Il 28 luglio 2011 un raptus di follia, scatenato dalla depressione (male oscuro dei nuovi tempi) uccide la moglie, spara alla figlia (che fortunatamente non muore) e poi si toglie la vita. Era stato licenziato dalla Fiat (Stabilimento Fiat di Termini Imerese). Problemi economici, disperazione e vergogna hanno condito l’atto della tragedia. Un furto di 55 euro a suo carico era stato sanzionato col licenziamento. Era precipitato nella vergogna. Ma quanti, di quelli che hanno concorso al licenziamento, sono ancora capaci di “vergogna”? Come spiegano “questioni” del genere gli imprenditori, i responsabili delle risorse umane, gli economisti, i politici, i sindacati, i psicologi, i sociologi, i preti, gli antropologi?
Chi si preoccupa delle risposte umane alle diverse forme di disagio della crisi globale che non trova soluzioni da anni?