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445. I Cavalieri guerrieri: 49 soluzioni possibili

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Le epoche che si avvicendano non la toccano, non la alterano: Essa è la Tradizione Primordiale.
La Tradizione Primordiale c’è. Non subisce cambiamenti attraverso tutto il Manvantara e possiede perpetuità ciclica.

Esiste un “Vertice”, la Tradizione Primordiale o un “Centro”, il Centro Spirituale Supremo che tira le “fila” di quegli organi deputati ad espletare un’”influenza spirituale”, sia di natura essoterica sia esoterica.
Si vuole offrire sempre la possibilità, sia all’individuale sia all’umanità generale, di ri-orientarsi al metafisico, di effettuare una reintegrazione e di ricercare lo stato originale perduto (dimenticato).
La Conoscenza spirituale, in quest’epoca di ottenebramento, non è più innata, spontanea ma occorre sperimentare un percorso che conduce alla “trasmissione” (“tradere”).

Degradazione e decadimento hanno fatto ritirare la Tradizione Primordiale, nei livelli inaccessibili all’Umanità ordinaria. Essa è divenuta prerogativa di chi si fa degno di accedervi.
La Tradizione Primordiale vive in quel Centro Spirituale Supremo chiamato in diversi modi lungo le età (Paradesha, Shambhala, ecc.).
La Tradizione Primordiale nonostante l’inaccessibilità per il mondo degli uomini ordinari ha i suoi coraggiosi emissari o rappresentanti sulla Terra.
Molte forme essoteriche l’hanno rappresentata e la rappresentano ancora simbolicamente, anche se con molte imprecisioni o errori.
Esistono luoghi di irradiazione quali forme di tradizioni secondarie non più in diretto contatto con l’inaccessibile sede del Centro Spirituale Supremo.

Le menti ottenebrate di quanti celebrano ancora il sacro, senza spirito, solo per “potere” sono lontane da ogni reale Principio metafisico.

Ciò che è realmente “eterno” (immutabile) può benissimo inserirsi in ciò che appartiene alla “durata” (nel divenire, nel tempo) e possiede un “centro” nello spazio.

In questa epoca di avanzamento delle forze ottenebranti, che non potranno comunque trionfare, il Centro Spirituale Supremo ha dato mandato a 49 Cavalieri guerrieri, emissari “qualificati” per contrastare le opere disgreganti delle Forze Involutive. Sono stati inviati in più parti riguardanti diverse regioni del mondo. Sono come Cavalieri guerrieri “senza cavallo e senza spada” ma molto “qualificati” e corredati di tutti gli elementi spirituali necessari. Ognuno di loro rappresenta una soluzione possibile. Quella che si evidenzierà sarà seguita da tutti gli altri Cavalieri. Entreranno silenziosi e in modo insospettabile nella vita del mondo: opereranno non per prendere il potere ma per ispirare ad esercitare il potere della Giustizia per riportare la Pace tra gli uomini e riaprire la possibilità del consapevole orientamento metafisico da parte degli individui che sapranno accorgersi del vero scopo della vita che è solo di natura spirituale.

L’umanità ha bisogno di riconoscere ciò che si chiama Dharma. Il Dharma come riferimento e le sue applicazioni riguardano sempre il mondo manifesto. Nell’ordine della manifestazione il Dharma è un riflesso dell’”immutabilità principiale”. Il Dharma può regolare, nel divenire, quanto non dovrebbe essere cambiamento per l’equilibrio e l’armonia di una certa stabilità relativa nella manifestazione: il Dharma è come un “asse” del mondo manifesto a cui riferirsi nel corso del cambiamento di tutte le cose. Il Dharma come “asse” non partecipa al cambiamento perché resta immobile.
Il Dharma nel suo significato di Rettitudine si conforma perfettamente all’ordine umano ma prima di tutto all’ordine cosmico (a tutti gli stati di manifestazione).
Non bisogna certamente dimenticare che il Dharma nella sua estensione a tutte le possibili applicazioni sociali si identifica con il “dovere” e non con il “diritto”: diventa Dharma dell’individuo, vale a dire quello che l’individuo “deve fare”. Non riguarda mai quello che gli altri devono fare per l’individuo. Tutti gli individui hanno ciascuno il Dharma proprio, il quale ha a che fare con quello che è giusto facciano.
Il Dharma deve far pensare alla Tradizione Primordiale e l’espressione Sanatana Dharma lo fa nel modo più pieno e più giusto.
Il Sanatana Dharma viene incarnato da un Manvantara, ovvero dalla durata della manifestazione di una umanità terrestre.

L’antico Visnu-purana descrive già le caratteristiche dell’epoca attuale (l’età oscura del Kali Yuga) come segue:
razze di schiavi diventeranno maestri del mondo;
i capi saranno di natura violenta;
i capi, anziché difendere i loro sudditi, li distruggeranno;
solo i possedimenti conferiranno rango;
il solo legame tra i sessi sarà il piacere;
la terra non sarà apprezzata che per i suoi beni minerali;
lo stile di vita sarà uniformato, all’insegna di una promiscuità generale;
colui che distribuirà più denaro dominerà gli uomini;
qualsiasi uomo crederà di essere un brahmano (autorità spirituale);
le genti proveranno il terrore della morte e la povertà le spaventerà;
le donne diventeranno semplicemente un oggetto di soddisfazione sessuale.

Essendo questa epoca l’era finale (per chi è in grado di comprenderne il senso) la missione dei 49 Cavalieri guerrieri è quella di operare, in alcuni dipartimenti del “potere” per suggerire il ritorno alla “Regola” incarnata dalla Tradizione Primordiale.

L’opera di questi 49 Cavalieri guerrieri di Giustizia e di Pace non sarà resa pubblica.
Solo i veri iniziati individueranno le loro orme nel corso della loro lunga opera.

 

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