Non è vero che tutte le scuole spirituali sono simili e che un “sistema” vale l’altro. Non bisogna sottovalutare il fatto che ogni scuola ha un seguito, anche di forme degenerate che bisognerebbe saper distinguere.
Non è vero che tutte le scuole spirituali sono simili e che un “sistema” vale l’altro. Non bisogna sottovalutare il fatto che ogni scuola ha un seguito, anche di forme degenerate che bisognerebbe saper distinguere.
Devoto – Swami, che cosa significa esattamente Moksa? E che cos’è Mukti?
Swami – Entrambe le parole hanno il medesimo significato. Colui che porta l’onere della mente è il Jivi, l’individuo. Quando la mente, il nome e la forma che egli produce tessendoli dalla sua stessa sostanza, vengono distrutti, allora il Jivi ottiene la Liberazione e diventa Uno con il Brahman, l’Assoluto: questo è Moksa, Liberazione. Quando il fiume Gange o il Godavari raggiungono il mare, i loro particolari nomi, forme, sapori e confini spariscono, e prendono il nome, la forma ed i confini del mare stesso.
Finché l’individuo non raggiunge lo stadio in cui la mente si dissolve, sarà gravato di nome, forma e del sapore dell’illusione, nonché del senso di ‘mio’ e ‘io’; ma quando si avvicinerà al mare, queste caratteristiche cominceranno pian piano a scomparire; quando le tre qualità o guna e le mutazioni della mente saranno distrutte, si potrà dire compiuta l’unione con Dio. Come può l’acqua del Gange che è confluita nell’Oceano essere dolce? Quando l’individuo si fonde in Dio, non avrà più i tre guna né alcuna traccia di mente. Questa unione totale è indicata col nome di Sayujyamukti”.
Sri Sathya Sai Baba
(da Dissolvere i dubbi spirituali – Mother Sai Publication)
“Dato che la dipartita dal corpo fisico non è altro che un trasferire la propria coscienza a un altro livello esistenziale, è naturale che la pratica della meditazione deve continuare anche dopo il dissolversi del corpo; ciò implica che il processo realizzativo continua anche nei piani del sottile, a meno che in vita non sia realizzata l’identità con Quello (Turya)”.
Raphael
(dai commenti al Brahmasutra di Badarayana, pag. 396 – Asram Vidya)
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