Praticare o percorrere una sadhana va inteso anche come un direzionarsi verso il Tutto. Gli sforzi, in una sadhana, devono tentare di portare la coscienza dalla piccola frazione che il sadhaka crede essere la normalità al risveglio completo della coscienza. Questo, passando gradualmente per quelli chiamati “stati non ordinari di coscienza”: dal semplice jiva limitato, con un nome e una forma, all’Atman-Brahman, l’identità profonda connessa in un tutt’uno col Principio Creativo Assoluto. La sadhana deve far abbandonare i limiti costrittivi dell’ego-ahamkara e riconoscersi-ritrovare il Sé-Atman, fino all’Atman-Brahman.