Il tema delle 49 porte della “Teschuvah” (= conversione, ritorno a Dio) ha le sue origini in un passo del Talmud (Nedarim, 38): “Mosè era sapienza. Secondo Rab e Shmuel, furono create cinquanta porte della sapienza e tutte, salvo una, furono date a Mosè”. Perciò sta scritto: “Tu l’hai fatto poco meno degli angeli”. 49 è il numero della perfezione, della totalità in questo mondo ed è il numero 7 in potenza. 50 è dunque il numero 7+1, il numero 8, che è il numero del Messia. Ed è per questo che a Mosè furono date le 49 porte della sapienza, salvo una, quella che appartiene solo a Dio e al Messia. La tradizione ebraica, soprattutto la “Qabbalah”, ha poi sviluppato il tema delle 49 porte, applicando anche alla conversione o alla degradazione dell’uomo. Come esistono 49 porte della sapienza, così esistono 49 stadi e porte della conversione e 49 stadi e porte della degradazione. Israele in Egitto era giunto al quarantanovesimo stadio di degradazione e se avesse raggiunto il cinquantesimo stadio, neanche il Signore avrebbe più potuto tirarlo fuori, visto che sarebbe sparita dall’uomo l’ultima scintilla dell’immagine di Dio (a questo riguardo è interessante che il valore numerico della parola “haadam” = uomo, creato ad immagine di Dio, è proprio 50) senza la quale l’uomo non può cogliere la salvezza che Dio gli offre. Perciò il Signore ebbe tanta fretta di passare in mezzo all’Egitto nella notte di Pasqua.
da “Beato l’uomo che ama la Torah” di Daniel Lifschitz