Presentiamo, di seguito, un luminoso articolo scritto nel 1985 da Antonio Girardi, l’attuale segretario della Società Teosofica Italiana.
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“Le radici del cielo sono nel silenzio
profondo e costante.
Le radici del cielo sono fatte
di un grande vuoto,
perché nel vuoto c’è energia,
incalcolabile, vasta e profonda”.
J. Krishnamurti
“Dalla gioia tutti gli esseri sono nati;
per la gioia esistono e crescono,
alla gioia ritornano”.
Taittirya-Samhita
Dall’istinto di potenza alla consapevolezza
Quello dello sviluppo dei “poteri” latenti nell’uomo è tema centrale delle riflessioni sul presente e sul futuro dell’umanità.
È anzi una sorta di tema trasversale, cui guardano con attenzione non soltanto gli esoteristi ed i ricercatori spirituali, ma anche il mondo della scienza e quello degli affari.
Potremmo forse anche dire che, ad un livello contraddistinto da una certa superficialità ma largamente diffuso, lo sviluppo dei poteri latenti è quasi una sorta di complessa spinta, conscia ed inconscia ad un tempo, che anima i sogni di molti uomini.
Una sorta di frenetica fuga dallo stato del presente per proiettare se stessi in un futuro migliore e lontano dalle secche dei problemi della vita quotidiana e del dolore.
Questo movimento, un’onda gigantesca ed ininterrotta, alimenta una frenesia esistenziale che contiene degli elementi contraddittori: da un lato v’è una spinta psicologica a più vaste dimensioni e l’intera nostalgia di una consapevolezza più autentica; dall’altro e forse prevalentemente vi sono le proiezioni del ben noto “istinto di potenza” così caro al trionfo dell’ “io” individuale e collettivo (1).
Lo sviluppo dei poteri, in quest’ultima accezione, si intreccia dunque strettamente con il concetto di potere e di potenza.
Un primo livello di osservazione ci conferma che il movimento del pensiero e delle emozioni è assai simile se si confronta il significato del potere applicato alla sfera politica, a quella economica, a quella sportiva ed anche a quella spirituale o scientifica.
Il concetto ha a che fare sia con l’accumulazione (di consenso, di risultati, di danaro, di tecniche, di conoscenza o di esperienze iniziatiche) sia con la diversità dagli altri (intesi come massa) sia ancora con il segreto (che può garantire la conservazione del potere non consentendo a tutti di avere lo stesso bagaglio informativo).
Per ben comprendere invece il significato teosofico che ha lo sviluppo dei poteri latenti nell’uomo dobbiamo però allontanarci di molto da quello che gli viene comunemente attribuito.
Va dunque cercata una più profonda comprensione del tema.
I poteri latenti: significato e rappresentazioni
Quello dello sviluppo delle facoltà latenti nell’uomo è il Terzo Scopo della Società Teosofica ed è strettamente connesso con gli altri due (la fratellanza universale senza distinzioni e lo studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze).
Soffermiamoci dunque ancora sulla parola “potere”, sul suo significato e sul collegamento con “potenza”, di cui ha la stessa radice e che in inglese è pure contraddistinta dalla stesso termine, “power”.
Alcuni riferimenti storico-filosofici e religiosi possono essere utili alla nostra analisi.
Aristotele unisce le varie articolazioni del termine con il principio o la possibilità di un mutamento qualsiasi (2).
Il concetto di potere però mantiene una ambiguità fondamentale perché può essere inteso sia come possibilità sia come preformazione e quindi predeterminazione o preesistenza dell’attuale (3).
E può pure essere inteso come “facoltà”, aprendo il tema a differenti classificazioni, basti pensare a Platone con la sua tripartizione fra potere razionale, che è quello per cui l’anima ragiona e domina gli impulsi del corpo; potere concupiscibile o irrazionale, che presiede agli impulsi, ai desideri ed al corpo ed il potere irascibile, che è un ausiliario del principio razionale e si sdegna e lotta per tutto ciò che viene ritenuto giusto dalla ragione.
Tornando ad Aristotele, il grande filosofo divideva invece la parte vegetativa da quella sensitiva e da quella intellettiva, suddividendo poi quest’ultima a sua volta in due parti, rappresentanti rispettivamente la volontà e l’intelletto.
Vale pure la pena di ricordare la classificazione degli Stoici, che consisteva in quattro principi: il principio direttivo o ragione, i sensi, il seme o principio spermatico, il linguaggio.
Potrebbero essere citate molte altre classificazioni, ma quelle riportate sono sufficienti per comprendere la stretta connessione fra il concetto di potere e la rappresentazione delle facoltà dell’anima umana.
In qualche modo potremmo dire che solo ben comprendendo la natura della realtà e della coscienza possiamo capire l’intera potenzialità dell’essere umano.
Assai utile diventa soffermarsi sul concetto di “plasticità” così come ci viene proposto da Blaise Pascal (1623-1661).
La plasticità è la capacità di cambiare forma ed è una delle principali caratteristiche della materia, che svela così un carattere creativo e, in ultima analisi, spirituale (4).
Scrive Pascal nei suoi “Pensieri”: “Non siamo che un’infinitesima parte del tutto, un punto sperduto dell’universo. Un vapore, una goccia d’acqua bastano ad annientarci” (Pensiero 378).
Pascal riscatta la precarietà del corpo materiale con l’estensibilità, la plasticità del pensiero: “Se il corpo è un puntino sperduto nell’universo, il pensiero è coestensivo allo spazio infinito. E’ capace infatti di pensare a tutto ciò di cui l’universo è composto”.
Per ben comprendere il tema dei poteri latenti nell’uomo va superata la divisione ontologica fra spirito e materia.
In questo senso preziosa risulta la classificazione settenaria tipica della tradizione teosofica, che distingue il corpo fisico, l’aspetto del doppio eterico, il corpo astrale, il corpo mentale inferiore (manas inferiore), il corpo mentale superiore (manas superiore), l’aspetto buddico (Buddhi) e quello atmico (Atma) (5).
Questa classificazione evidenzia da un lato la complessità della natura umana e dall’altro la sua integrazione sui diversi livelli, che si aprono tutti a più vaste dimensioni spazio - temporali ed anche alla realtà del “senza tempo”.
E’ una rappresentazione – quella teosofica - verificabile sulla base di semplici osservazioni.
Ciascuno di noi infatti ha coscienza di non essere soltanto il suo corpo fisico, ma anche un insieme di apparati emotivi e mentali; un portato di milioni di meccanismi che funzionano non sulla base della volontà individuale ma di una lunga evoluzione; un insieme contraddistinto da capacità sintetiche ed intuitive, da sogni, slanci e profondo sentire.
Ed è proprio l’insieme di tutto questo che rappresenta l’uomo.
Nella simbologia dei chakras (6) i punti eterici di contatto fra la realtà fisica e le realtà sottili, possiamo trovare un’interessante sistema che interconnette alcuni aspetti concreti, come quelli rappresentati dal sistema delle ghiandole endocrine, con altri di ordine simbolico e spirituale; il tutto attraverso una rappresentazione di sicura suggestione (7).
In un percorso ideale, a livelli diversi di consapevolezza e supportato dall’energia che corre lungo la spina dorsale, troviamo, partendo dal basso: (8)
- Muladhara, il chakra di base, sede di Kundalini, l’energia serpentina, caratterizzato dal colore rosso e rappresentato da quattro vortici o petali, collegati anche alle ghiandole surrenali;
- Svadishthana, collocato nella zona sacrale, interconnesso a livello fisico con le gonadi e rappresentato simbolicamente da Saturno; il suo colore è l’arancione ed i suoi vortici sono sei;
- Manipura, il chakra del plesso solare, vicino all’ombelico, connesso al pancreas e rappresentato da Giove; il suo colore è il verde e consta di dieci vortici;
- Anahata, nella regione del cuore, simboleggiato dal sole ed in collegamento con il timo; il suo colore è il giallo ed i suoi petali sono dodici;
- Vishuddha, collocato alla fine della colonna spinale, in interconnessione con la tiroide e rappresentato da Venere; il suo colore è il blu ed i suoi petali sono sedici;
- Ajna, il terzo occhio, collocato in mezzo alla fronte, connesso alla ghiandola pituitaria e’ rappresentato da mercurio; il colore è l’indaco ed i vortici sono novantasei;
- Sahasrara, sulla sommità della testa, rappresentato dalla luna e collegato alla ghiandola pineale; il colore è il violetto ed i suoi vortici novecentosessanta. Questo chakra è anche chiamato “il fiore dai mille petali”.
L’immagine, forse ancor più delle parole, è in grado di aiutarci nell’intuire la forza di questi simboli.
Alcune domande possono sorgere spontaneamente: perché il sistema “sale” da Saturno alla Luna in modo direttamente proporzionale alla complessità della rappresentazione dei chakras?
Perché il sole si trova al centro di questo sistema settenario?
C’è un effetto collegato con quello che Gurdjieff (9) definiva l’aspetto “kundabuffer”, che fa sì che gli uomini percepiscano la realtà “capovolta” e che quindi molte volte siano preda di errate convinzioni?
C’è un rapporto fra le patologie del sistema endocrino ed il persistere di pensieri ed emozioni negative nell’essere umano?
Lasciamo sullo sfondo queste domande, in grado di stimolare la nostra intuizione ed il nostro desiderio di approfondimento e cogliamo per il momento la forza rappresentativa di questo complesso sistema simbolico immaginando un flusso cosciente e puro di energia dal basso verso l’alto, a completare quel ponte (“Antahkarana”) che rappresenta il raggiungimento della consapevolezza della coscienza.
Naturalmente si potrebbero aprire discussioni sul numero dei chakras e sulle loro caratteristiche (10), ma quel che più conta è considerare il fatto che i differenti sistemi di conoscenza possono anche non essere in conflitto fra di loro, specie se si tiene conto di un approccio olistico, in grado cioè di superare i contrasti propri ai saperi specialistici ed accademici.
Una preziosa testimonianza di ciò in campo scientifico è data dal ritorno d’attualità della cosiddetta teoria della “superstringa”, che ipotizza una realtà a nove dimensioni ed in uno stato di collegamento complesso, seppur discontinuo nel tempo e nello spazio.
Come non vedere anche nella scienza e nel suo tentativo di creare una serie di set di equazioni in grado di rispondere alle domande fondamentali sulla realtà, un afflato per così dire mistico e religioso, un autentico tentativo di comprensione della vita e della sua realtà? (11)
Ma torniamo ai poteri latenti nell’uomo ed alla forza di alcune ulteriori rappresentazioni.
In India i poteri “Vibhuta” (12), quelli della realizzazione dello yogi, sono caratterizzati dal superamento delle illusioni non soltanto della realtà visibile, ma anche di quella rappresentata, come a dire che i poteri di realizzazione spirituale si concretizzano oltre l’illusione del piano mentale inferiore ed hanno come coronamento la soppressione di tutti i desideri.
I poteri Vibhuta sono così rappresentati:
- diventare piccolo come un atomo;
- diventare leggero come cotone;
- raggiungere istantaneamente ogni luogo;
- realizzare tutti i desideri;
- espandersi nello spazio;
- creare;
- comandare a tutte le cose;
- sopprimere tutti i desideri.
Nella “Bhagavadgita” (“Il canto del Beato”) troviamo scritto: “Ma colui che domina se stesso, che si muove tra gli oggetti con i sensi pacificati, libero dall’attrazione-repulsione, consegue la pace. Nella pace hanno fine tutte le sofferenze, perché nella serenità subitamente l’intelletto (buddhi) si stabilisce (nel Sé)” e, ancora: “Solo l’uomo che si è liberato da ogni desiderio, che agisce senza attaccamento, senza più il sentimento dell’io e del mio, raggiunge la pace” (13).
Anche la tradizione medio-orientale e quella occidentale sono ricche di esempi di consapevolezza sul tema della comprensione del significato dei poteri latenti nell’uomo.
Due esempi fra tutti: quello dei Terapeuti e quello dei Templari.
Dei Terapeuti, una comunità pre-cristiana sviluppatasi verosimilmente in ambito esseno e fiorita in Egitto nel segno, fra l’altro, della capacità di guarire il corpo attraverso la cura dell’anima, scriveva Filone d’Alessandria: “Essendosi votati alla contemplazione del creato, dedicano ogni istante della loro vita a questa contemplazione e alla cura dell’anima. Cittadini del cielo e del mondo, la Virtù li ha resi cari al Padre ed al Creatore dell’Universo; in questa divina amicizia essi hanno trovato la ricompensa più degna. Col preferire la pratica del bene a qualunque altra cosa, essi si sono innalzati al vertice della felicità” (14).
Per quanto attiene invece ai Templari, al di là della facile agiografia o dello scarsamente motivato detrimento, ci si dovrebbe chiedere che cosa in realtà rappresentasse il loro “punto meraviglioso” ed in che cosa consistesse la loro Arte Reale e, ancora, in che relazione fosse tutto questo con lo sbocciare della consapevolezza interiore e con la scoperta della realtà animica (15).
Dai simboli alla realtà
Va anche detto che sotto l’aspetto concreto e realizzativo la manifestazione in atto delle facoltà latenti appare come strettamente collegata alla realizzazione spirituale “individuale”, talora frutto di un lungo lavoro nel tempo, talaltra come subitanea ed improvvisa conseguenza di un dato accadimento, interiore od esteriore.
Sulla base di questa considerazione possiamo affermare che i santi, i mistici, gli illuminati possono senz’altro appartenere a differenti espressioni religiose.
Possono essere Cristiani o Musulmani, Indù o Buddisti, Jainisti o Zoroastriani e possono pure appartenere ad altre sensibilità nel campo del Sacro, comprese quelle che non si riconoscono in una religione o in una tradizione.
La consapevolezza spirituale è dunque una sorta di “fioritura” per così dire “trasversale” a tutta l’umanità, quasi che debba necessariamente andare oltre alla realtà dei simboli e delle tradizioni, pur servendosene.
Via via l’approfondimento sul tema ha finora consentito da un lato di distinguere nettamente lo sviluppo dei poteri latenti nell’uomo da tutto ciò che ha a che fare con l’istinto di potenza e dall’altro di comprendere come i poteri di cui si parla nell’accezione teosofica siano in realtà le facoltà spirituali, quelle che fioriscono laddove la consapevolezza pervade l’essere e fa sì che la comprensione non sia quella propria dell’ “io”, ma si identifichi invece con la Vita Una.
In questa ottica può essere meglio colta la relazione fra il primo, il secondo ed il terzo Scopo della Società Teosofica. La relazione è riferita proprio all’Unità della Vita.
La Fratellanza Universale senza distinzioni manifesta in atto la piena comprensione della potenzialità spirituale e la sua possibilità di essere rintracciata a tutti i livelli, a partire dalle differenti sfumature espressive delle religioni, delle filosofie e delle scienze.
La comprensione del tema dei poteri latenti nell’uomo va dunque oltre agli aspetti quantitativi ed alle classificazioni collegate e trascolora nella consapevolezza. Un approccio quantitativo infatti tende a mettere in luce gli aspetti contraddittori della realtà.
Possiamo, ad esempio, imbatterci con facilità in persone dotate di non comuni poteri ma non per questo di pari livello etico.
I veri “poteri” finiscono quindi per risiedere in quell’”ordinaria potenzialità di consapevolezza” (16) cui la tradizione teosofica rende ampia ragione nella realtà della triade superiore Atma, Buddhi e Manas. Scrive I.K. Taimni nel suo “Self Culture”: “I tre principi dell’uomo si dispiegano l’uno dopo l’altro in tre tappe concatenate: l’Intelletto nel corso della prima tappa, l’Amore nel corso della seconda e la Volontà spirituale nel corso della terza. L’Amore unito all’Intelletto fa acquisire la Saggezza. La Volontà Spirituale guidata dalla Saggezza dona la presa di coscienza del Sé”. (17)
La vita umana, la vita di ciascuno di noi nel qui ed ora, è la vera palestra dove debbono essere messe costantemente in discussione le interpretazioni del mondo, per tendere alla superiore armonia del Tutto.
Ci possono essere di conforto le parole di Helena Petrovna Blavatsy: “Nulla è permanente nell’uomo, tranne la pura e limpida essenza di Alaya. L’uomo ne è il raggio cristallino, raggio di luce immacolata all’interno, materiale forma di argilla alla superficie esteriore. Questo raggio è la guida della tua vita ed il Tuo vero Sé, lo spettatore, il pensante silenzioso” (18)
Le parole di H.P. Blavatsky fanno presagire un’ulteriore passaggio, forse decisivo per una più ampia percezione del tema dei poteri latenti nell’uomo.
Dovremmo ora tornare a chiederci quali siano questi poteri e che cosa essi rappresentino in una visione del mondo consapevole.
Forse è necessario chiederci se tutta l’ambiguità della percezione umana della vita non consista nel fatto che l’osservatore e la cosa osservata restano separati e perpetuano così il dualismo che tanto caratterizza la nostra visione (materia e spirito; giorno e notte; bene e male etc).
Chiediamoci: “Che cosa accadrebbe se questa separazione venisse meno?” E, ancora: “È possibile che venga meno?”
Attraverso un’osservazione integrale, priva di preconcetti, attenta e neutrale è forse possibile superare il dualismo della percezione.
Scrive Jiddu Krishnamurti: “La realtà, la verità, non è una parola …. Non c’è né esterno né interno, ma solo il tutto. Colui che fa l’esperienza è l’esperienza. La frammentazione non è sanità. Questa completezza non è una semplice parola, esiste quando la divisione “esterno-interno” cessa definitivamente. Colui che pensa è il pensiero” (19).
In questa consapevolezza di cui parla Krishnamurti stanno forse la vera manifestazione delle facoltà latenti nell’uomo, il significato essenziale della fratellanza universale senza distinzioni e della consapevolezza interiore.
Antonio Girardi 1985
tratto dal sito web (www.teosofica.org) della Società Teosofica Italiana
NOTE E BIBLIOGRAFIA
1 A. GIRARDI, “Lo sviluppo dei poteri latenti nell’uomo: un’opinione”, intervento al Congresso Regionale della Società Teosofica Italiana, Sorrento, settembre 1985;
2 N.ABBAGNANO, “Dizionario di filosofia”, UTET, Torino, 1984, p. 687;
3 idem ibidem ;
4 P.FRUSCELLA, “La plasticità come potenziale del corpo mente”, in “Realtà Nuova”, n. 6, anno 2000, Milano, pp. 40-41;
5 Si veda in proposito la ricchissima letteratura teosofica sull’argomento; si segnalano, ma è un’elencazione estremamente parziale, i libri di Artur E. Powell, “Il doppio eterico e relativi fenomeni”, “Il corpo astrale”, “Il corpo mentale”, il corpo causale”; quelli di C. Webster Leadbeater ed in particolare “Il lato nascosto delle cose”, “La vita interiore”, “L’Uomo visibile e l’uomo invisibile”, “Manuale di Teosofia” e “Chakras”;
6 Vedi nota precedente;
7 T.Q. DUMONT e E.TOWNE, “Il plesso solare porta sulla realtà spirituale”, Edoardo Bresci Editore, Torino, 1978, p.11;
8 Nella classificazione dei chakra si è tenuto conto in particolare di quanto affermato da C.W. Leadbeater nel suo volume “Chakras” (III Edizione italiana, Trieste, 1979) e, per quanto riguarda i colori, di quanto riportato da H.P.Blavatsky ne “La Dottrina Segreta”, vol.V, pag. 454 della Quinta Edizione (Adyar);
9 Georges Ivanovic Gurdjieff è una delle figure più significative, ancorché controverse, del panorama esoterico del XX secolo. Nato ad Aleksandropol il 1° gennaio 1877 (secondo il vecchio calendario russo) e morto a Parigi il 20 ottobre 1949. I suoi libri sono pubblicati in italiano e su di lui ne sono stati scritti numerosi. Apparteneva alla misteriosa Fratellanza Sarmoung ed era stato formato ad una Scuola Sufi;
10 Vedi prefazione di Bernardino del Boca all’opera citata in nota 7, pagg. 7-13;
11 A.GIRARDI, “Teosofia e Scienza, un dualismo apparente”, in “Rivista Italiana di Teosofia”, dicembre 1997, pp 10-12;
12 B. DEL BOCA, “Singapore-Milano-Kano”, Edoardo Bresci Editore,Torino, 1976, p. 274;
13 “Bhagavadgita” (Il Canto del Beato), traduzione e commento di Raphael, Edizioni Asram Vidya, Roma, 1996 pp. 72 e 73;
14 B.NARDINI “Misteri e Dottrine Segrete”, Convivio, Firenze 1988 pp.102-103;
15 idem ibidem p. 160 e seguenti;
16 C. WILSON “L’Occulto”, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma, 1975, p. 57;
17 K.TAIMNI, “Self-Culture (L’Autoculture)”, Editions Adyar, Paris, 1982, pp. 204-205;
18 H.P. BLAVATSKY “La Voce del Silenzio” , S.T.I. Editrice, Trieste pag. 67;
19 J.KRISHNAMURTI, “Diario”, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1983 p. 47.
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"Le forme molteplici della spiritualità tra presente e futuro".
VICENZA 5-8 GIUGNO 2014
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