte le proprie, e di quelle delle persone ad essi subordinate, possibilità.
C’è una febbre dilagante, nel basso come nell’alto, nella società umana, che fa desiderare, alla maggior parte degli individui, di voler essere i più intelligenti, i più bravi, i più belli, i più apprezzati, i più coraggiosi, i più forti, i più potenti, i più ricchi per appagare una mostruosa fame di gratificazione della quale nessuno si pone il problema di comprenderne la natura e l’origine.
È, invece, sana la spinta che fa muovere un individuo a realizzare le proprie capacità, sul proprio percorso lavorativo, conquistando gradualmente delle importanti posizioni, sulla scala gerarchica, come risposta al lavoro ben fatto, anche di quello svolto nei confronti delle risorse umane di cui è responsabile.
La volontà di potenza è sana quando vede come principale obiettivo il risultato del bene comune e non, come risultato fondamentale, la conquista di una funzione di comando maggiormente riconosciuta.
Il riconoscimento deve sempre essere un riconoscimento di doti sapientemente e saggiamente espresse.
In ogni organizzazione la presenza di una scala gerarchica, e la ripartizione in Strutture o Divisioni, vogliono essere il miglior modo per consentire, ad ognuno, di svolgere il proprio compito guardando, come fine ultimo, lo scopo comune.
Così non è nell’esperienza del quotidiano perché a prevalere è la feroce lotta per la gerarchia.
Il virus che infetta le menti si è propagato in misura esorbitante e le risposte comportamentali alle quali si può assistere sono l’aggressività, l’arroganza, la prepotenza, la violenza sotto tutte le sue forme (es.: un ministro che prende a calci un giornalista; un ministro che offende pubblicamente dei giovani lavoratori precari).
Poteri occulti e consorterie varie conducono le fila di una crudele battaglia dove la posta è la supremazia del comando fine a se stesso.
Un dirigente, al vertice di una scala gerarchica o in una posizione strategica dell’organizzazione, se è animato solo dalla volontà di dominio non può che scatenare un terribile processo di distruzione che danneggia tutti.
Ciò che ha prevalso, in quasi tutte le organizzazioni, è questo tipo di comportamento che è diventato “cultura non dichiarata”. E l’essere umano, si sa, è molto bravo a farsi dotto di tutto ciò che porta alla divisione, alla frammentazione, alla distruzione. Gli esponenti della “cultura non dichiarata” diventano modelli da emulare per quella folta schiera di ambiziosi, arrampicatori e servi non consapevoli.
Per il semplice lavoratore, per l’onesto quadro e per il dirigente non infettato è una evidenza il comportamento del dirigente infetto che mostra con i fatti, al di la di quello che afferma solo con le parole, che non è importante migliorare l’impresa, i risultati concreti che possono portarla all’eccellenza. Egli non mostra nessun interesse per il miglioramento dei propri dipendenti tranne che per i delatori e i servi che gli ubbidiscono ciecamente.
È sufficiente creare un clima del genere per distruggere la moralità dell’intera organizzazione e annientare l’energia vitale del sano potenziale umano.
Con tali condizioni diffuse si liberano i peggiori istinti che portano a una lotta, sia velata sia palese, di tutti contro tutti.
È questo lo stato in cui si trova il Mondo e si fa finta di niente.
Preoccupazione e paura si diffondono facilmente.
Le risorse umane, svilite nella loro dignità, si logorano con una sfibrante tensione continua che avvelena i rapporti interpersonali e apre oscuri cunicoli di corruzione.
Gli esseri umani stanno vivendo, e ancora non riescono a riconoscerlo consapevolmente, il peso angoscioso di una lotta quotidiana di cui, all’orizzonte, non si vede la fine.
Corrono, lottano, tradiscono e vengono traditi, soffrono dello stato di impotenza derivato dalla paura ma non trovano il coraggio di scegliere la libertà dalla paura.
Non riescono a scegliere la libertà dalla paura, dall’egoismo e dall’ignoranza.
Il “potere” che molti uomini ricercano, al solo fine di dominare, è solo alienazione della mente che si rifiuta di riconoscere l’Intelligenza cosmica.
Non si può più aspettare. È l’ora del risveglio. C’è possibilità per l’individuo e per l’intera umanità.
È una questione di scelta. Questo tipo di scelta può purificare e liberare dagli inganni.
Un evento di trasformazione, di portata cosmica, si sta presentando alla porta del pianeta Terra: è importante scegliere, per usufruire della Forza che porta in campo, prima del suo avvento.
Non è più tempo di continuare a farsi ingannare.