Quando un Maestro ci dice che Egli è Dio ma che anche noi lo siamo e la differenza, tra noi e Lui, sta semplicemente nella “Consapevolezza di esserlo”, impartisce una grande lezione.
Il Maestro è cosciente costantemente di essere Dio; non ha bisogno di ripeterselo, non ha bisogno di concepire la cosa prima intellettualmente e poi sperimentalmente. Egli lo È e basta. Anche se Lui ha forma umana non ragiona da essere umano limitato ma possiamo dire che “pensa da Dio illimitatamente” (in Lui non c’è più un secondo). Egli è coscientemente presente contemporaneamente su tutti i livelli di esistenza: da quello fisico-grossolano ai livelli sempre meno densi e sempre più sottili e spirituali.
Il Maestro è sempre cosciente di essere Dio, sia con il corpo sia senza il corpo; sia quando è sveglio sia quando dorme (dorme come corpo ma resta sempre cosciente). Il Maestro non ha più una personalità umana; non ha nessuna parte di se stesso inconscia e quindi non possiede una subcoscienza (non ne ha bisogno). Il Maestro è tale perché è capace di essere costantemente connesso a tutti e a tutto; per questo sa tutto di tutti e non manifesta giudizio alcuno ma comprensione e compassione e il sapere ogni cosa di tutti non lo fa diventare morboso come invece fa sovente un ego umano quando viene a sapere qualcosa di intimo di qualcuno.
Perché per noi è diverso? Perché noi siamo un Ego umano. Tutti usiamo, senza troppo rendercene conto, una espressione per definirci dicendo: “io sono una persona umana”. Così non ci accorgiamo che tutti i giorni sosteniamo di essere una “maschera” (“persona” deriva dal termine “πρόσωπον”, prósōpon che significa “maschera”; ma anche in latino “personare” – “per-sonare” = parlare attraverso – ). Ma una maschera serve a mascherare, cioè coprire. Ma che cosa copre in questo caso? Copre ciò che siamo realmente: il Sé divino che ci dice il Maestro. Purtroppo l’essere umano ha dimenticato che ciò che egli è realmente non è la Maschera (la persona che appare) ma ciò che essa copre (il Sé). Significa che la Maschera (persona umana) è ciò che chiamiamo Ego. Dobbiamo risvegliarci, cioè ricordarci nuovamente che noi non siamo la Maschera apparente ma il Sé invisibile che è “Essere”. Dobbiamo vivere dando importanza di più all’Essere invece che all’apparire e questa è Sadhana, cioè Sentiero Spirituale.
Tutto quello di noi che non è come il Maestro è perché siamo un Ego umano che deve lavorare spiritualmente per modificare le caratteristiche negative che ci affermano come Ego e sviluppare quelle che ci fanno manifestare di più il Sé spirituale.
L’Ego è quella parte di noi che vuole sempre essere protagonista, essere al centro dell’attenzione, vuole riconoscimenti, vuole le lodi, vuole sentirsi sempre importante e il più delle volte solo sul piano dell’apparire. L’Ego umano ama mettersi in mostra anche nelle situazioni meno indicate, perché è più forte di lui. L’Ego vuole possedere la persona amata o esserne posseduto. L’ego è geloso, invidioso, possessivo. L’Ego contrastato diventa irritabile, aggressivo, anche violento, vendicativo. L’Ego vive di convinzioni, soprattutto errate. Non riesce ad accorgersi della conseguenza delle proprie azioni.
L’Ego ha, in realtà, una visione limitata delle cose e non riesce a vedere l’invisibile legame tra tutte le cose esistenti.
Il Maestro favorisce le lezioni nei tuoi confronti che fanno appello alla tua capacità di vedere le cose oltre il mondo delle apparenze. Ogni cosa che fa il Maestro ha sempre un senso e un fine migliorativo (educativo, correttivo) per il devoto.
Il Maestro ti invita sempre a “pensare”, “vivere” e “sentire” da Sé Infinito e non più da Ego che ti fa soffrire, perché il Maestro vorrebbe che tu non soffrissi più come finora e operassi, con la tua capacità migliore, divinamente come Sé.
L’Ego vive di illusioni e si identifica con esse. L’Ego si identifica con le cose di cui vuole pavoneggiarsi. Il Sé non ha mai comportamenti personalizzanti, non si esprime per prendere (le lodi) ma per donare divinamente.
Lavorare spiritualmente sull’Ego significa eliminare tutti gli aspetti negativi che adombrano la Luce del Sé. L’Ego deve accorgersi che il proprio compito nella vita del mondo non è fare il “protagonista” nella realtà dell’apparire ma fare il “veicolo” (il diamante sfaccettato, purificato) per riflettere la Luce del Sé nella realtà dell’Essere (Essere consapevolmente Dio, come dice il Maestro).
Certo è un lavoro lungo e faticoso ma ne vale la pena perché quando si comincia ad assaggiare il nettare della gioia che sgorga da tale lavoro non è paragonabile a nessuna gratificazione o piacere terrestre.
L’Ego ci intrappola in una spirale di gioia-dolore-gioia-dolore e/o nascita-morte-rinascita-morte; il Sé conosce solo l’Eterna Beatitudine (l’Ananda che ci promette il Maestro).
Il Maestro è cosciente costantemente di essere Dio; non ha bisogno di ripeterselo, non ha bisogno di concepire la cosa prima intellettualmente e poi sperimentalmente. Egli lo È e basta. Anche se Lui ha forma umana non ragiona da essere umano limitato ma possiamo dire che “pensa da Dio illimitatamente” (in Lui non c’è più un secondo). Egli è coscientemente presente contemporaneamente su tutti i livelli di esistenza: da quello fisico-grossolano ai livelli sempre meno densi e sempre più sottili e spirituali.
Il Maestro è sempre cosciente di essere Dio, sia con il corpo sia senza il corpo; sia quando è sveglio sia quando dorme (dorme come corpo ma resta sempre cosciente). Il Maestro non ha più una personalità umana; non ha nessuna parte di se stesso inconscia e quindi non possiede una subcoscienza (non ne ha bisogno). Il Maestro è tale perché è capace di essere costantemente connesso a tutti e a tutto; per questo sa tutto di tutti e non manifesta giudizio alcuno ma comprensione e compassione e il sapere ogni cosa di tutti non lo fa diventare morboso come invece fa sovente un ego umano quando viene a sapere qualcosa di intimo di qualcuno.
Perché per noi è diverso? Perché noi siamo un Ego umano. Tutti usiamo, senza troppo rendercene conto, una espressione per definirci dicendo: “io sono una persona umana”. Così non ci accorgiamo che tutti i giorni sosteniamo di essere una “maschera” (“persona” deriva dal termine “πρόσωπον”, prósōpon che significa “maschera”; ma anche in latino “personare” – “per-sonare” = parlare attraverso – ). Ma una maschera serve a mascherare, cioè coprire. Ma che cosa copre in questo caso? Copre ciò che siamo realmente: il Sé divino che ci dice il Maestro. Purtroppo l’essere umano ha dimenticato che ciò che egli è realmente non è la Maschera (la persona che appare) ma ciò che essa copre (il Sé). Significa che la Maschera (persona umana) è ciò che chiamiamo Ego. Dobbiamo risvegliarci, cioè ricordarci nuovamente che noi non siamo la Maschera apparente ma il Sé invisibile che è “Essere”. Dobbiamo vivere dando importanza di più all’Essere invece che all’apparire e questa è Sadhana, cioè Sentiero Spirituale.
Tutto quello di noi che non è come il Maestro è perché siamo un Ego umano che deve lavorare spiritualmente per modificare le caratteristiche negative che ci affermano come Ego e sviluppare quelle che ci fanno manifestare di più il Sé spirituale.
L’Ego è quella parte di noi che vuole sempre essere protagonista, essere al centro dell’attenzione, vuole riconoscimenti, vuole le lodi, vuole sentirsi sempre importante e il più delle volte solo sul piano dell’apparire. L’Ego umano ama mettersi in mostra anche nelle situazioni meno indicate, perché è più forte di lui. L’Ego vuole possedere la persona amata o esserne posseduto. L’ego è geloso, invidioso, possessivo. L’Ego contrastato diventa irritabile, aggressivo, anche violento, vendicativo. L’Ego vive di convinzioni, soprattutto errate. Non riesce ad accorgersi della conseguenza delle proprie azioni.
L’Ego ha, in realtà, una visione limitata delle cose e non riesce a vedere l’invisibile legame tra tutte le cose esistenti.
Il Maestro favorisce le lezioni nei tuoi confronti che fanno appello alla tua capacità di vedere le cose oltre il mondo delle apparenze. Ogni cosa che fa il Maestro ha sempre un senso e un fine migliorativo (educativo, correttivo) per il devoto.
Il Maestro ti invita sempre a “pensare”, “vivere” e “sentire” da Sé Infinito e non più da Ego che ti fa soffrire, perché il Maestro vorrebbe che tu non soffrissi più come finora e operassi, con la tua capacità migliore, divinamente come Sé.
L’Ego vive di illusioni e si identifica con esse. L’Ego si identifica con le cose di cui vuole pavoneggiarsi. Il Sé non ha mai comportamenti personalizzanti, non si esprime per prendere (le lodi) ma per donare divinamente.
Lavorare spiritualmente sull’Ego significa eliminare tutti gli aspetti negativi che adombrano la Luce del Sé. L’Ego deve accorgersi che il proprio compito nella vita del mondo non è fare il “protagonista” nella realtà dell’apparire ma fare il “veicolo” (il diamante sfaccettato, purificato) per riflettere la Luce del Sé nella realtà dell’Essere (Essere consapevolmente Dio, come dice il Maestro).
Certo è un lavoro lungo e faticoso ma ne vale la pena perché quando si comincia ad assaggiare il nettare della gioia che sgorga da tale lavoro non è paragonabile a nessuna gratificazione o piacere terrestre.
L’Ego ci intrappola in una spirale di gioia-dolore-gioia-dolore e/o nascita-morte-rinascita-morte; il Sé conosce solo l’Eterna Beatitudine (l’Ananda che ci promette il Maestro).