Presentiamo, di seguito, con molto piacere un bellissimo articolo, di Antonio Girardi, l’attuale Segretario Generale della Società Teosofica Italiana scritto nel 1993 e pubblicato nella incomparabile rivista “L’Età Dell’Acquario” (n.° 83 gennaio-febbraio 1994) fondata da Bernardino del Boca, l’emissario della Fratellanza Sarmoun.
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“Il cuore è un giardino segreto
in cui vanno a nascondersi gli alberi:
si manifesta in cento forme
ma ne ha una sola.
È un oceano immenso, senza fine,
in cui vanno ad infrangersi le onde,
le onde di ogni anima”.
Rumi
Vicenza, agosto 1993
La parola ‘archetipo’, dal greco archetipon = primo tipo, esemplare o modello, è ormai entrata nell’uso comune grazie all’opera dei filosofi, di spiritualisti e di scienziati e grazie anche al valore simbolico che le hanno attribuito, in epoca moderna, molti psicoanalisti, in particolare Jung.
In questa accezione l’archetipo è un simbolo psicologico carico non soltanto di significati mentali, ma anche di valenze affettive ed emozionali; il tutto collegato ad esperienze esistenziali fondamentali, comuni a tutto il genere umano e depositate nell’inconscio collettivo. Esempi elementari di archetipi possono essere la Nascita, la Morte, il Padre, la Madre, etc…
Nell’uomo la dimensione del conosciuto si è andata via via arricchendo ed è divenuta più complessa attraverso la frantumazione del mondo archetipale in una serie sempre più numerosa di esperienze sui diversi piani di vita.
Ciò ha spesso portato l’essere umano a porre la sua attenzione principalmente sugli aspetti concreti dell’esistenza, finendo per identificarsi con i piani percepibili della vita (la ‘triade inferiore’ della tradizione teosofica, composta dal piano fisico, da quello astrale e da quello mentale inferiore), con la conseguenza di una perdita di contatto con i piani astratti (il mentale superiore e l’intuitivo in particolare).
Proprio per questo la ricerca spirituale può essere considerata, in uno dei suoi aspetti più significativi, come un ritorno al mondo degli archetipi.
Questo percorso si basa essenzialmente su di un affinamento dello strumento della ‘comprensione’. Quanto più si è in grado di comprendere che le espressioni dell’esistenza (e quindi anche di tutti gli altri esseri) si basano su ‘emanazioni’ provenienti da un mondo simbolico, tanto più è possibile la comprensione della vita nella sua pienezza.
Ciò porta con sé una sorta di austera ricerca della semplicità e dell’essenzialità e lo sviluppo di una comprensione che non può mai essere ‘giudizio’.
L’intero processo ha importanti conseguenze: attraverso il ridimensionamento delle sovrastrutture mentali e dei pregiudizi psicologici vi è la possibilità di comprendere meglio il valore della Fratellanza come espressione dell’unità della vita.
Inoltre, nello studio comparato di tutte le manifestazioni culturali umane, diviene possibile cogliere gli elementi di unione paralleli o sottostanti a quelli derivanti da forme espressive differenti. È un’ottica che rende plausibile affermare che “ogni individuo, ogni popolo, ogni cultura deriva dallo sviluppo dei simboli archetipici mediante i quali l’uomo ha preso coscienza del suo vivere . Ogni elemento della cultura ha perciò la sua ragione di essere, un suo scopo particolare per lo sviluppo dell’inconscio collettivo” (B. del Boca: La dimensione della conoscenza, pag. 10, Ed. L’Età dell’Acquario, Torino 1981).
Storicamente i sistemi mitologici (si pensi, ad esempio, a quello greco) sono delle espressioni vicine al mondo degli archetipi.
L’antica cultura hindù ha conservato, come aveva ben compreso H. P. Blavatsky, una profonda correlazione con gli archetipi. Per questa cultura infatti il creato non è che l’effetto del respiro di Brahman, l’anima suprema dell’universo, neutra, assoluta ed eterna, da cui emanano tutte le cose ed a cui tutto ritorna. Questa divina essenza è incorporea, immateriale, invisibile, esistente da sempre e illimitata, impossibile da concepire da chi vive negli inganni della vita tridimensionale. Pervade ogni cosa e le sue manifestazioni sono infinite. Una delle sue manifestazioni è Brahma, il primo degli dei della Trimurti, che rappresenta il simbolo manifesto dello spirito supremo, creatore attivo dell’universo. Quando Brahma espira è il giorno della creazione, quando inspira è la notte.
Il mondo degli archetipi appare quindi come l’espressione di vibrazioni primordiali. Illuminante è, a questo proposito, ciò che scrisse ad A. P. Sinnet il Maestro Koot Hoomi nel giugno del 1881: “La missione dello Spirito Planetario è quella di dare la nota-chiave. Dopo aver diretto ininterrottamente le vibrazioni di questa, lunga catena di quella razza e fino al termine del ciclo, l’abitante della sfera abitata superiore scompare dalla superficie del pianeta fino alla prossima ‘resurrezione della carne’. Le vibrazioni della Verità Prima sono chiamate dai vostri filosofi ‘idee innate’” (tratto da Le Lettere dei Mahatma ad A. P. Sinnett vol. I, pag 82/83, Editrice Sirio, Trieste, 1968).
Le parole del Maestro Koot Hoomi ci consentono di aggiungere una nuova indicazione all’ideale percorso della ricerca spirituale, che dalla realtà percepita dai sensi si sposta, attraverso un continuo processo di astrazione, al mondo degli archetipi e quindi a quello delle idee innate.
Questo processo, peraltro non necessariamente lineare, può essere simbolicamente rappresentato da una spirale in uno dei suoi possibili aspetti, quello del vortice sferico. La spirale, in questo caso, invece di interrompersi, viene disegnata intorno ad una sfera o ad un conglomerato ad anello, così da ricongiungersi a se stessa proprio nel centro. Questo simbolo, che si rivolge in perpetuo se se stesso, espandendosi e contraendosi, ha un centro ed una circonferenza intercambiabili e non ha né un inizio né una fine.
La spirale ci consente di cogliere gli stadi diversi della conoscenza: “Agli albori dell’umanità, come nella fanciullezza, non c’era separazione fra noi e il mondo esterno, fino a che, come individui o come razza, non diventammo consci di noi stessi. Come risultato di spire successive , avvenne che il nostro ego individuale e collettivo si cristallizzasse e noi fummo in grado di riconoscere come soggetto e distinguerci dal mondo che, a sua volta, divenne oggetto della nostra immagine. Man mano che procedevamo nell’osservazione, il continuum si differenziava in ‘cose’. Ognuna di esse si ramificava in altre che, a loro volta, si ramificavano ulteriormente, finché il continuum prese a svilupparsi in una gerarchia. La lingua, che all’inizio fluiva in verbi e processi, si suddivise in nomi e congiunzioni. Il terzo stadio a cui l’individuo approda è quello della vera conoscenza o illuminazione, secondo il quale il soggetto e l’oggetto, di nuovo, si fanno tutt’uno” (Jill Purce: La spirale mistica. Viaggio al centro dell’anima, pag. 14, Red Edizioni; Como 1988).
Dell’illusorietà della distinzione fra oggetto e soggetto ci ha a lungo parlato J. Krishnamurti, che ci ha altresì messi in guardia dall’accettare supinamente le ‘mappe’ delle realtà disegnate da altri ed insufficienti a produrre individualmente una presa di coscienza globale della realtà e del senza tempo.
La ricerca spirituale non è dunque un accumulo di conoscenza, quanto piuttosto una sperimentazione basata sul lavoro individuale e tesa a fondere l’Essere con la Vita.
È un metodo, olistico e tollerante, che mira a portare nel quotidiano la realtà degli archetipi e delle idee innate.
È slancio, poetico e mistico ad un tempo, verso una presa di coscienza dell’anima e dell’unità della vita.
È un superamento continuo dei propri preconcetti e pregiudizi, delle proprie paure e dei propri egoismi.
È anche, realisticamente e contemporaneamente, anelito ed attesa di un radicale mutamento della propria coscienza, mutamento che avverrà, paradossalmente, quando il movimento del pensiero avrà fine.
Antonio Girardi
tratto dalla Rivista “L’Età Dell’Acquario”, N.° 83 del 1994
Nota Teosofica:
Preannunciamo, per chi possa essere interessato, un interessante evento Teosofico:
Il 37° Congresso Teosofico Europeo che si svolgerà, dal 30 luglio al 3 agosto 2014 presso il Quartier Generale della Società Teosofica Francese, a Parigi (Adyar Theatre, 4 Square Rapp), a pochi passi dalla Tour Eiffel, sul tema:
“Un ponte fra scienza e spiritualità” (Bridging Science and Spirituality).
Le lingue del Congresso saranno francese ed inglese.
Il programma, che prevede conferenze e simposi, comprende anche alcuni eventi culturali.
I pranzi vegetariani saranno serviti all’aperto o nel quartier generale teosofico e avranno un costo totale di 60 euro per i 4 giorni, o di 17 euro per ciascun pasto.
La cena sarà libera, per consentire ai delegati di visitare la città.
La tassa di registrazione per i membri è di 20 euro, che diventano 30 per i simpatizzanti.
Gli organizzatori informano che la prenotazione alberghiera deve essere fatta direttamente dai partecipanti, attraverso i canali telematici oppure tramite Agenzia. Viene raccomandato di prenotare l’albergo il più presto possibile, poiché le date del Congresso sono in un momento di alta stagione turistica e la zona di effettuazione è centrale, anche se ricca di possibilità di scelta.
Ulteriori informazioni si possono richiedere alla:
Segreteria Generale S.T.I.: 0444 962921,
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